Attenti al cinghiale
E' una doppia emergenza quella dei cinghiali: per i danni all'agricoltura e per la trasmissione del virus della peste suina africana.
Lo scrive il 27 giugno Il Sole 24 Ore proponendo ai lettori un resoconto della recente Conferenza delle Regioni.
Molti gli appelli tesi a sollecitare interventi normativi che consentano di affrontare il problema con realismo e celerità.
I problemi non si limitano più a danni agricoli e incidenti stradali, ma è sempre più evidente il danno ambientale e il pericolo per la salute pubblica (intesa come pericolo per gli allevamenti, non per l'uomo).
L'incontro ha confermato la piena sintonia e una fattiva collaborazione istituzionale, a dimostrazione di quanto sia sentita l'urgenza di controllare l'espansione dei cinghiali e degli altri ungulati.
Punto centrale, previsto anche dalle linee guida per la prevenzione della peste suina africana, è il consistente aumento dei prelievi dei cinghiali.
Non è più giustificabile, si legge in conclusione, l'assenza di azioni di contenimento anche nelle aree protette e nei parchi nazionali.
Come cambia l'agricoltura
Meno aziende agricole, però mediamente più grandi e più "digitali".
Sono alcuni degli elementi che emergono dal settimo censimento generale dell'agricoltura realizzato da Istat, al quale il Quotidiano del Sud del 28 giugno dedica un ampio articolo a firma Anna Maria Capparelli.
Un'analisi che arriva in un momento particolare per i mercati, investiti dalla pandemia prima e dal conflitto in Ucraina poi, i cui dati sono preziosi per comprendere le nuove dinamiche e predisporre i sostegni necessari, come ha dichiarato il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
I dati elaborati da Istat dicono che in 38 anni sono scomparse due aziende su tre, ma al contempo la superficie agricola media per azienda si è raddoppiata e ora è di 11,1 ettari.
L'azienda familiare e individuale continua ad essere la più frequente, ma aumenta il numero delle società di persone e di capitali.
Cambia la fisionomia del lavoro agricolo, che ora assorbe più giornate, passate dalle 69 del 2010 alle 100 del 2020.
Crescono le attività connesse, prima fra tutte l'agriturismo.
In dieci anni si è poi quadruplicato il processo di informatizzazione delle aziende agricole.
Tra le aziende più "digital" figurano quelle dedicate all'agriturismo, all'agricoltura sociale e infine le fattorie didattiche.
Corre la meccanica
Il settore della meccanica agricola ha chiuso il 2021 con numeri tutti in positivo.
La conferma è giunta dalla recente assemblea di FederUnacoma, dove il presidente Alessandro Malavolti ha commentato i numeri del settore, che ha visto una produzione record per 13,7 miliardi di euro.
E' quanto si apprende dall'articolo a firma di Ilaria Visentini, pubblicato su Il Sole 24 Ore del 29 giugno, che offre un ampio resoconto dell'incontro che ha riunito nei pressi di Bologna i costruttori di macchine e di componentistica.
A spingere la produzione è stata in particolare la domanda estera, che ha pesato sul 70% dei volumi ed è cresciuta nel 2021 del 20,5%, proseguendo nel primo trimestre di questo anno per un altro 9,7%.
Un ritmo di crescita che potrebbe essere rallentato dall'impennata dei costi di produzione, che finirà per riflettersi sui listini, riducendo la competitività del prodotto italiano rispetto a quello di altri Paesi, ove l'aumento dei costi è più contenuto.
Il banco di prova per capire il futuro, conclude l'articolo, sarà Eima International, in calendario dal 9 al 13 novembre.
Ad oggi sono già 1400 le case costruttrici che hanno formalizzato la loro partecipazione e 460 sono quelle estere.
Bieticoltura in crescita
Sono ben 88 le pagine che QN del 30 giugno dedica all'agroalimentare, passando dalle colture agli allevamenti, dall'ortofrutta alla trasformazione.
Sebbene non sfugga al lettore l'interesse commerciale legato a questa iniziativa, che ha raccolto un buon numero di pagine di pubblicità, non mancano gli articoli che meritano una lettura.
Fra questi, per i toni positivi che offre in questa stagione di crisi per tanti settori, scelgo quello dedicato alla bieticoltura, con la firma di Claudio Ferri.
Il primo dato positivo è che non ci sono state flessioni nelle superfici seminate, (28mila ettari), mentre il prezzo dello zucchero si mantiene sostenuto.
Buone prospettive si segnalano poi per l'utilizzo delle polpe per produrre metano.
