Con il Decreto Legge Asset il Governo ha dato una prima, ma piccola risposta al settore viticolo, uva da vino e uva da tavola, colpito dalla peronospora, stanziando nel Consiglio dei Ministri del 7 agosto scorso un milione di euro, che andrà ad Ismea per supportare le imprese agricole danneggiate con un contributo in conto interessi a fronte di finanziamenti bancari fino a sessanta mesi, sostenuti per condurre l'attività.
Una goccia nel mare, a fronte anche di una vendemmia che per l'uva da vino in Italia avrà sicuramente il segno meno dal 14 al 50% rispetto allo scorso anno, con pesantissimi danni, in larga parte dovuti proprio all'eccesso di umidità delle piogge di maggio e giugno scorsi.
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Cia, perdite tra il 30 ed il 40%
"Di fatto, lo stanziamento di 1 milione di euro è quota irrisoria per affrontare da Nord a Sud Italia un problema che, stando all'instabilità climatica e alla rilevanza del comparto a livello mondiale, è già emergenza". Così Cia - Agricoltori Italiani a commento della misura urgente per le produzioni viticole, varata il 7 agosto scorso dal Consiglio dei Ministri.
Per Cia, che comunque riconosce nell'azione dell'esecutivo l'effetto delle sue sollecitazioni, sarà infatti necessario un rifinanziamento importante del Fondo di Solidarietà Nazionale, utile a mettere in sicurezza il reddito delle imprese viticole.
La vigna italiana è sotto l'attacco della malattia fungina della vite. "La prossima vendemmia - segnala Cia - è compromessa in regioni strategiche per la produzione nazionale di vino, come Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania; in difficoltà tra Umbria e Toscana, danneggiata lungo la dorsale adriatica tra Marche, Abruzzo e Molise. A macchia di leopardo si stimano perdite tra il 30 e il 40%. A soffrire anche la Puglia e la Sicilia dell'uva da tavola, che portano il Paese tra i primi produttori europei, ma stanno già contando danni oltre il 40% della produzione e a seconda del sistema coltura utilizzato".
"Si dovrà subito tornare a lavorare per trovare risorse necessarie a risarcire le aziende - dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -, ma anche accelerare il processo di ricerca, innovazione e sperimentazione in campo, per aiutare il settore nelle lotta alle calamità naturali che sono anche rappresentate, se serve ancora sottolinearlo, dagli attacchi di parassiti vegetali e animali".
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Coldiretti, il 14% di grappoli in meno
In una stagione complessa dal punto di vista meteo la vendemmia 2023 inizia pagando un pesante dazio agli effetti dei cambiamenti climatici che, fra maltempo e ondate di calore, hanno danneggiato i vigneti con la produzione nazionale stimata in calo di circa il 14%. È quanto emerge dallo studio effettuato da Coldiretti sulle previsioni per la vendemmia 2023.
La produzione vinicola italiana 2023-2024 - sottolinea Coldiretti - dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell'ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. In Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi - specifica Coldiretti - molto dipende dall'evoluzione delle temperature e delle precipitazioni nelle prossime settimane e dall'impatto dei cambiamenti climatici, con i viticoltori che devono stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina.
Per quanto riguarda l'Emilia Romagna, nel versante emiliano, nonostante le grandinate, la produzione resiste seguendo l'intera dorsale che da Modena, Piacenza e Parma si spinge fino all'Oltrepò Pavese e all'astigiano. Diversa la situazione - fa sapere Coldiretti Emilia Romagna - per quanto riguarda i vigneti della Romagna, colpita dall'alluvione di maggio: la zona maggiormente interessata è quella della pianura ravennate e forlivese e in parte il bolognese, dove si stima un danno complessivo del 35% su una superficie di circa 2.500 ettari. In questa area sono interessati principalmente i vigneti di Trebbiano e Sangiovese.
Danni anche su alcune centinaia di ettari della collina romagnola e imolese, con problemi di piogge torrenziali e frane, con un danno del 25-30% sui vigneti di Albana, Sangiovese e Chardonnay, Do Romagna. Preoccupa - continua Coldiretti Emilia Romagna - soprattutto la situazione delle aziende biologiche della zona, con perdite di prodotto che arrivano anche al 50%.
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Confagricoltura, raccolto uve dal 20 al 50% in meno
Dopo anni di vendemmie anticipate, il 2023 ristabilisce l'equilibrio dei tempi di raccolta, in alcuni casi anche in ritardo, ma lascia il segno sulla quantità, in quasi tutta Italia in diminuzione dal 20 al 50%. L'andamento climatico ha inciso profondamente sulla maturazione delle uve e sui volumi prodotti, sia per le gelate primaverili e le pesanti grandinate estive principalmente al Nord, sia per la peronospora, che è ricomparsa con virulenza, soprattutto al Centro Sud, a causa dell'umidità persistente.
È quanto è emerso nell'ultima riunione della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, a cui hanno partecipato i presidenti delle sezioni regionali par fare il punto della situazione prima dell'inizio della vendemmia.
Il calo si evidenzia in molte regioni: parte del Piemonte, Friuli Venezia Giulia, in parte della Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. In controtendenza Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, dove oggi si valuta circa il 5% in più dei quantitativi rispetto al 2022.
"In un contesto così complesso - afferma il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci -, i viticoltori italiani hanno fatto tutto il possibile, ma sono stati messi a dura prova per contrastare le fitopatie acuite dal clima bizzarro. Per chi fa viticoltura biologica, in alcune zone si prospetta addirittura una vendemmia più che dimezzata in termini di quantità. Le prossime settimane saranno decisive per valorizzare al meglio la produzione".
A favorire la diffusione della peronospora sono state le abbondanti piogge di tarda primavera e inizio estate. L'Italia non è la sola ad affrontare questo problema: anche i viticoltori francesi sono alle prese con la malattia che attacca in particolare le varietà più sensibili. "Molte lavorazioni - aggiunge Castellucci - non hanno potuto essere effettuate perché le condizioni climatiche hanno impedito l'accesso ai terreni".
L'emergenza peronospora si inquadra nella problematica sempre più ampia e grave legate alle fitopatie nel settore agricolo, per il quale Confagricoltura chiede la predisposizione di un Piano Straordinario di Azione per la Lotta alla Diffusione delle Fitopatie che analizzi, sviluppi e sostenga specifiche misure che portino a potenziare e rendere più efficace la strategia nazionale di monitoraggio e contrasto delle malattie.
Secondo il presidente di della Sezione Vitivinicola di Confagricoltura, inoltre, "Chi è riuscito a trattare i vigneti ha dovuto affrontare ulteriori costi per salvare il raccolto. Costi almeno raddoppiati, in alcuni casi triplicati rispetto ad annate ordinarie, per la lotta fitosanitaria (carburanti, personale, antiparassitari), i trattamenti necessariamente ripetuti e il gasolio, che incidono notevolmente sul conto economico finale e pesano sui bilanci delle aziende, già ridotti per la flessione dei consumi conseguente all'aumento dell'inflazione".
"La crescita del prezzo delle uve attesa in alcuni areali - aggiunge Castellucci - non sarà mai tale da compensare l'incremento dei costi sostenuto. A queste problematiche si aggiunge la continua presenza dei cinghiali che non risparmia le vigne di tutta Italia".