Ieri, 17 giugno 2024, il Consiglio Ue - con il voto contrario di Italia, Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia e l'astensione del Belgio - ha adottato a maggioranza qualificata e formalmente il Regolamento sul Ripristino della Natura "il primo nel suo genere" si sottolinea in una nota del Consiglio.

 

Un voto contrastato

I voti contrari non sono stati sufficienti a formare una minoranza di blocco, anche se di poco. Due e alternativi i requisiti per raggiungere il quorum di una minoranza di blocco in questo caso: meno di 15 Paesi votanti a favore e una popolazione tra i favorevoli inferiore al 65% di quella dei 27 Stati membri.

 

E se 20 Paesi su 27 hanno approvato il Regolamento (di fronte a un numero minimo di 15), la popolazione rappresentata è stata pari però ad appena il 66,07% contro la soglia minima del 65%. Il provvedimento in pratica è passato per un soffio.

 

Ciò è tanto più vero se si considera che è stato determinante il voto dell'Austria, che ha cambiato posizione con il sì della ministra dell'Ambiente austriaca, Leonore Gewessler. A seguito di questo pronunciamento, il Governo austriaco ha già annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia Europea per chiedere l'annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali, sconfessando così il proprio ministro, che è stato posto in stato di accusa nel suo Paese.

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La restaurazione della natura in pillole

La normativa così rocambolescamente approvata, appesa ora all'eventuale pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, mira a mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell'Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

 

Stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati, da quelli terrestri a quelli marini, d'acqua dolce e urbani. Il Regolamento mira a mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali. Aiuterà l'Ue a rispettare i suoi impegni ambientali internazionali e a ripristinare la natura europea.

 

Alain Maron, ministro della Transizione Climatica, dell'Ambiente, dell'Energia e della Democrazia Partecipativa del Governo della regione di Bruxelles ha affermato: "Sono lieto di questo voto positivo sulla Legge sul Ripristino della Natura, concordata tra il Parlamento Europeo e il Consiglio quasi un anno fa. È il risultato di un duro lavoro che ha dato i suoi frutti. Non c'è tempo per una pausa nella protezione del nostro ambiente".

 

"Oggi - ha aggiunto Maron - il Consiglio dell'Ue sceglie di ripristinare la natura in Europa, proteggendo così la sua biodiversità e l'ambiente di vita dei cittadini europei. È nostro dovere rispondere all'urgenza del collasso della biodiversità in Europa, ma anche consentire all'Unione Europea di rispettare i suoi impegni internazionali. La delegazione europea potrà presentarsi alla prossima Cop a testa alta".

 

Ripristino degli ecosistemi terrestri e marini

Le nuove norme - nell'intenzione del legislatore - contribuiranno a ripristinare gli ecosistemi degradati negli habitat terrestri e marini degli Stati membri, a raggiungere gli obiettivi generali dell'Ue in materia di mitigazione e adattamento climatico e a migliorare la sicurezza alimentare.

 

Il Regolamento impone agli Stati membri di stabilire e attuare misure per ripristinare congiuntamente, come obiettivo dell'Ue, almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell'Ue entro il 2030.
Il Regolamento copre una serie di ecosistemi terrestri, costieri e d'acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi, nonché gli ecosistemi marini, comprese le fanerogame marine e i letti di spugne e coralli.

 

Fino al 2030, gli Stati membri daranno priorità ai siti Natura 2000 nell'attuazione delle misure di ripristino.
Sugli habitat ritenuti in cattive condizioni, come elencati nel Regolamento, gli Stati membri adotteranno misure per ripristinare:

  • almeno il 30% entro il 2030
  • almeno il 60% entro il 2040
  • almeno il 90% entro il 2050

 

Questi ambiziosi obiettivi però non sono calibrati sulla complessa e variegata realtà di un Paese come l'Italia, e il freno d'emergenza posto a tutela del settore agricolo non sembra essere sufficiente, per cui l'Italia ha votato contro. Gli effetti sull'ecoagrosistema italiano sono stati già analizzati da AgroNotizie® in questo articolo, apparso dopo l'approvazione del testo da parte del Parlamento di Strasburgo, concordato con il Consiglio Ue e contenente già le modifiche al testo originario proposto dalla Commissione Ue.

