Ma questa volta rischia di scoppiare una vera e propria rivolta contadina in provincia di Taranto. Qui, infatti, non arriva più l'acqua del fiume Bradano, derivata dalla diga di San Giuliano in provincia di Matera, opera simbolo della ricostruzione postbellica, finanziata coi fondi del Piano Marshall. Forse proprio perché il Consorzio di bonifica di Stornara e Tara ha qualche arretrato da pagare a Regione Basilicata in conto compensazioni ambientali, cosa vera sicuramente almeno fino a giugno scorso. Forse per un mero problema di gestione. Fatto sta che nelle campagne del tarantino l'acqua del Bradano quest'anno non è arrivata.
La diga di San Giuliano, una risorsa esclusivamente irrigua
Compresa nei territori comunali di Grottole, Matera e Miglionico, la diga di San Giuliano – che è nella gestione tecnica dell'Ente per l'irrigazione della Puglia, Lucania ed Irpinia, sorge ad una quota di fondo alveo a 67 metri sul livello del mare, dove il fiume Bradano si restringe bruscamente in una gola rocciosa incisa nelle formazioni calcaree. La diga è alta 79 metri sul punto più depresso e 44 metri sul piano medio di fondazione. La lunghezza al coronamento raggiunge i 314 metri.La diga di San Giuliano consente un accumulo teorico di 107 milioni di m3 d'acqua ed ha una quota di massima regolazione a 101 metri di altezza sul livello del mare, cui corrisponde un volume massimo invasabile di poco superiore a 94 milioni di metri cubi. E risente in questi giorni della crisi idrica del territorio, cosa che rende ancora più preziosa la risorsa idrica comunque presente: al 27 agosto oltre 34 milioni di m3 d'acqua a destinazione esclusivamente irrigua.
L'opera sottende un bacino imbrifero di 1.631 chilometri quadrati. L'utilizzazione delle risorse idriche è a servizio di una superficie irrigabile di oltre 20mila ettari, di cui 10.800 di competenza del Consorzio di bonifica della Basilicata, comprensorio irriguo del Bradano e di Metaponto e 9.200 ubicati nel confinante comprensorio del Consorzio di bonifica di Stornara e Tara in Puglia, ora in fase di assorbimento da parte del nascente Consorzio per la bonifica del Centro Sud Puglia. Tutti questi enti pugliesi sono allo stato commissariati.
L'acqua a Taranto non arriva
Oggetto del contendere è la gestione della diga, perché - secondo la Cia di Taranto: "La Basilicata nega l'acqua agli agricoltori della Puglia perché la diga di San Giuliano non è ad uso esclusivo della Basilicata, per il 50% appartiene alla Puglia, ma la gestione è totalmente a trazione lucana a causa dell'assenza del Consorzio di bonifica di Stornara e Tara. A pagare le conseguenze di questo stato di cose, sono gli agricoltori del Tarantino, ai quali viene negata la possibilità di avere a disposizione lo stesso quantitativo d'acqua a uso irriguo che è invece garantito alle aziende agricole della Basilicata"."Vogliamo un trattamento equo e giusto per gli agricoltori pugliesi, ne hanno pieno diritto. Le altissime temperature di queste settimane, in assenza di interventi adeguati di irrigazione, mettono a rischio le colture. La situazione è grave, ingiusta ed inaccettabile" affermano Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di Cia agricoltori italiani, area Due Mari (Taranto-Brindisi), e sulla gestione delle risorse idriche afferenti alla diga di San Giuliano hanno molto da dire.
"Pretendiamo l'erogazione di quantitativi d'acqua sufficienti a sostenere il lavoro, il sudore e i sacrifici attraverso i quali le aziende agricole del Tarantino cercano, con fatica, di portare avanti la propria attività per non vedere andare al macero le loro produzioni - sostengono Rubino e De Padova -. Facciamo appello all'Autorità di bacino, alla Regione Puglia, alla Regione Basilicata, al Consorzio di bonifica Stornara e Tara e, più in generale, al livello politico-istituzionale; basta con i rimpalli di responsabilità, con le scusanti, con le risposte parziali e le formule astratte, occorre rispettare concretamente i diritti degli agricoltori pugliesi".
Il controllo lucano sull'acqua dei pugliesi
La Cia Due Mari fa poi appello al governatore della Puglia, Michele Emiliano, per un intervento risolutivo verso quell'immobilismo tutto pugliese che avrebbe favorito il prendere il sopravvento delle autorità lucane sulla risorsa idrica di San Giuliano, potendo giocare la carta del vantaggio di averla sul proprio territorio e potendo controllare il canale principale che dalla diga porta l'acqua verso le campagne.L'adduttore, lungo 31 chilometri, è dimensionato per una portata massima di 9 m3 al secondo, e si estende per 30,8 chilometri prima di biforcarsi in località San Marco di Bernalda - quindi in Basilicata - nelle diramazioni di San Marco Venella e Girifalco; quest'ultima destinata ad alimentare la rete irrigua dello Stornara e Tara, in provincia di Taranto. E, al momento, dalla politica non arrivano reazioni. Sia Bari che Potenza tacciono, dopo aver timidamente incrociato le spade a giugno, ma solo sulla vicenda dei ristori ambientali.