Nelle campagne si contano danni per diversi milioni di euro  a causa del maltempo che ha causato frane nei terreni, danneggiato strutture e mezzi aziendali, allagato i campi appena seminati e provocato vittime tra gli animali allevati.
E’ la Coldiretti a tracciare il primo bilancio degli disastri provocati dall’ondata di maltempo che si è abbattuta nelle campagne del centro Italia colpendo soprattutto le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo, dove i danni sono legati allo straripamento di numerosi fiumi e torrenti nel pescarese e nel teramano.

In Abruzzo, lo straripamento dell’Esino ha provocato la perdita di numerose coltivazioni di ortaggi e di seminativi. Occorrerà quindi riseminare ad emergenza passata.  Per alleviare il rischio di esondazioni è stato deciso di riaprire la diga di Penne in quanto l’acqua era giunta al massimo consentito. Nel teramano i danni maggiori alle coltivazioni si registrano in Val Vibrata e nella zona di Atri dove sono sommerse molte strade interpoderali. Nella zona di Ortona il vento e le forti mareggiate hanno fatto crollare uno storico “trabucco” da pesca.

Danni per frane e  smottamenti in tutta l’Umbria, dove le zone più colpite sono quelle di Gubbio, Todi, l’Alto Tevere, il folignate, lo spoletino e la Valnerina. I problemi maggiori sono stati causati dalla forte intensità delle precipitazioni con perdite di campi seminati e impossibilità di procedere a nuove semine. Si registrano anche danni a strutture aziendali e sono andate perse molte scorte (in particolare fieno) mentre sono stati segnalati anche casi di animali morti.

Nelle Marche il fenomeno più grave riguarda le frane. Le infiltrazioni di acqua stanno compromettendo la stabilità dei terreni, specie quelli collinari ma l’acqua ha anche allagato i terreni appena seminati a grano, con il rischio di asfissia delle sementi mentre il vento forte ha, inoltre, spezzato anche i rami di alberi da frutto.
"Al di là dell’emergenza - spiega la Coldiretti - gli allagamenti che hanno colpito soprattutto il pesarese testimoniano la necessità di rivedere la gestione del territorio, a cominciare dalle aree forestali. L’esondazione del Candigliano a Cantiano, del Burano a Cagli, del Foglia a Chiusa di Ginestreto e del Metauro a Pian di Rose evidenzia non solo l’incapacità del sistema idrico a sopportare tali carichi di pioggia, ma, alla luce della quantità di materiale legnoso che si sta rivenendo lungo i punti critici di molti fiumi marchigiani, è evidente che molti danni si sarebbero potuti contenere se non addirittura evitare".

Con i disastri dall’ultima ondata di maltempo il conto dei danni nelle campagne nel 2013 supera il miliardo di euro a causa del ripetersi di eventi estremi nelle campagne durante l’anno che hanno messo in crisi anche la stabilità idrogeologica.