Lo studio 'Lattiero-Caseario 4.0: l'innovazione digitale a supporto della competitività della filiera", realizzato dall'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università degli studi di Brescia, ha preso in considerazione tre innovazioni digitali che nel complesso, se attutate, comporterebbero un risparmio di diversi milioni di euro per la filiera lattiero casearia.
Le tre innovazioni sono: la tracciabilità nell'alimentazione animale, la ricetta veterinaria digitale e il controllo della distribuzione dei prodotti finiti.
L'alimentazione animale: più sicuri con la tracciabilità digitale
Il primo case study preso in considerazione è la tracciabilità dei mangimi utilizzati nelle stalle. La qualità e la tipologia delle razioni somministrate alle bovine in lattazione è infatti determinante per ottene un latte che risponda ai requisiti dei caseifici e ai disciplinari di produzione dei formaggi Dop.Un'alimentazione non corretta comporta la produzione di un latte di bassa qualità che si traduce in un danno economico per la stalla e per il caseificio. Ecco perché il controllo della filiera risulta essenziale. Oggi tali controlli avvengono in due modi: a livello formale, basandosi su quanto dichiarato da industria mangimistica e allevatori, oppure attraverso controlli sul campo, che però hanno un costo elevato.
La soluzione analizzata dall'Osservatorio Smart AgriFood prevede la realizzazione di un portale web-based in cui gli attori della filiera inseriscono le informazioni che vengono poi rese immediatamente disponibili a tutti i soggetti coinvolti. I mangimifici caricheranno il documento di trasporto e il cartellino del mangime consegnato all'azienda agricola, gli allevamenti il modulo razioni e i caseifici potranno controllare tutti i passaggi e intervenire in caso di criticità.
Una soluzione come quella illustrata genera un risparmio dovuto all'eliminazione della carta e allo snellimento del processo quantificabile in 64mila euro per un caseificio 'modello' (che raccoglie le produzioni di un centinaio di allevamenti). A cui si sommano i benefici connessi alla riduzione del rischio di mancato rispetto dei disciplinari di produzione per tutti gli attori coinvolti. Per un ecosistema come quello del Consorzio di tutela del Grana Padano si parla di risparmi per 3 milioni di euro l'anno.
La ricetta veterinaria elettronica
Dal primo dicembre 2018 sarà obbligatoria per tutti la ricetta veterinaria elettronica. Se fino ad oggi il veterinario prescriveva i medicinali con una ricetta cartacea emessa in triplice copia (e archiviata dal venditore dei medicinali, dall'agricoltore e dalla Asl), con la digitalizzazione tutta la 'vita' della ricetta sarà digitale. Una vera rivoluzione che nonostante sia vissuta da qualcuno come un onere burocratico aggiuntivo, si traduce invece in un risparmio economico e non solo.Il digitale snellisce il processo di prescrizione, elimina i documenti cartacei e i costi associati, e aumenta la tempestività del processo. Inoltre si risolvono problemi come l'archiviazione, la conformità o l'errore di trascrizione.
Ma la svolta più interessante riguarda l'analisi dei dati. Se l'informazione cartacea non è strutturata e dunque difficilmente elaborabile, con la ricetta elettronica gli enti di controllo hanno una visione globale e puntuale di quanti farmaci sono stati utilizzati e per quale scopo. Informazioni che possono essere utili per ottimizzarne l'utilizzo e prevenire l'insorgere di resistenze.
Secondo l'Osservatorio Smart AgriFood l'implementazione completa del programma di ricetta veterinaria elettronica potrebbe comportare per un ecosistema come quello lombardo un risparmio stimato nell'ordine di circa 18 milioni di euro l'anno, distribuiti in modo significativo e tangibile tra tutti gli attori della filiera.
La tracciabilità della filiera di distribuzione
Molte aziende non hanno visibilità di come il prodotto che lascia i magazzini venga trasportato, gestito e consegnato. La mancanza di una tracciabilità reale e puntuale lungo tutto il processo di distribuzione è causa di diversi problemi. Ad esempio di cattiva conservazione (si pensi al rispetto della catena del freddo), di danneggiamento a causa di urti oppure addirittura di furto.La mancanza di controllo espone le aziende casearie a un danno economico, dovuto ad esempio al respingimento dei prodotti per non conformità, e di immagine nei confronti di tutti gli stakeholder, dalla Gdo al consumatore finale.
E' possibile tuttavia utilizzare dei sensori smart, ad esempio da inserire negli scatoloni per monitorare la temperatura, in grado di inviare dati ad un ricevitore (come un tablet o uno smartphone). Dati che vengono poi registrati (in cloud) ed elaborati per offrire all'azienda visibilità su come e dove il prodotto è gestito.
L'utilizzo di questo sistema nella fase di distribuzione abilita quindi la geolocalizzazione del mezzo o del prodotto, il monitoraggio in real time della conformità dei parametri fisici a cui il prodotto è sottoposto, l'identificazione di eventuali lotti compromessi prima della distribuzione al cliente e la conseguente certificazione della qualità di conservazione, dalla produzione fino al cliente.
I ritorni per l'azienda sono soprattutto di immagine, potendo monitorare gli standard qualitativi dei prodotti consegnati, oltre che economici. Attraverso lo studio dei dati è possibile infatti procedere ad un efficientamento della filiera di distribuzione e, assumendo di riuscire a ridurre del 60% i lotti compromessi per cattiva conservazione e le mancanze, l'Osservatorio Smart AgriFood ha stimato un beneficio annuo per il settore lattiero caseario di circa 7,5 milioni di euro.