Il diserbo del grano in post emergenza è sicuramente l'approccio più diffuso in Italia, mentre le applicazioni in pre emergenza sono limitate a casi sporadici. Questo perché i prodotti di post emergenza possono essere utilizzati in un'ampia finestra temporale, che va dall'inizio dell'accestimento fino alla botticella. Inoltre vi è una relativa elevata disponibilità di erbicidi e il trattamento consente, nella maggior parte dei casi, di controllare tutte le infestanti in una sola volta.
Tuttavia questo approccio non è esente da aspetti negativi. Il principale è la selezione di specie meno sensibili ai prodotti impiegati o di popolazioni resistenti ad uno o più Meccanismi d'Azione (Mda). Questo perché, a fronte di un numero relativamente ampio di prodotti disponibili, gli Mda sono limitati. A questo si devono aggiungere altri fattori che favoriscono le resistenze, quali la tendenza alla monosuccessione, le applicazioni eseguite in maniera scorretta e le lavorazioni del suolo assenti o sempre meno profonde.
Altro aspetto negativo è che il solo trattamento di post emergenza lascia la coltura in competizione con la flora spontanea per un lasso di tempo relativamente lungo, soprattutto in caso di semine anticipate.
Se il diserbo di post emergenza del frumento, come degli altri cereali, è ancora la tecnica più diffusa, è bene tuttavia prestare attenzione a come viene eseguita per non avere sorprese.
Il corretto diserbo di post emergenza: nove consigli
Per eseguire un diserbo di post emergenza a regola d'arte occorre tenere in considerazione la corretta scelta dei prodotti, il timing di applicazione, la gestione agronomica della coltura e altro ancora.
Ecco quindi nove consigli per un diserbo a regola d'arte:
- Trattare le infestanti ai primi stadi di sviluppo, condizione importante soprattutto per chi non ha eseguito diserbi di pre emergenza. Un intervento precoce permette di ottimizzare l'efficacia del trattamento in quanto le giovani malerbe sono più suscettibili.
- Nel caso in cui si sia già fatto un trattamento di pre emergenza si può invece spostare il trattamento di post più avanti, in modo da controllare malerbe ad emergenza tardiva o le perennanti.
- Utilizzare irroratrici correttamente funzionanti e ben tarate.
- Eseguire sopralluoghi nei campi per determinare la consistenza e la tipologia di flora spontanea e quindi intervenire con i prodotti e le dosi più indicate.
- Eseguire ampie rotazioni, per quanto possibile.
- Alternare prodotti con diverso meccanismo d'azione, facendo attenzione che due sostanze attive differenti possono avere il medesimo Mda. In questo caso è sempre bene osservare il Gruppo Hrac, Herbicide Resistance Action Committee, di appartenenza.
- Eseguire semine ritardate o false semine per controllare meglio le infestanti, anche resistenti.
- Tenere pulite le aree incolte, come i fossi o le capezzagne, in modo da evitare che le infestanti vadano a fiore e diffondano i loro semi nel campo.
- Seguire sempre le informazioni riportate in etichetta per lavorare in sicurezza e ottenere i migliori risultati.
Quali molecole utilizzare per il diserbo di post emergenza?
Su Fitogest® è possibile visualizzare i prodotti oggi autorizzati per il diserbo del frumento, tenero e duro, come anche degli altri cereali. Di seguito elenchiamo le principali sostanze attive ammesse, riportando anche il codice Hrac per poter alternare i meccanismi d'azione.
Prodotti ad azione dicotiledonicida
Le principali sostanze attive che troviamo in questo gruppo sono (tra parentesi il gruppo Hrac): amidosulfuron (B, attivo anche contro le graminacee), florasulam (B, ottimo anche nei confronti del Galium), metsulfuron (B), tritosulfuron (B), tifensulfuron (B), tribenuron (B), diflufenican (F1, attivo anche contro le graminacee), 2,4 D (O), aminopiralid (O), clopyralid (O, prolungata persistenza nel terreno), dicamba (O, ottimo anche sulle infestanti pluriennali), diclorprop (O), fluroxipir (O), halauxifen (O), Mcpa (O), Mcpp (O).
Questi principi attivi, presenti in diverse formulazioni, consentono un controllo complessivo delle infestanti a foglia larga. Bisogna però prestare attenzione al papavero (Papaver rhoeas), in quanto negli ultimi anni sono cresciute le segnalazioni di popolazioni resistenti. Secondo i dati del Gire le resistenze riguardano gli enzimi inibitori dell'Als (gruppo B), in particolare le solfoniluree, ma anche gli ormonosimili, come 2,4 D (gruppo O). In Puglia, Lazio e Basilicata sono presenti anche popolazioni resistenti ad entrambi i meccanismi d'azione.
Anche la senape è una specie interessata dallo sviluppo di popolazioni resistenti, anche se in maniera sicuramente minore rispetto al papavero.
Prodotti ad azione graminicida
Tra le sostanze attive ad azione esclusivamente graminicida troviamo: clodinafop (A) e pinoxaden (A). Quelle invece a prevalente azione graminicida ma che hanno effetti anche sulle dicotiledoni, sono: iodosulfuron (B), mesosulfuron (B), pyroxsulam (B), propoxycarbazone (B) e thiencarbazone (B).
Tra le graminacee il fenomeno delle resistenze è sicuramente più diffuso. Sempre secondo i dati del Gire le specie interessate sono: loietto (Lolium spp.), avena selvatica (soprattutto Avena sterilis), falaride e coda di volpe (Alopecurus myosuroides).
Il loietto annovera popolazioni con resistenze semplici, incrociate o multiple agli inibitori dell'Accasi e agli inibitori dell'Als. Nella stessa situazione si trova l'avena, anche se con diffusioni molto minori. Mentre per quanto riguarda la coda di volpe e la falaride si registrano alcune resistenze agli inibitori dell'Accasi.
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In data 25 ottobre 2022 l'articolo è stato modificato nel sottoparagrafo "Prodotti ad azione dicotiledonicida". Nello specifico è stata tolta la parte tra parentesi dopo 2,4 D.