Va precisato che il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, riconosce la situazione di difficoltà, ma non parla di crisi. “Non abbiamo nulla di simile alla situazione del 2009”, ha detto nei giorni scorsi in una conferenza stampa a Bruxelles.
Martedì prossimo, inoltre, la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo terrà una riunione straordinaria, alla presenza di Hogan. “Al commissario europeo – ha annunciato l’europarlamentare Paolo De Castro - presenteremo le richieste delle organizzazioni agricole che lunedì (oggi 7 settembre, ndR) si recheranno a Bruxelles”, per protestare contro la volatilità dei prezzi.
“Gli agricoltori europei - ha affermato De Castro - si trovano ad affrontare una volatilità dei prezzi intollerabile, e per questo ci uniamo alla loro richiesta di avere proposte serie per affrontarla”.
Per l’ex ministro del governo Prodi, “il mondo diventa più fragile ogni giorno che passa e abbiamo il dovere di salvaguardare la nostra produzione alimentare. Non si tratta di un problema a breve termine e noi parlamentari, in quanto decisori, abbiamo la grande responsabilità di mettere in atto misure a lungo termine, prevedendone gli effetti”.
Intanto, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, nei giorni scorsi ha incontrato a Madrid i colleghi ministri di Spagna, Francia e Portogallo, per individuare una posizione comune in vista del summit di lunedì prossimo. I quattro ministri si ritroveranno, ha fatto sapere Martina, il prossimo 24 ottobre in Italia.
Le proposte emerse, in particolare, sono sei e saranno presentate al Consiglio europeo straordinario. Eccole: il miglioramento dei sistemi di tracciabilità ed etichettatura dell'origine del latte; lo stoccaggio privato dei formaggi e delle carni, che è stato utile lo scorso anno come azione di contrasto all'embargo russo; una misura straordinaria e limitata nel tempo di aumento del prezzo di intervento per il latte in polvere; una campagna di promozione straordinaria sul latte e le carni suine sul mercato europeo e sui Paesi terzi per il rilancio dei consumi e il sostegno alle esportazioni. Le misure di promozione dovranno prevedere procedure flessibili e semplificate; la creazione di un Gruppo di alto livello europeo per analisi costante del mercato del latte europeo dopo la fine del regime delle quote; lo sviluppo di piattaforme logistiche nei Paesi terzi, con un finanziamento ad hoc dalla Banca europea degli investimenti.
Per il ministro Martina è necessario “rivedere profondamente gli strumenti a disposizione degli Stati nella gestione delle crisi di mercato. Oggi non abbiamo mezzi all’altezza dell’esigenza delle nostre imprese e rischiamo di poter intervenire troppo tardi”.
Lo scenario internazionale
A livello mondiale - guardando i dati di Clal, portale di riferimento internazionale per il settore lattiero caseario - pesano sull’Europa la crisi russa e il rallentamento delle importazioni cinesi. Il Paese del Dragone si ritrova con i magazzini pieni (si parla di 200-400mila tonnellate di polvere di latte stoccata) e ha sospeso temporaneamente le importazioni di polvere di latte (nei primi sette mesi del 2015 si è assistito a un vero e proprio sboom del 60,9% dell’import di WMP), preferendo posizionare le preferenze di una popolazione che mediamente ha visto crescere il proprio potere di acquisto su prodotti finiti: latte per l’infanzia, latte confezionato, formaggi.
Questo nuovo trend, inaugurato nei mesi scorsi, durerà? O la svalutazione dello yuan che ha progressivamente bruciato miliardi di dollari per il crollo delle borse cinesi avrà ripercussioni negative sulle importazioni lattiero casearie?
Impressionante la frenata russa. Nel periodo gennaio-giugno di quest’anno le importazioni di Mosca sono diminuite in volume del 37,9% rispetto all’anno precedente (da 479.777 tonnellate del primo semestre 2014 a 298.175 tonnellate) e del 60,3% in valore (da 1,8 miliardi di dollari a 720 milioni).
Focalizzando l’attenzione sulla polvere di latte intero, il periodo gennaio-luglio 2015 ha visto una forte crescita del Medio Oriente e Nord Africa come aree di importazione e ne è la prova l’accresciuto interesse della grande cooperativa neozelandese a queste zone. Gli scambi mondiali non sono diminuiti, nel loro complesso. Quello che è però calato è il valore economico dei volumi commercializzati. I magazzini della Nuova Zelanda, uno dei principali paesi esportatori a livello mondiale, non stanno infatti aumentando. Tuttavia, il ricavo dalle esportazioni è passato da 60 dollari per 100 kg a circa 32 dollari per ogni 100 kg di latte intero.
Di riflesso, il mondo paga meno il latte agli allevatori. Henry Corbally, il presidente di Glanbia Ingredients Ltd nei giorni scorsi ha dichiarato: “Stiamo pagando il latte al meglio delle nostre possibilità, alla luce dell’attuale situazione di mercato e, negli ultimi sei mesi, Glanbia Ingredients ha registrato una crescita molto incoraggiante, dell’11%, che potrebbe proseguire anche in futuro”. Eppure, l’azienda irlandese ha ridotto i pagamenti del prezzo del latte di un centesimo al litro lo scorso luglio, scendendo a 25 eurocent (Iva inclusa).