Insieme ai colleghi Fabio Rolfi (Regione Lombardia) e Marco Protopapa (Piemonte) ha scritto alla ministra Teresa Bellanova per sospendere fino al 31 dicembre 2020 il Registro nazionale debitori per le aziende agricole, di fatto congelando il recupero di somme e le procedure di riscossione coattiva ad esse connesse da parte dell'ente di riscossione.
Solo pochi giorni fa l'assessore Pan aveva convocato il Tavolo verde regionale per dare vita alla piattaforma di ricerca incrocio tra domanda e offerta di lavoro per reperire manodopera per campi, serre e aziende agricole. Partiamo da qui.
Assessore Pan, come è andato il Tavolo verde?
"Direi molto bene. L'incontro è stato molto positivo e punta a risolvere il problema della manodopera nei campi in questa fase di lockdown per il coronavirus. Nel Veronese oggi abbiamo il problema della raccolta delle fragole nelle serre, che necessitano di risposte immediate e di manodopera veloce e di esperienza".
Quale accordo avete raggiunto con i sindacati?
"Abbiamo dato vita alla piattaforma regionale Incontrolavoro agricoltura, per l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro finalizzata a reperire manodopera per campi, serre e aziende agricole. A gestirla sono l'ente strumentale Veneto lavoro, attraverso i trentanove Centri per l'impiego, che fanno intermediazione tra le offerte di lavoro delle aziende e le candidature dei disoccupati iscritti e dei cassaintegrati, nonché studenti e pensionati. Veneto lavoro farà la preselezione dei candidati e invierà alle imprese interessate le disponibilità dei singoli, con relativo curriculum, che sarà caricato su Cpi online. Gli enti bilaterali accreditati o autorizzati collaboreranno all'incontro tra domanda e offerta, offrendo garanzie sul rispetto delle norme contrattuali e dei requisiti di sicurezza per i lavoratori, la formazione minima necessaria, e sulla disponibilità di servizi di trasporto per raggiungere le sedi di lavoro".
Avete calcolato qual è il fabbisogno di manodopera agricola nel corso della stagione?
"È difficile da quantificare, ma parliamo per l'intero territorio veneto di 5-10mila lavoranti alla settimana, in base alle colture. In questo periodo il fabbisogno si aggira intorno alle 5mila unità a settimana, in crescita progressiva. Non dimentichiamo che le colture che richiedono manodopera qualificata vanno dalle fragole agli asparagi, dal radicchio all'uva, ai frutteti".
Il vino è uno dei prodotti simbolo del Veneto. Il mondo agricolo ha chiesto di valutare distillazione e vendemmia verde. Concorda?
"Abbiamo analizzato tutta la situazione del comparto vitivinicolo regionale. Non voglio che passi un messaggio sbagliato se dico che in questa fase non c'è emergenza, perché siamo consapevoli che la situazione è molto delicata e in prospettiva può diventare emergenziale. Il settore vitivinicolo è fondamentale per il Veneto e stiamo lavorando in più direzioni. Abbiamo alle spalle una vendemmia abbondante, con molto prodotto adesso in cisterna e con i vignaioli che in queste settimane non hanno imbottigliato, con il fermo dell'Horeca e l'assenza di turisti. Abbiamo chiesto interventi al Mipaaf proprio per evitare che il settore subisca un tracollo.
La distillazione è stata una delle proposte avanzate, così come la vendemmia verde, sulla quale i tecnici della regione e del ministero sono al lavoro, perché si tratta di procedure farraginose sul piano burocratico e in questa fase abbiamo bisogno di tutto, fuorché della burocrazia".
Quando relativamente alla piattaforma regionale per la domanda e l'offerta di manodopera parla di "strumenti contrattuali facilitati e snelli, che consentano ai lavoratori occasionali di non fare 'cumulo' con ammortizzatori sociali o altri redditi di assistenza" si riferisce anche al reddito di cittadinanza?
