Com’è tradizione, l’ultimo sabato di luglio il Cra - Istituto sperimentale per la frutticoltura di Roma, ha organizzato la Mostra pomologica di Roma, molto attesa dagli addetti ai lavori.
II professor Carlo Fideghelli, direttore dell’Istituto, ha introdotto la manifestazione richiamando l’attenzione dei molti presenti “sull’inizio promettente per il mercato, inficiato poi dai cambiamenti climatici che hanno creato notevoli problemi.
Tra le molte novità che sono state portate in mostra, un nota particolare meritano le “pesche platicarpe” che in Italia stanno esercitando un interesse crescente e stanno conquistando ampie fette di mercato, cosa che ha consentito loto di passare da prodotti di nicchia a vero e proprio “fenomeno di massa”.
Questa crescita è stata particolarmente sentita in Spagna (massima area di produzione nella regione Murcia) dove il frutto è stato apprezzato da agricoltori e consumatori grazie alle sue elevate caratteristiche organolettiche che si mantengono costanti tra le diverse tipologie varietali, nel tempo e nello spazio.

Albicocco
Rossano Massai, Dipartimento di coltivazione e Difesa Specie legnose dell’Università di Pisa, ha illustrastrato la specie frutticola mettendone in evidenza il “discreto andamento climatico del 2006” che ha permesso livelli produttivi e di commercializzazione in linea con le previsioni, confermando l’ottimo momento per questa coltura, sempre più richiesta dal mercato. Di contro ha però sottolineato come “l’andamento climatico del 2007 non sia stato particolarmente favorevole”, sottolineando la scarsa adattabilità delle cultivar alla diverse condizioni pedo-climatiche e alle variazioni stagionali.
Le principali caratteristiche che devono presentare i frutti e le piante di nuova concezione:
• Elevato sovraccolore rosso intenso ben esteso su tutta la superficie (legato alle condizioni ambientali e all’excursus termico giorno-notte);
• Piante autofertili;
• Colore di fondo arancio;
• Elevate caratteristiche organolettiche che permettono di fidelizzare il consumatore ed il cliente.

Peschicoltura meridionale
“Rappresenta – dice il professor Tiziano Caruso, direttore del Dipartimento di Coltivazioni arboree dell’Università di Palermo – una realtà complicata e dalle molteplici e spesso contradditore sfaccettature. La coltura ha origini molto lontane, come in alcuni comprensori della Campania e della Sicilia, presentando aspetti ‘storici’ con un patrimonio di cultivar, esperienze e forma di coltivazione unico nel suo genere”.
Questo tipo di peschicoltura ha rappresentato il nerbo di tutto il sistema meridionale finché non sono arrivati i grandi mercati, un vero e proprio patrimonio “da tutelare e da salvare – prosegue Caruso - sia per gli aspetti produttivi che per gli aspetti qualitativi e per quelli legati all’immagine”.
Le leggi di mercato e la richiesta del consumatore, a metà tra la riscoperta di vecchie cultivar dal sapore “antico” e la necessità di standardizzare il prodotto avanzata dalla grande distribuzione, trovano in Meridione un ambiente di coltivazione ideale per la presenza naturale delle due forme di frutticoltura che possono coesistere senza ostacolarsi a vicenda. L’aumento delle superfici trova origine nelle condizioni pedoclimatiche favorevoli, nella nuova ed attiva imprenditoria, nell’esigenza di bilanciare i buchi di produzione del Nord e di allargare la filiera del pesco utilizzando tutte le diverse zone produttive.
La Sicilia è la seconda Regione per importanza e rappresenta una “novità nella tradizione” per la presenza di nuovi impianti e per le cultivar tradizionali.
Il germoplasma siciliano era caratterizzato fino a qualche tempo fa dal periodo tardivo, ma in alcune aree il periodo precoce rappresenta un’alternativa valida ed importante.
Si va verso l’aumento degli impianti in alcune aree, come ad esempio nelle zone di Riesi, Delia, Canicattì e Siracusa. Nella prima sembra addirittura che il classico paesaggio agrario dominato dall’uva da tavola sta cambiando verso le pesche tardive e medio-tardive.
Le pesche a basso fabbisogno in freddo, tuttora presenti nelle zone di Ragusa e Siracusa, hanno la reale possibilità di sviluppo solo in abito territoriale ristretto che ne esalti le intrinseche peculiarità.
Si propongono ancora oggi al consumatore una lunga serie di cultivar locali che abbracciano tutto il calendario di maturazione, dalla tarda primavera all’autunno. La tipologia del frutto è varia e le principali caratteristiche sono rappresentate dal sapore aroma intenso, forma rotondeggiante e pezzatura elevata. Tra le più rinomate si ricordano in territorio siciliano la Tardiva di Leofonte (forma e colore tradizionali, scarso sopraccolore, polpa gialla soda, profumata e di ottimo sapore) a maturazione molto tardiva (fine ottobre), la nettarina “Sbergia” a polpa bianca e maturazione da fine luglio a metà agosto, pesca bianca “Montagnola” che matura da settembre a tutto ottobre e i diversi ecotipi di tipo platicarpe dette “Tabacchiere”.

Si vuole dare risalto anche al percoco che nel bacino meridionale è sicuramente un frutto tipico e molto presente. Il suo calendario di maturazione è spostato verso l’epoca medio-tardiva e tardiva ed accanto alle cultivar di più ampia adattabilità e diffusione ci sono tante altre varietà tipiche dei diversi areali di coltivazione. Nonostante la standardizzazione dei mercati le superficie destinate a percoco non diminuiscono dimostrando un attaccamento del consumatore verso questo prodotto che con adeguate politiche commerciali potrebbe aumentare notevolmente.

Pesco e miglioramento genetico
Il Cra – Isf e, in modo particolare, la Sezione di Pomologia e Miglioramento genetico diretta da Antonino Nicotra sono da sempre impegnati in un’intensa attività di miglioramento genetico che negli ultimi anni si è concentrata molto sulla qualità organolettica in modo tale che i frutti possano avere sapori e gusti appetibili ed interessanti.
All’interno di questo concetto si pongono molto bene la serie delle pesche platicarpe Ufo che copre un calendario di maturazione che va da -44 a +60 giorni da Redhaven, le nettarine piatte della serie Platinet, la serie delle Ghiaccio (caratterizzate da mancanza di etilene che permettono ai frutti di restare sulla pianta senza oltrepassare il punto di maturazione fino a 30 giorni) e la serie Kalos. A queste presto si aggiungerà una nuova serie di pesche caratterizzate da polpa gialla o bianca ma con la presenza di “sanguignità”, sapore leggermente acido ed aromatico, polpa succosa e croccante.
Al termine della mostra è stata presentata una nuova varietà di pesco ottenuta dalla Sezione di Caserta dell’Istituto sperimentale per la frutticoltura. Si chiama Sagittaria ed è caratterizzata da albero standard, portamento tendenzialmente aperto, media vigoria, produzione elevata e costante e con maturazione precocissima. Il frutto appare di pezzatura elevata, forma rotonda, simmetrica, apice arrotondato, linea di sutura superficiale, buccia con scarsa tomentosità, aderente, colore di fondo giallo e sovraccolore rosso intenso esteso per la totalità della superficie. La polpa è di colore giallo con alcune leggere venature rosse nella polpa, consistente e ottimo sapore. Assenza di scatolato ed elevata tenuta in pianta.

A cura di Lorenzo Cricca

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