Assessore Rolfi, come sta reagendo l'agricoltura lombarda di fronte alla crisi coronavirus?
"Ci sono alcuni settori che stanno tenendo, altri invece che sono in grande difficoltà. Penso per esempio alla filiera lattiero casearia, che a causa della chiusura totale del mercato horeca sta vivendo criticità importanti. Altro settore in grave difficoltà è quello del florovivaismo, che produce per il 75% tra febbraio e maggio e che a causa di questa crisi rischia di dover mandare al macero gran parte della produzione. Sono due comparti per i quali abbiamo chiesto al Governo misure straordinarie, intervenendo anche direttamente come regione nell'ambito delle nostre competenze e talvolta andando oltre".
Regione Lombardia ha correttamente prorogato i bandi aperti del Psr e delle misure rivolte agli agricoltori. Ha anche permesso la valorizzazione del siero negli impianti di biogas, così da permetterne lo smaltimento. Regione Lombardia ha inoltre semplificato le procedure per l'assegnazione del carburante agricolo. Quali altri provvedimenti di emergenza ha emanato o intende emanare nei prossimi giorni?
"Abbiamo approvato l'erogazione di 200mila euro finalizzati alla capitalizzazione iniziale dei fondi di mutualizzazione in agricoltura. Le modifiche delle condizioni economiche e ambientali sono ormai il fattore principale nella gestione del rischio in agricoltura e questa emergenza lo dimostra. Abbiamo inoltre allargato a tutte le aziende agricole lombarde le agevolazioni per il credito di funzionamento. In pratica abbiamo messo a disposizione 5,5 milioni di euro per abbattere fino al 100% il tasso di interesse bancario dei finanziamenti. Una serie di misure concrete e immediatamente attuabili per garantire agli agricoltori lombardi la necessaria liquidità. Stiamo anche ragionando ad un fondo specifico per incentivare l'utilizzo del siero nei biogas, proprio per favorire l'incremento della produzione di latte in polvere, che può rappresentare una parziale valvola di sfogo in questo momento critico. Siamo in emergenza, servivano e servono misure emergenziali".
Saranno misure estemporanee oppure alcune semplificazioni potranno poi essere adottate in maniera definitiva? Riuscire a semplificare le procedure oggi potrebbe garantire una strada più semplice anche domani. Inutile sottolineare che la burocrazia è uno dei grandi nodi che pesano sulle imprese…
"È vero, sul fronte burocratico bisogna agire per fare in modo che gli agricoltori abbiano più tempo per lavorare nei campi e in azienda e meno in ufficio con le carte bollate. Al momento abbiamo adottato misure estemporanee ed emergenziali adeguate alla situazione di crisi. Credo però che alcune di queste possano diventare definitive per assicurare nel lungo periodo il rilancio dell'intero sistema. Ciò che devono fare le istituzioni è semplicemente garantire le giuste risorse, calibrandole alle esigenze delle imprese. La burocrazia in eccesso è nemica dello spirito imprenditoriale dei nostri agricoltori. Abbiamo chiesto e ottenuto l'incremento dell'importo esente dalla normativa sugli aiuti di Stato, ora serve che il Governo ci ascolti sul tema della semplificazione normativa antimafia e del sistema controlli: bisogna dare liquidità con pagamenti veloci e controlli ex post. Non è il tempo di fare i carabinieri preventivi".
Come in ogni fase di emergenza, si sono verificati choc di mercato, con picchi di volatilità. Qual è l'appello che intende rivolgere al mondo agricolo e alle filiere?
"Quello di fare squadra! Può sembrare banale perché spesso si abusa di questo appello, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di un sistema compatto e unito per essere forti non solo sui mercati esteri, ma anche su quello interno. Dobbiamo comunicare la qualità e la sicurezza alimentare garantite dai nostri prodotti. Anche il consumatore dopo questa crisi cambierà visione: dobbiamo cogliere in anticipo le tendenze del mercato e intercettarle per valorizzare al meglio il lavoro nei campi e in stalla. L'industria di trasformazione deve giustamente garantire la remunerazione adeguata delle materie prime e questo può avvenire quando la materia prima locale diventa un valore aggiunto sul mercato. Per questo ragionare in termini di filiera e non più per compartimenti stagni deve essere l'obiettivo post coronavirus".
La diminuzione dell'inquinamento sembra scagionare l'agricoltura da responsabilità che le sono state addossate in passato forse in maniera frettolosa. Questo ruolo meno impattante potrà avere degli effetti positivi in termini di gestione dei reflui, dei fanghi o di altre politiche agricole e/o ambientali?
"L'agricoltura è una delle soluzioni al problema dell'inquinamento ambientale, non una delle cause. Troppo spesso in prima serata sulle televisioni nazionali e di Stato o sulle prime pagine dei principali quotidiani troviamo messaggi distorti, se non totalmente errati. La sostenibilità ambientale dei cicli produttivi sarà sempre di più al centro delle scelte del consumatore: in Lombardia e in Italia abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi vent'anni in questo senso. Dobbiamo comunicare meglio ciò che abbiamo fatto e anche calibrare le politiche future a breve e lungo termine. Ma l'oggettività dei dati dimostra come le principali fonti di inquinamento non siano da ricercare tra gli allevamenti e questo ci darà ulteriore forza nella campagna di comunicazione".
Come potrebbe influire il coronavirus sulla discussione della prossima Politica agricola comune e nel più ampio contesto delle politiche comunitarie?
"Questo sarà il grande tema. Non vorrei che qualcuno provasse a utilizzare la maxi questione del coronavirus e la conseguente pandemia per togliere fondi alla Pac. E credo vadano anche posticipati i macro obiettivi di riforma: dal New delivery model al Green deal non è il tempo di stressare le imprese con radicali condizionamenti. Anzi, ora è il tempo della semplificazione e del sostegno forte ai comparti produttivi".
Nella gestione finora dell'emergenza, che voto darebbe al Governo nazionale e a quello regionale? I fondi stanziati sono sufficienti?
"Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha capito la portata dell'emergenza prima di tutti gli altri. Abbiamo quindi messo in campo come regione tutte le risorse disponibili e richieste dai cittadini. Il Governo, invece, ha avuto un atteggiamento colpevolmente altalenante e, a mio avviso, ha tentennato troppo in alcuni frangenti, dopo aver inizialmente sottovalutato il problema. Ho tuttavia avuto un dialogo pressoché quotidiano con la ministra Bellanova per gestire l'emergenza agricola in Lombardia e devo dire che alcune delle nostre proposte sono state ascoltate. Altre non hanno avuto la necessaria attenzione e, pertanto, non molliamo la presa".
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