Più soldi da destinare a giovani agricoltori e alla montagna e poi all'imprenditoria agricola organizzata, alle formule produttive attente all'ambiente. Questi i punti cardine sui quali si muoveranno le risorse messe a disposizione per l'attuazione dei Psr (programmi di sviluppo rurale) in Emila Romagna nei prossimi sette anni, quelli che ci separano al 2020. Mai tanti soldi come questa volta, ha tenuto a sottolineare l'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, nel presentare i nuovi programmi di sostegno per l'agricoltura. Le risorse a disposizione sfiorano quota 1,2 miliardi di euro, la cifra più alta fra le regioni del Nord, raggiunta grazie al sensibile aumento della quota messa a disposizione dalla Regione Emilia Romagna, oltre 200 milioni, che va ad aggiungersi ai 474 milioni dello Stato, mentre i restanti 513 milioni, come ovvio, arrivano dalle casse di Bruxelles. Rispetto alla precedente attuazione dei Psr, l'intervento della regione Emilia Romagna è raddoppiato, un aumento delle risorse che rimette l'agricoltura al centro delle attenzioni, sia per consolidare i risultati raggiunti nei sette anni precedenti, sia per aumentarne l'efficacia.
Purché ci si organizzi
Così si procederà dando preferenza alle forme organizzate degli agricoltori nelle loro diverse espressioni, dalle reti di impresa alle organizzazioni professionali, alle formule dell'interprofessione. Come previsto dai regolamenti comunitari, le risorse saranno poi destinate all'innovazione, anche in questo caso con un occhio attento alle formule imprenditoriali organizzate, privilegiando dunque gruppi omogenei di produttori, reti di imprese, progetti dal campo alla tavola. Ciò non significa che saranno esclusi a priori progetti dei singoli, ma saranno scelti quelli che sappiano distinguersi per originalità e innovazione.
Pensando all'ambiente
Altra novità, ha ricordato Rabboni, riguarda la sostenibilità ambientale e dunque il sostegno alle produzioni biologiche e a quelle integrate. Una forte attenzione sarà poi riservata alle tecniche che riducono il consumo di acqua, alle soluzioni che consentono un miglioramento della fertilità dei suoli e su tutti quegli elementi che concorrono a migliorare l'impatto ambientale e al contempo rappresentano fattori di competitività. Perché ambiente e produzione possono andare perfettamente d'accordo in un ambito di efficienza che consenta di ridurre i costi e di rendere i prodotti più appetibili agli occhi del consumatore.
Le novità
Un capitolo a parte riguarda le aree periurbane. Siamo in vista di una legge nazionale che bloccherà il consumo di terreno agricolo, e su quest'onda si vuole trasformare la prossimità delle produzioni agricole con la città da elemento di criticità a elemento di valorizzazione. Si pensa ad un'agricoltura che lavora per la città con i mercati cittadini, con la vendita diretta, con l'agricoltura sociale, come ad esempio gli agri-asili e le fattorie didattiche.
Euro (000) | Incidenza | |
Fondi FEASR | 512.990 | 43,12% |
Cofinanziamento statale | 473.624,2 | 39,81% |
Cofinanziamento regionale | 202.981,8 | 17,06% |
Totale fondi pubblici complessivi | 1.189.596 |
L'etichetta per la montagna
Per la montagna si apre un capitolo a parte per farla uscire dal ruolo di cenerentola dell'agricoltura nel quale è stata relegata. Non solo saranno confermate le iniziative precedenti, ma si lavorerà per avere uno sbocco commerciale delle produzioni di montagna che possa distinguersi da quello delle produzioni di pianura. In questo, ha ricordato Rabboni, ci viene incontro la recente apertura di Bruxelles per l'apposizione di una etichetta distintiva per i prodotti dell'agricoltura di montagna.
Meno burocrazia
Ambizioso infine l'obiettivo di ridurre l'oppressione burocratica che pesa sulle aziende agricole. Su questo fronte le Regioni e dunque anche l'Emilia-Romagna, poco possono fare dovendo comunque applicare normative di carattere nazionale o comunitario. Si può tuttavia intervenire riducendo per quanto possibile il numero e la quantità di documenti che viene richiesta ai singoli agricoltori. Le stesse informazioni possono sovente essere recuperate dalle banche dati regionali o nazionali. Un importante aiuto in questa direzione potrà venire dal Sistema informativo agricolo e dal Registro unico dei controlli avviato oltre un anno fa. Altre informazioni possono poi essere ricavate dalle Asl e dall'Arpa, che potranno così ridurre anche i controlli nelle aziende, evitando sovrapposizioni e doppioni.
I piani nazionali
Al di là dei confini regionali l'assessorato all'Agricoltura dell'Emilia-Romagna guarda con molta attenzione alle iniziative di carattere nazionale. Si tratta del piano per la gestione del rischio contro le calamità naturali e le crisi di mercato, che potrà contare su 1,64 miliardi di euro. Poi del piano per l'irrigazione, dove l'Emilia-Romagna vanta 20.000 km di canali di bonifica. Inoltre il piano per la Rete rurale nazionale che avrà a disposizione 100 milioni di euro e infine il piano per la biodiversità animale e per la selezione genetica che potrà contare su 200 milioni di euro. Su quest'ultimo aspetto, pur a fronte di una riduzione delle risorse disponibili, l'Emilia-Romagna può peraltro contare su una nuova formula organizzativa. Qui, infatti, le associazioni provinciali degli allevatori sono confluite nell'unica associazione regionale. Ciò ha contribuito, insieme ad un più efficiente ed efficace sistema di raccolta dei dati, a ridurre i costi del miglioramento genetico.
Questi, in sintesi i progetti del Psr per prossimi sette anni. Ora si passa dalla progettualità alla attuazione con la stesura dei programmi e la loro approvazione da parte di Bruxelles, attesa entro la prossima estate.