Encefalopatia spongiforme bovina, Bse secondo l'acronimo inglese, “vacca pazza” per intenderci. Praticamente scomparsa grazie ad una intensa attività di monitoraggio e prevenzione che in Italia ha visto controllare 7,4 milioni di animali dal 2001 al 2013. Poi i casi di malattia si sono praticamente azzerati e i test al macello sono stati limitati ai soli casi sospetti e ai soggetti provenienti da zone a rischio. Così l'Italia ha potuto ottenere nel maggio del 2013 lo status di Paese a rischio trascurabile per Bse. Nonostante ciò sono però rimasti in vigore i vincoli che escludevano dal consumo alcuni prodotti. Come già Agronotizie aveva anticipato in aprile, ora cadono anche questi ultimi divieti con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Ue del 16 luglio delle modifiche alla lista dei materiali a rischio (Msr per gli addetti ai lavori), riammettendone alcuni che ben figurano nella cultura gastronomica italiana. Dopo 14 anni, ad esempio, può tornare in tavola la pajata romanesca, che utilizza il digiuno del vitello per preparare il condimento della pasta ed è riammesso l'impiego del budello bovino in alcuni salumi della tradizione. Un vantaggio per i buongustai, ma anche un'opportunità per ottimizzare i costi della macellazione, evitando inutili scarti. Ci si augura che a trarne vantaggio possano essere anche gli allevatori, ai quali il mercato potrebbe riconoscere qualche centesimo in più.

Ottimo lavoro
Un risultato importante, il cui merito va attribuito all'ottimo lavoro di controllo e prevenzione svolto da una molteplicità di protagonisti, che vanno dai Servizi veterinari agli Istituti zooprofilattici (quello di Torino in particolare, centro di referenza nazionale per la Bse), all'Istituto superiore di Sanità, tutti coordinati dal ministero per la Salute. “Un risultato eccellente – ha dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzinche ripaga il nostro Paese degli sforzi compiuti in materia di controlli negli ultimi quattordici anni dai servizi veterinari del ministero della Salute e da quelli regionali. Il traguardo che abbiamo raggiunto con l’autorizzazione al consumo in sicurezza di questi prodotti – ha aggiunto il ministro - riporterà sulle nostre tavole alimenti e ricette della nostra tradizione e agevolerà la crescita occupazionale nelle aziende nazionali che utilizzano, per la realizzazione dei loro prodotti, taluni tessuti ora non più a rischio. Grazie alla nostra battaglia sulla sicurezza si amplia la gamma dei prodotti esportabili ed è una buona notizia per il made in Italy".