Mi piange il cuore nel vedere sugli scaffali dei supermercati (in Emilia Romagna, per giunta) delle pere olandesi o belghe. D'istinto verrebbe da prescrivere una bella multiresiduale, che non si sa mai…
Sono abbastanza sicuro che gli olandesi, per non parlare di fornitori extra Ue, non ci vanno tanto per il sottile con l'agrochimica e che gli organismi alieni fra le morte gore fiamminghe hanno una vita molto, ma molto più dura che nel Bel Paese.
Bisogna però accettare la triste realtà. Ma non rassegnarci.
Non ci possiamo rassegnare a divenire da Paese grande esportatore (di pere, di kiwi, di pesche…) a importatore. I dati purtroppo parlano chiaro.
Un'indagine compiuta da Nomisma per Apoconerpo rivela che la bilancia commerciale cresce in maniera netta per gli ortaggi e le conserve (+21% nel periodo 2014-2024) ma cala drasticamente per la frutta (-10% nel decennio 2014-2024). Preso atto delle difficoltà attuali, dovute a una serie di concause e iatture in serie sinergica, dobbiamo prima di tutto ricordare il peso della filiera ortofrutticola italiana. Questa rappresenta il 28% del valore della produzione agricola nazionale e il 18% dell'export. Valori molto importanti per il Paese.
Si direbbe allora necessaria una vera e propria strategia nazionale per rispondere alla congiuntura negativa del settore frutticolo. Una strategia che si occupi di mercati e di marketing, ma soprattutto di ricerca. Segnaliamo qui uno dei possibili grandi temi: con cosa sostituire le colture oggi in difficoltà in alcune aree con altre più adeguate al contesto ambientale e di mercato?
Ricordiamo che l'evoluzione agricola c'è sempre stata. Per esempio: si sa che fino agli Anni '60 la Puglia è stato il maggiore esportatore mondiale di mandorle - poi la coltura per tanti motivi regredì e fu sostituita da altre (per esempio l'uva da tavola). In Israele il paesaggio agrario della Galilea si è recentemente modificato e dove c'erano grandi estensioni di pompelmo oggi vi sono avocado a perdita d'occhio.
Qualcuno può dare indicazioni agli agricoltori italiani impegnati in questa difficile transizione? Mai rassegnarsi.