Già, perché la Confederazione svizzera ha riconosciuto il ruolo degli agricoltori come guardiani del paesaggio. E per questo ha deciso di sostenerli. Ma non con riconoscimenti formali e pacche sulle spalle, ma con del denaro. Esiste un prontuario che attribuisce ad ogni azione di "compensazione ecologica" una tariffa.
E così, se la fienagione avviene con i classici covoni si ricevono 180 franchi (circa 160 euro). Se si mantiene un viale alberato il Cantone versa 15 franchi ad albero. Una fontana di legno funzionante e ben tenuta vale 300 franchi, mentre un muretto a secco ne vale 100. E se invece di frumento o mais si opta per un prato di narcisi lo Stato versa nelle casse dell'azienda agricola 800 franchi ad ettaro.
Per alcuni potrebbe sembrare una follia, ma per gli svizzeri vivere in un paesaggio bello ha un suo valore. Senza contare le ricadute positive in termini di turismo. Dopo la Seconda guerra mondiale all'agricoltura elvetica è stato affidato il compito di sfamare la popolazione. Per il piccolo paese alpino questo ha significato uno sfruttamento eccessivo del territorio che ha fatto guadagnare agli agricoltori la fama di inquinatori e sciacalli dell'ambiente. All'inizio degli anni 2000 le cose sono cambiate e le politiche confederali hanno puntato su sostenibilità delle produzioni e cura dell'ambiente. Fino ad arrivare al 2015 con l'introduzione dei Contributi per la qualità del paesaggio.
I Contributi per la qualità del paesaggio sono molto apprezzati dagli agricoltori che si sentono 'guardiani' dell'ambiente
"In ambito ecologico è importante che la produzione di generi alimentari si svolga nel maggior rispetto possibile delle basi vitali naturali. Con la riforma agraria si deve da un lato diminuire il carico su suolo, acqua e aria provocato dalla produzione e dall'altro fornire prestazioni con effetti positivi sulla biodiversità e sul paesaggio. Inoltre si deve attribuire maggiore importanza al benessere degli animali, visto che carne, latte e uova sono importanti per la nostra alimentazione", si legge nel rapporto sulla politica agricola confederale.
Con l'ultima riforma del settore si è stabilito che il 7% della superficie coltivabile delle aziende fosse gestita in modo da fornire una compensazione ecologica sia delle attività agricole stesse, sia della crescente urbanizzazione che con la costruzione di strade, alloggi e fabbriche sta erodendo di anno in anno lo spazio lasciato alla natura.
Oggi, la superficie gestita come superficie di compensazione ecologica è di 120mila ettari, ossia l'11% della superficie agricola utile. Nell'ambito della diversità biologica si è potuto frenare il pluridecennale calo delle specie di uccelli nidificanti sui terreni coltivi e per certe specie si sono addirittura avuti miglioramenti. Le siepi, le fasce marginali dei campi ricchi di specie, i maggesi o i campi fioriti come elementi della compensazione ecologica hanno anche effetti positivi sull'immagine del paesaggio. Il paesaggio rurale rispecchia in primo luogo la produzione: più questa è variata, più variegato si presenta il paesaggio.
Insomma, agli svizzeri piace vivere in un paesaggio bello. E le ricadute sono positive anche dal punto di vista turistico. "Curando il paesaggio rurale l'agricoltura contribuisce anche all'attrattiva delle regioni residenziali e turistiche, importanti per l'economia regionale e per la creazione di posti di lavoro", si legge nel rapporto.
Secondo un sondaggio svolto tra i cittadini elvetici la popolazione ha una buona immagine dei contadini. Otto interpellati su dieci ritengono che gli agricoltori si impegnino a produrre ciò che i consumatori desiderano; tre quarti li vedono impegnati nella cura del paesaggio e solo il 16% pensa che i contadini rifiutino metodi di produzione ecologici. In questo settore si è avuto il cambiamento di opinione più marcato: nel 2000 quest'affermazione non aveva ricevuto neanche un terzo di risposte positive.