Da una parte un ambulatorio asettico, ambienti climatizzati, clienti in sala di attesa.
È l'immagine che può offrire di sé il medico veterinario impegnato nella cura degli animali da affezione.
Dall'altra lo stesso professionista che macina chilometri in auto per raggiungere un allevamento, dove lo attendono animali in una stalla o chiusi in un recinto, in un ambiente non altrettanto confortevole, specie nelle stagioni estreme.
Torna alla mente l'incipit del libro di James Herriot, "Creature grandi e piccole".
"Ero sdraiato a faccia in giù sul selciato - scrive Herriot - in una pozza di sporcizia indefinibile… nudo fino alla vita e su di me la neve si mischiava con lo sporco e il sangue secco".
Il racconto risale agli anni '70 del secolo scorso, ma l'immagine può ancora considerarsi attuale.
L'attrazione dei pet
Non stupisce che chi conclude oggi gli studi di medicina veterinaria scelga di dedicarsi agli animali da affezione, i cosiddetti pet, piuttosto che a quelli da reddito.
Per di più le stalle si stanno svuotando, mentre le città si riempiono sempre più di cani, gatti e altri animali da affezione e dunque i clienti non mancano.
Il risultato di questa evoluzione è però una carenza di medici veterinari disponibili per gli allevamenti.
Proprio ora che alla zootecnia si chiede un impegno straordinario nel contrastare le patologie animali, nel garantire il miglior livello possibile di benessere, nel dare la massima sicurezza ai prodotti di origine animale.
Tutti ambiti nei quali il veterinario svolge un ruolo centrale, nel solco delle strategie One Health, dove uomo e animali condividono un percorso comune nella lotta e nella prevenzione delle malattie.
Professionista multidisciplinare
Il ruolo del veterinario, è opportuno ricordarlo, non si ferma alla cura degli animali, ma presenzia tutte le fasi della produzione e della trasformazione dei prodotti di origine animale, sino al loro consumo.
Veterinari li incontriamo nel servizio pubblico, nelle unità sanitarie territoriali e negli istituti zooprofilattici, nei macelli e nelle dogane, come pure fra le forze dell'ordine.
Un esempio è la presenza dei veterinari fra i Carabinieri dei Nas, i Nuclei Anti Sofisticazione.
A ognuna di queste figure, e altre se ne potrebbero citare, è affidata la responsabilità nel controllo delle produzioni interne e di quelle di importazione.
Responsabilità delle quali rispondono al Ministero della Salute, dicastero dal quale dipendono i servizi veterinari.
Va ricordato che nella maggior parte degli altri Paesi i veterinari fanno capo ad altre amministrazioni, spesso quella agricola.
La scelta dell'Italia pone l'accento sul ruolo sanitario affidato ai professionisti della salute animale. Altrove sembrano prevalere gli aspetti produttivi.
Classyfarm
Segue questa logica la decisione di affiancare agli allevamenti strumenti come Classyfarm, dove le aziende possono confrontarsi e valutare il proprio grado di sicurezza, migliorandolo quando occorre.
Garanzie di salute e sicurezza raggiungibili solo potendo contare sulle competenze di un medico veterinario, finalità per le quali è sorta la figura del "veterinario aziendale", elemento chiave delle attività di Classyfarm.
Il ridursi del numero di medici veterinari potrebbe minare l'efficacia di questo strumento, con ricadute pratiche di grande importanza.
L'adesione a Classyfarm è fra l'altro condizione necessaria per ottenere i sostegni previsti dalla Pac, la Politica Agricola Comunitaria.
Pochi veterinari
Il tema della carenza di veterinari è stato al centro di un recente dibattito promosso da Confagricoltura e Cia - Agricoltori Italiani, dove si è ricordato che a fronte di circa 350mila allevamenti sono disponibili appena 1.200 veterinari iscritti nell'elenco dei "veterinari aziendali".
Un numero esiguo, tenuto conto dell'esigenza delle aziende zootecniche di potersi affidare a questa figura professionale, che nell'ambito di Classyfarm ha un ruolo centrale.
Come ricorda Gaetano Penocchio, presidente della Federazione degli Ordini Veterinari (Fnovi), Classyfarm è uno strumento al servizio della salute e della qualità delle produzioni zootecniche, un ambiente informatico dove convivono l'Anagrafe Zootecnica, la ricetta veterinaria elettronica, i dati provenienti dai laboratori degli zooprofilattici e dai controlli ufficiali e dalla attività di autocontrollo del veterinario aziendale.
Dunque attività tipiche e riservate al medico veterinario.
Benessere animale
Oggi agli allevamenti si chiedono impegni che vanno oltre gli aspetti strettamente connessi alla sicurezza.
Fra questi il benessere animale, per il quale l'Italia vanta l'istituzione di un sistema pubblico di certificazione, il Sqnba, Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale.
Così ad affiancare il lavoro dei medici veterinari si propongono altri professionisti, come agronomi e laureati in Scienze delle Produzioni Animali.
È però indispensabile evitare commistioni improprie fra queste figure professionali e il veterinario.
Di qui la richiesta rivolta al legislatore di dare al veterinario aziendale una definizione univoca, priva di incertezze, in grado di evitare "sconfinamenti" dall'una o dall'altra parte.
Parafrasando, meglio evitare di farsi curare da un ingegnere, come pure di avventurarsi su un ponte progettato da un medico.