L'apicoltura italiana sta vivendo ormai da anni una situazione sempre più complessa e difficile, e per alcuni versi paradossale.

 

Una situazione dove alla riduzione delle produzioni, dovute principalmente ai cambiamenti climatici, si sommano l'aumento dei costi di gestione, dovuti alla necessità di alimentare gli alveari in molti periodi dell'anno e l’impennata dei prezzi del gasolio e dell'energia.

 

E quasi paradossalmente, nonostante la riduzione delle produzioni, sono in calo anche i prezzi di vendita del miele, trascinati verso il basso da un mercato fermo, che non richiede e non valorizza il prodotto italiano, preferendo mieli esteri più economici o altri dolcificanti.

 

Una situazione che per Unaapi, l'Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, può portare al collasso dell'intero settore dell'apicoltura da reddito, che in Italia detiene il 75% degli alveari nazionali.

 

Così in questi giorni Unaapi, insieme all'Associazione Apicoltori Professionisti Italiani Aapi ad essa associata, ha scritto una lettera aperta al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, e per conoscenza al presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, per chiedere l'istituzione di un una unità di crisi che affronti le principali problematiche del settore apistico.

 

Di seguito riportiamo il testo integrale della lettera.

 

"Oggetto: Stato di crisi del mercato del miele italiano

L'apicoltura italiana da diversi anni versa in una profonda crisi produttiva strutturale, come ampiamente documentato dai report annuali Ismea; le medie produttive ad alveare sono in calo da circa 10 anni per effetto di molteplici cause fra le quali carenza di risorse nettarifere dovuta al cambiamento climatico, collasso dell'equilibrio fra gli habitat coltivati e naturali, diffusione di nuovi e invasivi predatori e parassiti delle api, impatto sugli impollinatori dei modelli di produzione agricola intensiva.

 

Le aziende apistiche italiane che allevano le api per fini commerciali sono circa 19mila e detengono il 75% del totale patrimonio apistico italiano composto da circa 1,6 milioni di alveari. Di queste aziende circa 3mila detengono oltre la metà degli alveari italiani, rappresentando una vera eccellenza per il nostro Paese a livello mondiale, sia per gli standard qualitativi delle produzioni, sia per l'elevata professionalità degli operatori del settore.

 

Questa eccellenza italiana è inesorabilmente destinata a scomparire, se permangono le attuali condizioni produttive e di mercato, compromettendo inevitabilmente e irreparabilmente la capacità di assicurare la riproduzione a migliaia di specie coltivate e spontanee. Le aziende apistiche assicurano la sopravvivenza delle colonie di api che con la loro attività garantiscono gran parte della produzione agro alimentare del nostro Paese e del pianeta.

 

La sostenibilità economica delle aziende apistiche italiane è stata, inoltre, fortemente compromessa dall'aumento esponenziale dei costi di gestione (carburante, alimentazione di soccorso, energia) in media stimabile nell'ordine del 35% in più rispetto al periodo 2018-2020.

Il mercato

A fronte della carenza di miele italiano, notoriamente pregiato per le sue caratteristiche, e di una concomitante sensibile riduzione del potere d'acquisto di gran parte della popolazione, il mercato dal 2021 presenta una grave contrazione sia di consumo che di prezzo specialmente per il miele prodotto in Italia, con tendenza a sostituirlo con mieli meno pregiati e più economici o con dolcificanti sostitutivi.

 

Pertanto allo stato attuale siamo in presenza di un livello di richiesta del prodotto italiano ai minimi storici, con prezzi proposti ai produttori, per le poche transazioni confermate, ormai divenuti insostenibili, spesso persino inferiori alla soglia sotto la quale l'azienda non riesce a remunerare il costo di produzione, che per le partite di millefiori, di produzione non certificata bio, si stima essere quantomeno di 5,50 euro al chilo.

 

Tale crisi mercato coinvolge tutti i protagonisti della filiera con rilevanti danni economici anche nei confronti di affermate aziende di commercializzazione, con stock di miele italiano giacenti nei magazzini, che si deprezzano costantemente.

 

A fronte di questa situazione drammatica urge un intervento coordinato di tutti gli attori della filiera, finalizzato a rivitalizzare il mercato e ad aumentare i consumi del prodotto del miele Italiano non solo sul mercato nazionale ma anche su quello dell'Unione Europea ed extra Ue.

Le proposte

Chiediamo pertanto la costituzione ed il coordinamento da parte del Ministero di un'unità di crisi per il settore apistico che coinvolga le realtà produttive, commerciali e della distribuzione della filiera del miele con lo scopo di mettere in campo tutte le azioni possibili per una migliore promozione del consumo di miele attraverso:

  • la valorizzazione e identificazione delle eccellenze organolettiche e nutrizionali del miele proposto al consumatore nonché delle ricadute positive sul territorio del suo processo produttivo;
  • accordi fra i soggetti della filiera del miele e la distribuzione commerciale organizzata volti, da un lato, a non derogare sugli aspetti etici e di sostenibilità riposizionando il prodotto a un prezzo giusto e remunerativo per tutti gli attori della filiera e, dall'altro, all'implementazione di attività di promozione che ne migliorino l'identificazione nel veloce processo di acquisto del consumatore e di conseguenza motivino il differenziale di prezzo tra il miele nazionale e quello di importazione;
  • la progettazione nel medio termine di un sistema superiore di qualità nazionale (Sqn) che punti a costruire un marchio identitario per i mieli nazionali di eccellenza basato su parametri qualitativi oggettivi e misurabili;
  • interventi di sostegno alla produzione finalizzati a contenere l'aumento smisurato dei costi di produzione, tali da garantire maggior competitività alle aziende e contestualmente assicurarne la sopravvivenza.

Firenze 14/09/2023".