Se si vuole sfamare in maniera adeguata una popolazione mondiale in aumento, preservando l'ambiente in cui viviamo, occorre agire subito, rivoluzionando il sistema agroalimentare mondiale e coinvolgendo tutti gli attori dell'ecosistema food.
È questo il messaggio che proviene dall'Edible Planet Summit 2022, l'evento organizzato in Umbria a fine settembre scorso da Edible Planet Ventures, piattaforma olistica che unisce gli stakeholder del settore per migliorare la filiera agroalimentare. Una entità nuova e rivoluzionaria fondata da Sharon Cittone, considerata da Forbes una delle donne in grado di (ri)scrivere il futuro del cibo.
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E proprio di questo si è parlato in Umbria, del futuro del cibo. Le sfide che il sistema agroalimentare deve affrontare sono ben note: una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi di abitanti tra neppure trent'anni, la contrazione delle terre coltivabili, la perdita di fertilità e biodiversità dei suoli, i cambiamenti climatici e il progressivo peggioramento della qualità dell'ambiente in cui viviamo.
Come trovare una risposta ad un problema così complesso? "L'unico modo è coinvolgere tutti gli attori dell'ecosistema agrifood a livello globale, spingendoli a rimettersi in discussione e a confrontarsi tra di loro per trovare soluzioni ed identificare azioni concrete per dare impulso al cambiamento", spiega Sharon Cittone, già deus ex machina di Seeds&Chips.
Sharon Cittone (con il microfono in mano) durante l'Edible Planet Summit
(Fonte foto: Edible Planet Summit)
L'evento umbro ha raccolto tra Perugia e Todi una moltitudine di startup, imprenditori, policy maker, giornalisti, agricoltori, accademici e attivisti da tutto il mondo. I partecipanti sono stati suddivisi per tavoli di lavoro e avevano come obiettivo quello di identificare i problemi e le possibili soluzioni da perseguire attraverso azioni concrete.
"Per evitare però che si ragionasse per silos, a compartimenti stagni, dopo una prima fase di confronto all'interno di vari gruppi di lavoro c'è stato un lavoro di contaminazione e di sintesi tra i team in modo da delineare una strategia trasversale. In tutti questi anni di lavoro ci siamo infatti resi conto che nessuno può risolvere problemi così importanti da solo, né un'industria, né un governo".
Tutte le riflessioni e le proposte prodotte durante l'Edible Planet Summit ora sono al vaglio dell'Organizzazione, che ha l'arduo compito di scrivere la Edible Planet Chart. "Non si tratta però di una Carta di principi generali, su cui tutti quanti siamo d'accordo. È invece un documento molto concreto nel quale definiamo una strategia e delle azioni che tutti gli attori della filiera potranno perseguire in maniera volontaria per raggiungere gli obiettivi comuni", spiega Sharon Cittone.
La differenza con altre carte e documenti di intenti sta proprio qui. L'Edible Planet Chart vuole portare strategie realmente attuabili e adottabili da tutti gli attori della filiera. "Le persone che hanno partecipato al Summit sono ovviamente le prime ad agire, ma qualunque azienda, governo o associazione può aderire alla Carta ed essere parte del cambiamento. Il nostro lavoro nei prossimi mesi sarà proprio quello di renderla viva, coinvolgendo il maggior numero possibile di attori", sottolinea Sharon.
Ma perché un'azienda o un altro soggetto dovrebbe aderire alla Carta ed impegnarsi a modificare il proprio modo di lavorare? "Perché sappiamo tutti che il modello attuale di sviluppo non è più sostenibile. Molte aziende percepiscono la necessità del cambiamento, spesso pressate dalle richieste dei consumatori. E la Carta è uno strumento per canalizzare gli sforzi e raggiungere il prima possibile il risultato".