Così il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha commentato la partenza ieri dell'anagrafe delle api. Operatori delle Asl, aziende e allevatori potranno così registrare le attività, comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari e il numero di arnie o le movimentazioni per compravendite.
Un intervento ancora più importante in una stagione produttiva complicata come quella del 2014, con una produzione stimata intorno alle 12mila tonnellate.
"Attraverso l’anagrafe potremo rafforzare gli strumenti a sostegno del settore dell’apicoltura - ha spiegato Martina - Si tratta di una delle azioni del piano che abbiamo discusso con gli operatori della filiera, per sostenere e promuovere al meglio un comparto tradizionale come quello del miele italiano".
Martina ha inoltre parlato di un rafforzamento dei controlli anticontraffazione a seguito della rilevante riduzione della produzione, così come di una promozione mirata delle qualità del miele italiano.
"Abbiamo un patrimonio straordinario con 1,2 milioni di alveari e solo la produzione di miele vale oltre 20 milioni di euro in Italia, ai quali dobbiamo aggiungere l’incremento produttivo che le api generano in agricoltura attraverso l’impollinazione” ha ricordato il ministro.
La notizia dell'istituzione dell'anagrafe delle api è stata accolta con soddisfazione anche da Coldiretti: "Un'importante innovazione per garantire maggiore trasparenza attraverso la rintracciabilità in un settore, dove quest’anno si registra il dimezzamento dei raccolti a causa dell’andamento climatico anomalo e delle malattie".
La produzione made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori ha fatto segnare un preoccupante -50 per cento, per effetto del clima ed è allarme per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api, il coleottero Aethina tumida, che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l'alveare.
Al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17 per cento delle importazioni dall’estero di miele naturale mentre le esportazioni sono crollate del 26 per cento le esportazioni, sulla base dei dati Istat relativi ai primi 9 mesi del 2014.
"Il risultato - denuncia la Coldiretti – è che in Italia due barattoli di miele su tre venduti nei negozi e supermercati contengono in realtà miele straniero".
Coldiretti stima che più di un terzo del miele importato provenga dall’Ungheria e quasi il 15 per cento dalla Cina; altri Paesi d'origine sono Romania, Argentina e Spagna, dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta.
Per acquistare miele italiano Coldiretti invita dunque a verificare sempre l’etichettatura d'origine. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta riporterà l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE".
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