La biodiversità agricola si identifica essenzialmente nella coesistenza di un elevato numero di colture, di specie animali, di insetti e di microrganismi che popolano e caratterizzano un qualsiasi ambito rurale.
Da alcuni anni gli studiosi di tutto il mondo sottolineano con forza quanto sia ormai indispensabile predisporre di piani di intervento da realizzare in tempi brevi, per salvaguardare e valorizzare la diversità biologica ancora disponibile. Ciò attraverso l’adozione di tecniche e tecnologie di agricoltura sostenibile, il ritorno alla coltivazione di specie locali e alla riproduzione di razze autoctone, lo sviluppo di modelli agricoli polivalenti e multifunzionali, il sostegno economico alle iniziative di tutela ambientale e paesaggistica in situ, l’attuazione di efficaci programmi di conservazione ex situ delle forme biologiche a più elevato rischio di estinzione, nonché la promozione ed il finanziamento di attività scientifiche di settore, volte a fornire costantemente nuove informazioni e conoscenze.
In quest'ottica, a partire dal 2007 Arusia e Syngenta in collaborazione con la Facoltà di Agraria di Perugia hanno sviluppato aree destinate ad incrementare la biodiversità in zone ad elevata intensità colturale in cui gli insetti utili, in particolare i pronubi e le specie selvatiche, uccelli e mammiferi, potessero trovare un habitat che assicurasse loro la sopravvivenza e ne incrementasse le popolazioni. Tali azioni consentono all'agricoltura di sviluppare politiche ambientali inerenti la biodiversità all'interno delle politiche settoriali della PAC e con particolare riferimento alla condizionalità ed allo sviluppo rurale.
Una rinnovata sfida per l'agricoltura: all'agricoltore, spetta il compito di produrre in quantità e in qualità. La sostenibilità ambientale di questo processo deve essere supportata da misure di promozione previste dalla politica agricola e ambientale sia a livello europeo che nazionale. Obiettivo: un giusto equilibrio tra prosperità economica, giustizia sociale e ambiente sano. Un ambiente ricco di biodiversità è in grado di rispondere meglio a variazioni repentine climatiche o ambientali (es. variazioni di temperatura o piogge). Gli agricoltori possono contribuire a proteggere la biodiversità praticando l’agricoltura conservativa, fornendo ad esempio habitat naturali all’entomofauna selvatica presso le loro aziende, destinando aree non produttive dei terreni agricoli, aree difficili da coltivare o di scarsa resa a beneficio di specie selvatiche come uccelli, api e micromammiferi o nelle pratiche agronomiche e nella difesa delle colture attuare strategie fitoiatriche a basso impatto ambientale.
Ha dato risultati incoraggianti il progetto recentemente presentato a Città di Castello (PG) nel corso di un convegno presso l'Istituto Statale di Istruzione Superiore 'Ugo Patrizi'.
Agricoltura e conservazione dell'ambiente: Operation Pollinator
L'inurbamento, l'antropizzazione e le colture intensive sempre più spinte, ci pongono di fronte al problema di quanto nei diversi ambienti, i vegetali e gli animali compresa l'entomofauna e le api in particolare, siano sottoposti a notevoli stress che spesso ne compromettono la loro sopravvivenza, con grave danno alla salvaguardia e diffusione della biodiversità vegetale. In tale ottica è necessario attuare interventi volti a qualificare, caratterizzare e valorizzare il patrimonio vegetale e animale, evitando inquinamenti genetici, individuando gli habitat e tutelando le produzioni che da essi possono derivare per la salute dell'ambiente e dei consumatori. L'ambiente agricolo non è un sistema 'naturale', ma deve essere opportunamente gestito: se lasciato a se stesso può degradare.
Sulla base di queste considerazioni Syngenta ha sviluppato diversi progetti a livello Europeo: 'The Buzz Project', 'Operation Bumblebee' e 'I Set Aside Ragionati', i primi due nel Regno Unito mentre il terzo in Italia.
Il progetto 'Operation Bumblebee' nasce nel Regno Unito nel 2005 sull'esperienza del precedente progetto, 'The Buzz Project', che si era occupato di indagare, dal punto di vista scientifico, quali erano le cause dell'elevata perdita di biodiversità e quali potevano essere i rimedi per questo problema. Il presupposto di partenza era che le popolazioni di bombi in aziende a colture a pieno campo erano diminuite più del 70% negli ultimi 30 anni. La causa principale si doveva imputare alla perdita delle risorse alimentari nettarifere e dei siti di riproduzione per le specie pronube. A tale progetto, hanno partecipato Syngenta, Unilever e il Governo inglese (DEFRA).
Sull'esempio inglese, nel 2007 nasce in Italia un progetto di gestione ragionata dei set aside, 'Set Aside Ragionati', per dimostrare come il sistema agricolo opportunamente gestito può essere una fonte di biodiversità per l'entomofauna e la fauna selvatica. Questo è stato possibile grazie al supporto tecnico/scientifico dell'Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - e al patrocinio dell'Agenzia Regionale Umbra per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura (A.R.U.S.I.A.).
'The Buzz Project', 'Operation Bumblebee' e 'Set Aside Ragionati' hanno dimostrato che una gestione pro-attiva di aree destinate al miglioramento ambientale può permettere il raggiungimento di risultati significativi dal punto di vista della biodiversità. Basti pensare che in soli due anni 'Operation Bumblebee' ha registrato un incremento del numero di bombi pari all'800%. Anche in questo caso, Syngenta, ha contribuito a creare soluzioni sostenibili per l'agricoltura.
Sulla base di queste esperienze positive, Syngenta ha deciso di sviluppare un progetto europeo che coinvolge ben sette paesi: Inghilterra, Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Germania e Ungheria. Tale progetto, denominato 'Operation Pollinator', vuole dimostrare che un'agricoltura produttiva e un ambiente vivo e ricco in termini di biodiversità possono convivere. Oggi partecipano attivamente Enti Ufficiali e alcuni rappresentanti della Grande Distribuzione Organizzata.
In Italia il progetto è stato implementato in tre differenti areali, oltre che in Umbria:
- Pisa (cereali a paglia).
- Faenza (frutticole: susino, actinidia, vite, …).
- Foggia (cereali a paglia).
In ognuno di questi areali sono stati seminati tre differenti bordi campo utilizzando un protocollo base identico per i tre siti e un protocollo specifico che tiene conto delle particolarità agro-ambientali nonché delle specie autoctone. In particolare, sono state utilizzate 'crop flowers', ovvero essenze coltivate ormai da anni come il trifoglio, 'wild flowers', essenze specifiche di un determinato areale come Nigella damascena, officinali nell'areale foggiano, come il rosmarino. I passi futuri legati a tale progetto, oltre al monitoraggio continuo sia delle essenze seminate che dei pronubi che visiteranno tali margini, sono relativi alla divulgazione del progetto in diverse Regioni italiane nonché ad un pubblico di 'non addetti ai lavori'.
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Fonte: Syngenta