La crisi dell’agricoltura e del settore cerealicolo in particolare rappresentano un enorme rischio per la sopravvivenza del comparto agromeccanico. E' quanto emerso da un incontro organizzato da Unima e dall’Aema di Pisa per rispondere ad un gruppo di associati preoccupati per la scarsa propensione ad iniziare le semine autunnali manifestata dagli agricoltori.
 
La situazione di crisi generale si fa particolarmente grave nel settore cerealicolo, dove il crollo dei prezzi del grano (che ha toccato il prezzo di decenni or sono)  sta mettendo a rischio il futuro di numerose aziende.
"Sentiamo parlare di stagnazione del mercato – sostiene Licia Gambini, direttore dell’ AEMA di Pisa - ma poi vediamo importare da paesi al di fuori dell’Ue cereali a prezzi ridicoli per la totale mancanza di controlli e vincoli ai quali siamo sottoposti noi. Schiacciati tra il costante aumento dei costi delle materie prime e i prezzi irrisori ai quali sono costretti a vendere i propri prodotti, gli agricoltori italiani rappresentano l’anello debole della filiera di tutti i prodotti che arrivano sui mercati nazionali, dove i prezzi da oreficeria imposti al consumatore finale testimoniano, dal campo al banco, una emorragia di valore legata a un sistema malato e insostenibile".

"Qualora non si corra immediatamente ai ripari - continua la Gambini - per il comparto agromeccanico questo si tradurrà in una ulteriore perdita di superfici coltivate, forse la più consistente degli ultimi anni".
 
"Molte delle soluzioni proposte dalle associazioni di categoria si sono dimostrate, quando non completamente inefficaci, solo palliativi - spiega il presidente di Unima, Aproniano Tassinari –. La crisi non può essere vinta con iniziative come i Farmer’s Market o continuando a promuovere, spesso solo a parole, agroenergie, biomasse, fotovoltaico. Si continua a parlare di etichetta di origine e si trascura di supportarla con un serio controllo di qualità; lo scorso 7 settembre c'è stata una riunione dei ministri agricoli per chiedere interventi a sostegno del comparto cerealicolo. Una richiesta che ha incontrato il rifiuto della Ue che si è limitata solo a introdurre un mini-dazio sul grano duro di bassa qualità. Quello che serve è un deciso intervento del mondo politico che è mancato in questi anni, durante i quali l’agricoltura è stata utilizzata a livello europeo come merce di scambio politico ed economico anche e soprattutto grazie alla debolezza che gli deriva da decenni di lotte intestine".
 
"Il mondo agricolo è il salvadanaio delle banche - prosegue Tassinari - quando finiranno i risparmi degli agricoltori, l'intero sistema si renderà conto di cosa avrà perduto. Serve una mobilitazione generale, non uno sciopero o una serrata, ma la nascita di un movimento dal basso che accomuni tutti gli attori del settore primario".