Giochi ormai conclusi in Emilia Romagna per definire gli indirizzi di intervento dei prossimi Psr, i programmi di sviluppo rurale che vanno di qui al 2020. In ballo ci sono molti soldi, quasi 1,2 miliardi di euro. Già a inizio 2014 in Emilia Romagna si erano tratteggiate le linee sulle quali operare, come riferito da Agronotizie, proposte poi passate al vaglio delle categorie interessate e dalle cui osservazioni e suggerimenti si è ora giunti alla formulazione definitiva, o quasi. Tre i grandi capitoli sui quali ci si muoverà, come spiegato nel corso dell'incontro che si è svolto il 26 giugno a Bologna, dal titolo “Psr 2014-2020, incontro regionale di consultazione con il partenariato”. Territorio rurale, ambiente e clima, competitività sostenibile e approccio di filiera, questi i pilastri attorno ai quali si muoveranno gli interventi della Regione, in un dedalo di “priorità” e di “focus”, capitoli e sottocapitoli di spesa dove un ruolo chiave lo avrà l'ambiente, la biodiversità, la “rinaturalizzazione”, con un occhio di riguardo alla montagna. Ma c'è spazio per l'innovazione e per la formazione. Non a caso il tutto si muove nel solco tracciato dalla riforma della politica agricola comune, che nonostante i numerosi aggiustamenti in corso d'opera mantiene forti elementi negativi per la nostra agricoltura. Difficile ammorbidirne gli effetti attraverso i Psr. Così avremo risorse destinate a ridurre il consumo di acqua, a mitigare gli effetti delle attività produttive sul cambiamento climatico, alla tutela della biodiversità, per citare alcuni degli ambiti di lavoro. A titolo di esempio ecco alcuni titoli delle “priorità”, indicate con la sigla P, seguita da un numero e da una lettera. C'è la P5E, che si occupa di “promuovere la conservazione e il sequestro del carbonio nel settore agricolo e alimentare” per una spesa di circa 35 milioni di euro. Ancora, la P5D indirizzata a “ridurre le emissioni di gas effetto serra e di ammoniaca prodotte dall'agricoltura”, alla quale sono destinati quasi 30 milioni di euro. Alla “prevenzione dell'erosione dei suoli e la migliore gestione degli stessi” ci pensa la “Priorità” P4C e qui la spesa si riduce a meno di 16 milioni.
Tanto ambiente
L'elenco delle “priorità” che si occupano dell'ambiente potrebbe continuare, ma per fortuna non mancano “capitoli” dedicati alle attività produttive, alle quali si pensa in chiave di una aumentata competitività. E qui si dà spazio all'innovazione e in particolare alla formazione con sostegni al trasferimento delle conoscenze, ai servizi di consulenza, alla cooperazione, per un importo che sfiora i 100 milioni di euro. A proposito della cooperazione, un riferimento a questa formula di aggregazione dei produttori è presente in ogni passaggio, a confermare l'attenzione che l'Emilia Romagna dedica da sempre a questo aspetto. Stessa attenzione alla realizzazione delle filiere produttive, fondamentali per accrescere la competitività del comparto. Ma nonostante ciò, i sostegni alle filiere produttive sono stati ridotti di circa l'1% rispetto alla proposta iniziale dello scorso aprile. Al contrario i sostegni all'ambiente sono passati dal 28,6% al 32,2%.
Agricoltori assenti
Ora il “castello” di interventi predisposti dall'Emilia Romagna dovrà essere sottoposto all'attenzione di Bruxelles che dovrà valutarli e, come si spera, approvarli. I tempi sono ristretti e spazi di manovra per ulteriori aggiustamenti, come ha ricordato in conclusione l'assessore all'Agricoltura regionale Tiberio Rabboni, sono modesti. Resta sullo sfondo la complessità che l'applicazione dei PSR si porta dietro, in un labirinto di opportunità dove orientarsi richiede una preparazione notevole. Tutto lavoro (con oneri e onorari) per gli esperti delle organizzazioni agricole avvezze a percorrere le tortuosità di una burocrazia che certo non si è pensato di ridurre nei Psr. Tanto da tenere a distanza gli agricoltori, che pure dovrebbero essere i più interessati alle sorti dei Psr. Così l'incontro di Bologna si è concluso con gli interventi di un rappresentante della Lipu (lega italiana protezione uccelli) e del WWF, la nota e efficiente associazione per la tutela ambientale e non solo. Entrambi giustamente a perorare le loro giuste cause. Gli agricoltori sono rimasti in silenzio. Il perché è comprensibile.
27 giugno 2014 Economia e politica