Apparentemente sotto controllo la situazione fitosanitaria dell'uva da vino, ma grande preoccupazione per il prossimo futuro.
Il particolare andamento climatico delle ultime due annate ha favorito uno sviluppo epidemiologico un po' in controtendenza rispetto alle due annate precedenti.
Differenti sono state le condizioni tra l'area occidentale della Pianura padana con quella orientale, ma sostanzialmente si è tornati a primavere piovose con un numero molto alto di giorni con precipitazioni. Le infezioni di peronospora sono state anticipate, specie nel 2018, e frequenti. Le strategie di difesa sono state messe a dura prova, ma hanno complessivamente ben tenuto nonostante siano stati confermati cali di efficacia di alcuni prodotti fitosanitari e si siano dovuti registrare danni importanti quando la scelta dei prodotti fitosanitari da impiegare non è stata fatta adeguatamente.
Sostanzialmente nella norma la difesa da oidio e botrite, mentre da evidenziare la presenza del black rot e del marciume acido e la crescente diffusione del mal dell'esca. In particolare, per quel che riguarda il mal dell'esca è stata evidenziata la disponibilità di soluzioni fitosanitarie che possono ridurne la diffusione, ma allo stesso tempo alcuni risultati sperimentali presentati hanno evidenziato come sia necessario iniziare l'applicazione degli interventi fin dai primi anni di impianto, prevenendo un precoce insediamento del sistema esca nel vigneto.
Nel corso del dibattito, dedicato alle relazioni sulle patologie del vigneto, è stato ripreso il tema del posizionamento dei trattamenti contro la botrite, che già era stato discusso negli incontri sulla vite di Pescara e sulla vite da tavola di Bari. Vittorio Rossi ha evidenziato che studi specifici di meta analisi, condotti su quanto pubblicato negli ultimi anni su questa tematica, hanno evidenziato che probabilmente il posizionamento dei trattamenti in fine fioritura sarebbe da preferirsi ai trattamenti in pre-chiusura grappolo. In ogni caso i due trattamenti andrebbero considerati in alternativa fra loro, mentre sarebbe da escludere l'opportunità di trattare per la difesa dalla botrite sia in fine fioritura che in pre-chiusura grappolo.
Tra i fitofagi non si sono, al momento, evidenziate particolari criticità. In crescita il Planococcus ficus, specie nel 2018, mentre nel 2019 strategie di difesa più attente e tempestive e l'impiego di soluzioni a basso impatto, con l'utilizzo della confusione sessuale e il lancio di Anagyrus pseudococci, hanno sostanzialmente ben controllato l'avversità. Segnalata una certa ripresa, in vari contesti ambientali, del fillominatore Antispila oenophyll. In tutte le regioni rilevata la presenza dell'Halyomorpha halys che comunque sulla vite non ha manifestato problemi sulle produzioni, sia da un punto di vista qualitativo che qualitativo. Seguita con attenzione anche la Drosophila suzukii, specie in Trentino e in Alto Adige, dove ha creato problemi di un certo rilievo solo su alcune varietà (Schiava). Confermata anche negli ultimi due anni una diffusa recrudescenza della fillossera.
Il 2019 ha peraltro evidenziato due criticità emergenti, particolarmente preoccupanti e che dovranno essere seguite con grande attenzione nei prossimi anni:
- in molte regioni è stata segnalata in aumento la presenza dello scafoideo che, a causa del cambiamento climatico, sembra confermare un cambiamento comportamentale prolungando la presenza nei vigneti anche nel periodo autunnale; tale presenza espone maggiormente i vigneti alla diffusione della flavescenza e di conseguenza sarà probabilmente necessario rivedere complessivamente la strategia di difesa;
- devastanti gli effetti della Popillia japonica sulla vite nelle zone nelle quali si sta progressivamente diffondendo; questo pericoloso fitofago alieno, introdotto negli ultimi anni nella Valle del Ticino, tra la Lombardia e il Piemonte, si era sino ad ora diffuso in modo preoccupante in prati irrigui, ma ora ha dimostrato che gli adulti possono rapidamente distruggere l'intera parte verde dell'apparato aereo delle viti; occorre quindi capire in che modo il fitofago si possa ambientare nelle zone vitate.
Nel corso del dibattito si è evidenziata la necessità di approfondire, nel corso di specifici incontri, queste ultime due problematiche che potrebbero seriamente condizionare la coltivazione della vite nei prossimi anni.
Le relazioni dell'incontro e le conclusioni saranno disponibili in questi giorni sui siti dell'Aipp e delle Giornate fitopatologiche, mentre una sintesi delle relazioni verrà presentata alle prossime Giornate fitopatologiche che si terranno tra il 3 e il 6 marzo a San Lazzaro (Bologna).