Calano in Europa, ma soprattutto calano in Italia. Sono le tonnellate di agrofarmaci impiegati nella difesa delle colture e il loro calo ha motivazioni diverse. Da un lato c'è la riduzione delle superfici coltivate, per lo meno in Italia. La cementificazione sta soffocando migliaia di ettari coltivabili ogni anno e anche questo incide sull'uso di chimica agraria.

 

Dall'altro le restrizioni normative e dei disciplinari vari, pubblici e privati, che non smettono mai di chiedere riduzioni sempre più spinte dei trattamenti. Infine, l'arrivo di soluzioni alternative che in qualche modo limano la necessità di applicare prodotti fitosanitari. Infine i prezzi, i quali negli anni passati sono saliti a causa delle ormai tristemente note vicende belliche dell'Est europeo che hanno fatto lievitare i costi dell'energia e delle materie prime.

 

Poi ci sono gli anni sui generis, come il 2022, in cui si verificano forti cali delle quantità di agrofarmaci venduti negli Stati membri della Ue. Circa 322mila le tonnellate di prodotti fitosanitari venduti, infatti, con un calo del 10% rispetto al 2021. Ciò stando ai dati forniti da Eurostat, fonte che ricorda come i "fungicidi e battericidi" continuino a rappresentare il primo raggruppamento tecnico e merceologico con il 43% dei volumi di vendita. A seguire gli "erbicidi", con il 35%, per finire con gli "insetticidi e acaricidi" con il 14%. Il rimanente 8% è rappresentato dai prodotti vari. 

 

Chi ne usa di più in Europa

Nel 2022 la Francia è stata prima quanto usi, impiegando il 21% del totale europeo, seguita dalla Spagna con il 18%, dalla Germania con il 15% e infine dall'Italia, quarta con il 14%. Coerentemente, questi quattro Paesi sono di gran lunga i principali produttori agricoli dell’Unione.

 

Rispetto al 2011, sempre stando a Eurostat, nel 2022 si sono registrati forti cali nelle tonnellate vendute nei diversi paesi dell’Ue, con la discesa più marcata registrata in Italia con un sonoro -37%. A seguire, Portogallo e Grecia rispettivamente con il -36% e il -33%. Il tutto, in soli 11 anni.

 

Più giù, sempre più giù

Poi ci sono le tonnellate anno su anno e nel lungo periodo. Ancora secondo le tabelle Eurostat, infatti, in Italia il 2022 ha confermato quanto si stimava già nel corso del 2023, poiché la drastica assenza di piogge ha diminuito molto le applicazioni di agrofarmaci. Se nel 2021 si usarono 50.177.305 chili di sostanze attive, nel 2022 si è scesi a 44.424.417, pari al -11,5% in termini percentuali. Quindi un punto e mezzo percentuale di calo in più rispetto alla media europea

 

Quello contabilizzato nel 2022 è quindi il dato più basso in assoluto nella storia della fitofarmacia dell'ultimo mezzo secolo. Rispetto alla fine degli anni 80, momento in cui si toccò l'apice dei consumi, gli usi in Italia sono infatti più che dimezzati. Nel 1990, stando a Faostat, si usarono infatti 100.596.000 chili di sostanze attive. Rispetto ad allora, nel 2022 si è quindi verificato un calo del 55,8%

 

L'anno in questione, va detto, è stato molto particolare e già nel 2023 non si sono verificate le condizioni estreme rilevate l'anno precedente. Quello in corso, invece, torna a essere preoccupante ma per motivi opposti: i campi sono allagati e chi ha seminato troppo presto rischia di dover rifare tutto da capo. 

 

Agrofarmaci: paure che non trovano conforto nei numeri

Di certo, osservando i dati sul lungo periodo diviene chiaro quanto sia fuorviante e oggettivamente falso il tormentone dell'"Uso sempre più massiccio dei pesticidi", tanto caro al fronte pseudo-ecologista. A dispetto dei reiterati allarmismi, infatti, i numeri dicono che no, non c'è nessun aumento e, sì, c'è un calo pressoché continuo e significativo nelle tonnellate impiegate. Soprattutto in Italia. 

 

Un'evidenza che dovrebbe fare meditare bene prima di dar credito a chi imperversa su web con le proprie campagne di propaganda, fatte solo per raccogliere sempre più abbonamenti o donazioni anche a costo di fomentare paure immotivate e odio gratuito contro il settore della chimica agraria.