"Non le nascondo che siamo stati sempre molto critici verso il reddito di cittadinanza, perché lo abbiamo sempre considerato non uno stimolo al lavoro, ma un incentivo a stare davanti alla televisione. In Veneto i casi sono fortunatamente pochi. Quando abbiamo posto l'attenzione sul divieto di fare cumulo sui redditi ci siamo riferiti ad esempi come il pensionato, che magari si offre per raccogliere le fragole o l'uva. Chiediamo però che il reddito percepito non si sommi alla pensione. Altrimenti avremmo ancora maggiori difficoltà a rintracciare manodopera.
Spero che gli studenti colgano l'opportunità di fare esperienza nel mondo del lavoro e si approccino con serietà. Io da studente andavo a raccogliere le mele in Trentino ed è stata un'esperienza lavorativa istruttiva".
La necessità di avere manodopera e il rischio di non avere risposte adeguate sarà secondo lei uno stimolo per spingere sull'innovazione e l'automazione?
"È un errore pensare che il lavoro nei campi non richieda preparazione. Servono perizia e professionalità. Anche l'automazione richiede comunque un coinvolgimento umano. Sicuramente in alcuni frangenti l'automazione è stata fondamentale e non avremmo avuto una simile crescita senza l'aiuto di macchine".
Come stanno rispondendo le imprese agricole e agroalimentari del Veneto allo stress test del coronavirus?
"Stanno rispondendo bene. C'è stato un momento di panico immediatamente successivo alle chiusure e non tutte le filiere hanno reagito allo stesso modo. I prezzi del latte spot sono crollati, poi si sono ripresi. Si è verificato un aumento dei consumi interni e questo ci fa solo bene. Abbiamo riscoperto piatti e usi della tradizione. Il blocco dei confini iniziale ci ha spinto a mangiare più prodotti italiani. Dovrebbero magari riconoscere un valore aggiunto ai produttori, però.
Il florovivaismo sta attraversando una fase di estrema criticità, così come sono in grande sofferenza gli agriturismi e la pesca, un settore che ha subito perdite del 30-40% per la chiusura dell'Horeca. Anche per il turismo si apre un capitolo di profonda incertezza, vedremo quali soluzioni adottare nella cosiddetta Fase 2 e 3".
Il futuro dell'agricoltura passa anche per la prossima Pac. Alla luce della situazione attuale, quali elementi ritiene che la Politica agricola comune dovrà riconsiderare e in quale direzione?
"Oggi come oggi bisogna sperare che l'Europa batta un colpo. Ci sarebbe bisogno di avere liquidità, invece è tutto fermo. Per le microimprese familiari servono interventi sotto forma di liquidità diretta e non attraverso passaggi burocratici inutili o richieste di progetti: erogare 5mila euro direttamente sui conti delle imprese. Stop. Si tratta di interventi minimi di sopravvivenza. Poi bisognerà effettivamente pensare al futuro della Pac".
Che voto darebbe al Governo per la gestione dell'emergenza Covid-19?
"Devo riconoscere che con la ministra Bellanova ci siamo visti, ancorché a distanza, spesso, con una cadenza diciamo di quindici-venti giorni. In altri settori non è stato così. Dopodiché soldi non se ne sono visti e ci sono solamente tante idee e molti progetti, dagli ammassi per carni e cagliate agli aiuti al florovivaismo o all'agriturismo. Spero che la ministra Bellanova, oltre le rassicurazioni, porti a casa anche qualche soldino. Come voto le darei un 6, ma con riserva. È importantissimo intervenire tempestivamente, per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole".
Recentemente e per l'ennesima volta la zootecnia è stata accusata di inquinare. Il Veneto è fra le regioni italiane a più alta vocazione agro-zootecnica. Lei cosa risponde ai soliti "hater" dell'allevamento?
"Dico che è una follia associare il coronavirus alla zootecnia. Abbiamo chiesto una smentita a chi ha azzardato una simile connessione".
Perché al Tavolo agricolo non sono stati convocati gli agromeccanici, che rappresentano un anello fondamentale della filiera?
"Saranno convocati presto. Li ringrazio, perché sono una categoria al servizio del primario".