Quando il prezzo del petrolio cresce, aumenta anche il prezzo del latte e viceversa. Una contraddizione solo apparente, come più volte è stato spiegato anche da AgroNotizie.
Ora non è più così, il prezzo del petrolio continua da inizio anno a crescere, come mostra il grafico che segue, ma il prezzo del latte no. Anzi diminuisce, soprattutto quello prodotto in Italia.
Segno che il mercato è oggetto di tensioni che non sempre riconoscono alla loro origine il consueto incontro fra domanda e offerta.
Il latte "spot"
Anche l'andamento del prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, sembra confermare queste "anomalie".Come già era accaduto un mese fa, il latte spot italiano si colloca a prezzi inferiori a quello tedesco.
Un divario che negli ultimi 30 giorni si è persino accentuato, allargando la forbice fra le due provenienze.
Tanto da rendere molto concorrenziale il latte italiano, che oltre a costare meno è gravato, come intuibile, da minori costi di trasporto.
L'andamento del prezzo del latte spot italiano
(Fonte: © Assolatte)
Non solo crisi
Come non notare poi che mentre le quotazioni del prodotto nazionale restano sostanzialmente uguali a quelle dello scorso anno, per le provenienze da Francia e Germania i prezzi sono superiori rispetto ai 12 mesi precedenti.Si è detto che queste anomalie possono trovare motivazione nelle conseguenze della pandemia e della chiusura della ristorazione collettiva, con il calo dei consumi che ne è seguito. Ma può non essere l'unica spiegazione.
Il latte europeo
Che il mercato del latte sia in affanno lo conferma peraltro l'andamento dei prezzi a livello comunitario, dove i dati più recenti forniti dalla Commissione europea mostrano in gennaio una flessione dell'1% rispetto al mese precedente.Ma poi l'analisi dell'andamento dei prodotti caseari mostra interessanti segnali di recupero.
Significativo il più 6,2% di incremento segnato dal latte in polvere intero.
Il mondo recupera
I dati di mercato della prima settimana di marzo sui principali mercati mondiali confermano questa ripresa per i principali prodotti di interesse caseario.Mentre in Europa il latte in polvere intero continua a crescere, in Australia e Nuova Zelanda si registra un picco di oltre il 10%.
Tutti segnali di un recupero che sembra assecondare la correlazione con il petrolio, vista in apertura.
Vantaggi ai quali gli allevatori italiani restano però esclusi, almeno per il momento.
Troppo latte
Nemmeno si possono addossare sui nostri allevatori eccessive responsabilità per aver prodotto più latte del dovuto.I dati sulle consegne elaborati da Assolatte per il 2020 indicano una produzione totale di 12,662 milioni di tonnellate.
La crescita rispetto all'anno precedente è di oltre 500mila tonnellate, il 4,16% in più.
Non è poco e certo non ha contribuito alla stabilità dei prezzi.
La media europea si ferma infatti a solo l'1,7% e aumenti similari sono quelli registrati nelle altre aree di grande produzione nel mondo, dove gli incrementi sono oscillati dal più 0,8% della Nuova Zelanda al più 1,6% degli Usa.
L'andamento delle consegne di latte in Italia
(Fonte: © Assolatte)
Ma i "grana" vanno bene
Più latte e prezzi più bassi in Italia, ma non per tutti.I due grandi formaggi "grana" Dop hanno continuato a macinare aumenti, con i prezzi del Parmigiano Reggiano che hanno raggiunto nella seconda settimana di marzo quota 10,52 euro al chilo per le stagionature di 12 mesi.
Il confronto con l'anno precedente mette in evidenza un significativo più 26,4%, come evidenziano le rilevazioni di Ismea.
Buone anche le performance del Grana Padano, uno dei punti di riferimento per la formazione del prezzo del latte.
Per le stagionature di 12-15 mesi, le rilevazioni Ismea mostrano prezzi di 8,46 euro al chilo, con un incremento del 2,4% rispetto all'anno precedente, che sale al 6,5% se si prende in esame la stagionatura più lunga, quella dei 16/24 mesi.
Andamento del prezzo medio settimanale del Parmigiano Reggiano stagionato 12 mesi
(Fonte: © Ismea)
Anomalie
Il mercato dei prodotti caseari sembra dunque aver risposto bene all'impatto della pandemia.Una condizione che dovrebbe motivare un miglioramento delle quotazioni del latte, nonostante i problemi connessi alla maggiore produzione.
L'assenza di una ripresa darebbe spazio a quanti sostengono la tesi di un mercato del latte soggetto a condizionamenti, piuttosto che alle sole regole della domanda e dell'offerta.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.