Lo scorso luglio la Commissione Europea ha avanzato una proposta di legge per regolare le Tea, le Tecniche di Evoluzione Assistita (in inglese Ngt, New Genomic Technique). Tecniche di miglioramento genetico che nulla hanno a che vedere con gli Ogm transgenici e che hanno le potenzialità per rendere l'agricoltura più efficiente, produttiva e sostenibile.
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Mentre a Bruxelles Commissione, Consiglio e Parlamento Ue discutono del nuovo regolamento, gli stakeholder del settore si sono ritrovati a Roma, lo scorso 6 dicembre, per un evento organizzato da Assosementi dal titolo "Tecniche di Evoluzione Assistita: nodi e opportunità per il rafforzamento dell'autonomia alimentare".
Non chiamateli "nuovi Ogm"
A fare il punto su cosa sono le Tea ci ha pensato Luigi Cattivelli, direttore del Centro di Genomica e Bioinformatica del Crea, che ha spiegato come sotto questo acronimo siano raccolte diverse tecnologie, tra cui la cisgenesi e il genome editing. La prima permette il passaggio di geni tra due specie sessualmente compatibili e ricalca quindi meccanismi che avvengono in natura con la riproduzione sessuata.
Il genome editing si basa sul meccanismo Crispr/Cas9 (che è valso il Premio Nobel a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna) e permette invece di apportare modifiche puntuali al genoma di una pianta. In questo modo si può mantenere l'identità di una varietà, rendendola però migliore sotto diversi punti di vista.
Come sottolineato da Cattivelli, pensare di fare agricoltura in futuro con le varietà che abbiamo oggi non ha senso e sarebbe un fallimento.
Serve andare avanti e le Tea sono lo strumento giusto, in quanto permettono di:
- Rendere le varietà oggi coltivate resilienti ai cambiamenti climatici.
- Rendere le piante resistenti ad insetti e patogeni, permettendo quindi una diminuzione dell'uso di agrofarmaci.
- Sviluppare nuovi prodotti, come il frumento senza glutine o con basso tenore di asparagina. O ancora frutta e verdura ricche di antiossidanti.
- Migliorare l'efficienza fotosintetica e l'utilizzo delle risorse, consentendo di produrre di più con meno.
Come sottolineato anche da Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi, le Tea non sono i "nuovi Ogm" e chi associa questi due mondi non fa un servizio al Paese, poiché le Tea sono una risorsa importante per rendere il settore agroalimentare italiano più competitivo e sostenibile. E non a caso l'Unione Europea ha concordato sulla necessità di varare una legislazione ad hoc per questi nuovi prodotti, distinguendoli nettamente dagli Ogm.
Tea e legislazione (italiana ed europea): dove siamo?
Come detto, il 4 luglio 2023 la Commissione Ue ha avanzato una proposta di regolamento che è ora al vaglio del Parlamento Ue e del Consiglio (che riunisce i ministri competenti dei ventisette Stati dell'Unione).
Secondo Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, in Europa i sostenitori delle Tea sono la maggioranza e la presidenza di turno spagnola ha avanzato una proposta di compromesso che potrebbe essere vincente. Ma i tempi sono strettissimi, perché il prossimo anno si vota per il rinnovo del Parlamento Ue, quindi o il testo passerà a Strasburgo in febbraio (con tempi record), oppure bisognerà aspettare il 2025.
Sul fronte legislativo si gioca anche una partita in Italia. Poiché fino allo scorso maggio la sperimentazione in campo di piante ottenute grazie alla Tea era vietata, in quanto ancora assoggettata alla vecchia legislazione sugli Ogm. Poi, grazie ad una proposta di legge avanzata, tra gli altri, da Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura e Industria al Senato, è stato approvato un articolo, all'interno del Decreto Siccità, che consente la sperimentazione anche al di fuori dei laboratori.
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Questo passaggio è fondamentale perché, quando saranno completati tutti gli step burocratici, permetterà ai centri di ricerca di testare le nuove varietà in campo e di arrivare quindi preparati al momento in cui ci sarà un nuovo quadro normativo europeo.
Anche perché la sfida è economica e geopolitica e bisogna fare presto, visto che oggi Paesi come la Cina e gli Usa (ma anche la Gran Bretagna e la Germania) stanno investendo ingenti capitali per sviluppare le varietà del futuro.
Tea, una questione di ricerca e di finanziamenti
L'Italia ha varato nel 2017, su iniziativa del Ministero dell'Agricoltura, il progetto Biotech, affidandolo al Crea, con lo stanziamento di 5,8 milioni di euro. Si tratta del più importante finanziamento in questo campo in Italia (la Germania sta investendo oltre 50 milioni) che ha permesso ai nostri ricercatori di portare avanti la sperimentazione nei laboratori e nelle serre.
Ora naturalmente bisogna andare oltre. Come sottolineato da Mario Pezzotti, commissario straordinario del Crea, occorre stanziare nuove risorse e procedere speditamente con le prove in campo. Mentre Silvio Salvi, presidente di Siga, la Società Italiana di Genetica Agraria, ha voluto sottolineare la necessità di investire nella ricerca di base, poiché solo conoscendo la funzione dei geni all'interno delle piante è poi possibile modificarli per migliorare le colture.
Dunque, stanziare nuove risorse, investire nella ricerca, fare sistema e comunicare al cittadino i benefici che le Tea possono apportare. Quattro punti che hanno visto tutti i relatori d'accordo e sulla scorta dei quali Tassinari ha proposto la firma di un Manifesto per la promozione delle Tea.
Un documento che ha alcuni capisaldi, tra cui:
- istituire un tavolo permanente di lavoro tra tutti gli stakeholder del settore,
- avviare una campagna istituzionale di comunicazione per evitare che i detrattori facciano passare il concetto che le Tea sono i "nuovi Ogm",
- istituire una Rete di ricerca pubblico privata per far avanzare la ricerca,
- finanziare adeguatamente la ricerca tramite l'istituzione di un fondo ad hoc.
La parola agli agricoltori: tutti a favore
Sul palco dell'evento organizzato da Assosementi sono saliti anche i rappresentanti delle principali associazioni di categoria: Alessandro Polito di Coldiretti, Nicola Gherardi, membro della Giunta nazionale di Confagricoltura, Gianmichele Passarini, vicepresidente di Cia - Agricoltori Italiani, e Tommaso Battista, presidente di Copagri.
Polito ha sottolineato come sia necessario spiegare agli agricoltori le potenzialità delle Tea e ai consumatori i vantaggi che queste possono apportare. Coldiretti aveva inizialmente preso posizioni caute sulle Tea, ma si è poi schierata fermamente a favore (mentre è oggi fortemente contraria all'agricoltura cellulare).
Gherardi si è concentrato sulla possibilità che le nuove varietà ottenute con le Tea riescano a mettere gli agricoltori nelle condizioni di gestire gli effetti dei cambiamenti climatici, che nel solo 2022 hanno causato oltre 6 miliardi di euro di danni. Mentre Passarini ha lanciato il messaggio che le Tea, insieme alle buone pratiche agronomiche e ad un approccio 4.0 al campo, possono portare ad un rilancio delle filiere (come quella del mais, indispensabile per tante Dop), nonché ad un rallentamento dello spopolamento delle campagne.
Infine Battista si è detto ansioso di vedere e toccare con mano le nuove varietà ottenute con le Tea, in quanto tutti i settori produttivi oggi devono affrontare numerose sfide, come ad esempio è accaduto quest'anno con la peronospora in viticoltura. E offrire agli agricoltori dei nuovi strumenti, efficaci e sostenibili, è quanto mai essenziale.