La nebbia che per tanta parte dell'autunno e dell'inverno copre la terra del nord lungo il corso del Po, tra Polesine e Zibello matura i culatelli appesi nelle antiche cantine della Corte Pallavicina e nelle Langhe nasconde i grappoli del più straordinario vitigno italiano, il Nebbiolo. Mentre a Parma durante il tardo autunno i norcini preparano le carni dei maiali, a Barolo i cantinieri lavorano per produrre il 'vino dei Re'.

Tra la Bassa di Guareschi e la Langa di Fenoglio la strada è lunga, anche dal punto di vista enologico. La tradizione piemontese, vecchia di almeno otto secoli, si esprime attraverso un vino articolato, dal lungo invecchiamento, adatto ai piatti più complessi della nostra cucina, mentre la nuova enologia emiliana produce vini allegri e vivaci, da bere giovani per gustose merende a pane e salame. 

Le prime notizie certe di un vitigno a nome Nibiol risalgono al 1268, in territori vicini a Torino, e da qui le segnalazioni si spostano a Canale, nell'astigiano ed infine presso Alba. Oggi sono undici i comuni che costituiscono la DOC Barolo: insieme a Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga, Novello, Monforte, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d'Alba, Roddi e Cherasco. Tre sono i biotipi che costituiscono il Nebbiolo: Lampia, Michet e Rosè.

 

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Panorama delle Langhe

Panorama delle Langhe

 

La storia di questo vino è ricca di aneddoti e di personaggi.

Carlo Alberto di Savoia, Re di Sardegna, discendente di una delle più antiche nobiltà europee, si lamentò un giorno con la Marchesa Giulia Colbert, pronipote del Ministro delle Finanze di Luigi XIV, per parte di padre e di Luigi XVI per parte di madre, e moglie di Carlo Tancredi Falletti, di non avere ancora potuto gustare il loro vino tanto famoso. Ne ricevette in assaggio quindici carri da sei ettolitri, contenenti ognuno un Barolo diverso, uno per ogni tenuta della Marchesa. E' da qui che iniziano le fortune contemporanee di questo vino, grazie alla Marchesa, a Paolo Francesco Staglieno, enologo del Re e a Camillo Benso di Cavour, che iniziò, insieme al Conte Oudart, direttore delle cantine del castello di Grinzane, a propugnare un nuovo tipo di enologia da cui nacque il nuovo Barolo, più in linea con i nuovi tempi.

La crisi moderna più grande risale agli anni dell'industrializzazione del secondo dopoguerra, quando gli agricoltori abbandonarono le vigne per andare a lavorare nelle industrie. Tra gli anni '60 e '70 inizia la ricostruzione del Barolo, grazie ai tanti viticoltori rimasti.

 

Cedro del Libano www.corderodimontezemolo.itNoi siamo andati a trovare la tenuta Monfalletto di Giovanni ed Enrico Cordero di Montezemolo, una delle protagoniste della storia e della rinascita del Barolo, a La Morra. La tenuta si individua da lontano, grazie all'enorme Cedro del Libano piantato sul colle Monfalletto nel 1856 da Costanzo Falletti di Rodello e da Eulalia Della Chiesa di Cervignasco in occasione del loro matrimonio.

Tra la tutta la produzione della cantina, Barbera, Barolo, Dolcetto, Arneis, spicca il Barolo Gorette, prodotto in serie limitata solo in magnum e solo nelle annate eccellenti, per circa 1000 pezzi certificati. 100% nebbiolo vendemmiato a fine ottobre, da viti con resa di circa 55 q.li/Ha, affina per 24/30 mesi in piccole botti di rovere francese e si giova di un lunghissimo invecchiamento. Straordinario con i piatti arricchiti del tartufo bianco d'Alba.

 


 

 

I Viaggi del Fantic

I Viaggi del FanticAbbiamo intrapreso un tour "virtuale", una serie di incontri con alcune interessanti realtà della produzione vitivinicola italiana, presentati da Isagro Italia.
Lo scopo è quello di seguire le linee di sviluppo della viticoltura nazionale legata alla produzione di vini di qualità, ed alla loro commercializzazione. Il percorso toccherà numerose aree viticole italiane, dalle pendici delle Alpi fino a Pantelleria. Nelle puntate precedenti, disponibili nell'archivio de 'I Viaggi del Fantic', il tour è iniziato in Sicilia, per risalire fino alla valle del Caffaro, ai confini tra la provincia di Brescia e di Trento.

Toccheremo aziende di dimensioni e caratteristiche molto diverse con l'intento di vedere in quali modi un settore d'avanguardia come quello della nostra produzione vinicola si stia adeguando alle modifiche del mercato e come la competitività internazionale stia plasmando la nostra maglia aziendale.

Fantic è un marchio registrato da Isagro Italia.

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