 

Cia: "Un danno per gli ecosistemi agricoli"

"La Legge sul Ripristino della Natura (Nature Restoration Law), appena approvata a maggioranza risicata dall'ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l'equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l'attuazione del Green Deal Ue". Così il presidente nazionale di Cia - Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, esprimendo rammarico per gli esiti di una battaglia che ha visto l'Italia contraria fino al voto finale.

 

"Adesso - continua Fini - serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l'impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica".

 

Sul tavolo, adesso previsti dal Regolamento Ue, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. "Queste e altre questioni - aggiunge Fini - andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo Regolamento".

 

Tenere il budget Pac fuori da tutto questo è l'altro punto fisso di Cia che continua a trovare inadeguate anche le risorse a disposizione del Nature Restoration Law.

 

Copagri: "Preoccupano i rigidi vincoli comunitari"

"Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all'impatto di un simile provvedimento sull'agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere". Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo il via libera definitivo del Consiglio dell'Ue al Regolamento sul Ripristino della Natura.

 

"Se, da un lato, è certamente positivo l'intento di andare a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, i quali come noto sono degli 'indicatori' naturali dell'inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, dall'altro sono più che preoccupanti i rigidi vincoli presenti nel testo comunitario, che rischiano di assestare un duro colpo alla produzione agricola italiana ed europea", prosegue Battista, ad avviso del quale "nonostante il positivo intervento del Parlamento Europeo, la sostenibilità ambientale, ancora una volta, ha prevalso su quella economica".

 

"Tra gli altri nodi del testo, per la cui entrata in vigore si attende ora solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue, ci sono poi la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e di salute dei suoli", aggiunge il presidente i Copagri.

 

"Ora la palla passa agli Stati membri, che avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione Ue un Piano Nazionale di Restaurazione, nel quale declinare le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale", conclude Battista.

 

Confagricoltura: "Compromette il potenziale produttivo agricolo"

Secondo Confagricoltura, la proposta di Regolamento europeo approvata ieri dal Consiglio Ambiente della Ue sul Nature Restoration Law suscita preoccupazione perché compromette di fatto il potenziale produttivo del settore primario.


Confagricoltura aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa Legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori.

 

Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, in linea con quanto auspicato dalla Confederazione, il testo rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati.

 

Confagricoltura ringrazia il Governo italiano per aver evidenziato, in sede di Consiglio Ue, i limiti del Regolamento che aumenta gli oneri amministrativi per il settore primario, e aver affermato la necessità di un'ulteriore riflessione su come limitare gli impatti negativi per l'agricoltura.

 

Coldiretti: "Legge ideologica, ma eliminate le misure più impattanti"

"La Legge sul Ripristino Natura resta un provvedimento ideologico anche se grazie al lavoro della Coldiretti con gli europarlamentari sono state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con agrofarmaci che da noi sono vietati da decenni. Il tutto con effetti devastanti anche sull'assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto". È il commento della Coldiretti in occasione del via libera del Consiglio Ue all'accordo sul nuovo Regolamento.

 

Il testo varato rappresenta un compromesso al ribasso anche se senza dubbio migliorativo rispetto alla prima proposta della Commissione, grazie soprattutto al lavoro della Coldiretti insieme agli europarlamentari italiani che ha portato a far cadere i vincoli più illogici, come ad esempio l'abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio.

 

Restano però alcune criticità, tra cui il tema della gestione dei piani nazionali di ripristino, compresi alcuni obiettivi relativi ai terreni agricoli, assieme al mantenimento degli obiettivi di riumificazione delle torbiere (seppure meno rigidi rispetto alla proposta iniziale).

 

A livello generale la legge approvata dal Consiglio mantiene un'impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la natura e l'agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra - rileva la Coldiretti - che si preserva la natura, sono proprio le aziende agricole a garantire quella costante manutenzione senza la quale aumenta il rischio di dissesto e desertificazione.