Anche il presidente di Coprob (cooperativa di produttori bieticoli) Claudio Gallerani si dice ottimista sulle prospettive del settore, che ora può utilizzare al meglio le nuove varietà sviluppate dai genetisti, più resistenti ai cambiamenti climatici.
Buoni i prezzi dello zucchero, passati da 500 a 800 euro a tonnellata, mentre si sono ridotte le importazioni dal Brasile.
I progetti per il futuro non mancano e sono orientati prevalentemente all'utilizzo delle polpe per la produzione di metano e alla progressiva crescita della digitalizzazione e della meccatronica per realizzare prodotti innovativi.
Strabismi europei
Meno chimica nei campi e più chimica nel piatto.
E' la strategia (un po' strabica) che sembra guidare le scelte di Bruxelles.
Inizia così l'articolo a firma Anna Maria Capparelli pubblicato sul Quotidiano del Sud in edicola il primo luglio.
Un giudizio critico che prende le mosse dalla decisione della Commissione europea di ridurre l'impiego di agrofarmaci, dimenticando tuttavia di indicare le possibili strategie per evitarne le conseguenze negative sulle produzioni agricole.
Una scelta che sembra in deciso contrasto con la decisione di finanziare progetti per la produzione di cibo artificiale realizzato in laboratorio.
Le crisi geopolitiche e la pandemia hanno messo in evidenza l'importanza strategica dell'agricoltura.
Ma l'obbligo di tagliare l'uso di agrofarmaci entro il 2030 comporterà invece una riduzione del 17% delle produzioni agricole europee.
Una decisione contro la quale è alacremente al lavoro l'europarlamentare Paolo De Castro, che pur favorevole al taglio degli agrofarmaci, chiede la contemporanea messa a punto di concrete soluzioni alternative.
Una possibile soluzione arriva dalle Ntb (new breeding techniques), ma le sperimentazioni in campo non sono possibili se la stessa Commissione non vara il necessario Regolamento.
De Castro, prosegue l'articolo, è fortemente critico anche nei confronti dei cibi "artificiali", dei quali non si conoscono gli effetti nel lungo periodo.
Assicurazioni, avanti adagio
In tema di assicurazioni in campo agricolo nel 2021 si è toccato un nuovo massimo, con 8,9 miliardi di euro di valori assicurati per l'insieme delle polizze su vegetali, animali e sulle strutture aziendali (+5% rispetto al 2020).
Lo scrive Federica Pezzatti su Il Sole 24 Ore del 2 luglio prendendo spunto dal rapporto Ismea sulla gestione del rischio in agricoltura.
Nonostante questo aumento, ad assicurarsi è solo il 10% circa delle aziende (le più grandi) soprattutto al Nord, ma si registra una rimonta del Mezzogiorno.
Il report Ismea sottolinea un graduale disimpegno del sistema assicurativo con un progressivo abbandono del ramo agricolo, cosa vista con preoccupazione per la resilienza delle aziende agricole nel medio lungo termine.
Per scongiurare questo pericolo l'Italia, unico caso in Europa, ha istituito un Fondo di mutualizzazione nazionale catastrofale contro le perdite da gelo e brina, siccità e alluvione, destinato alle aziende agricole.
Una misura che vale 350 milioni di euro all'anno.
Per il 2022, si legge in conclusione, la cifra stanziata è di 5 milioni di euro per sperimentare, in alcune provincie, il modello che è ancora in fase di definizione.
La siccità nel Delta
Caldo e siccità stanno facendo sentire i propri effetti negativi in numerose aree del Paese e in particolare al Nord.
Dal Corriere del Veneto del 3 luglio Tommaso Moretto descrive cosa sta accadendo per l'agricoltura del Delta del Po, dove alla siccità si aggiunge la risalita del cuneo salino.
Le maggiori difficoltà si registrano per l'erba medica, mentre la presenza di sale ha "bruciato" le piantine di riso.
La frutta è in sofferenza per carenza di irrigazione e così pure soia e mais.
Anche le api sono stremate dal caldo e producono meno miele.
Dal Trentino Alto Adige arriva il via libera per aprire gli invasi e dare acqua all'Adige a sufficienza per irrigare i campi.
Lo stesso Trentino esorta però lombardi e veneti a realizzare bacini di accumulo, puntando il dito contro le colture a maggiore esigenza di acqua, come il riso.
Un invito che il Consorzio di tutela del riso del Delta del Po non accoglie con favore, ricordando che in questo caso le acque di riferimento sono quelle del Po e non quelle dell'Adige.
Va accolto invece l'invito a realizzare bacini di raccolta, ai quali sarebbe opportuno abbinare, almeno nell'area del Delta, dighe anti-sale.
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.
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