C'è preoccupazione per il vaiolo degli ovini e caprini e la peste dei piccoli ruminanti.

Incominciamo ricordando che gli allevamenti italiani sono indenni da queste patologie. Ma focolai sono segnalati in alcuni Paesi europei e l'ingresso di questi virus in Italia è un rischio che non va sottovalutato.

Per ora il vaiolo è segnalato solo in Grecia, mentre la peste dei piccoli ruminanti coinvolge Romania e Bulgaria.

Le autorità sanitarie europee hanno già emanato, con la necessaria tempestività, i provvedimenti di restrizione alla movimentazione degli animali, mentre i Paesi coinvolti hanno adottato le misure previste in questi casi per il contenimento e l'eradicazione del virus.

Misure che hanno carattere di obbligatorietà in virtù della pericolosità per gli allevamenti che queste malattie rappresentano.

 

La situazione è dunque sotto controllo, ma sino a quando questi focolai non saranno del tutto risolti è opportuno adottare tutte le necessarie misure di biosicurezza, specie nel caso di nuovi ingressi in rimonta e contatti con personale esterno all'allevamento.

Conoscere i tratti principali di queste malattie è un ulteriore elemento di aiuto alla prevenzione. Di seguito una descrizione sommaria, a iniziare dal vaiolo.


Il vaiolo di ovini e caprini

I sintomi più comuni del vaiolo ovino e caprino, oltre alla febbre, comprendono un eccesso di salivazione (ptialismo) cui fa seguito la comparsa di noduli sulle labbra, occhi, naso, mammelle e zone genitali.

Il responsabile della malattia è un virus del genere Capripoxvirus.

In seguito i noduli su labbra e naso si rompono (ulcerazione), mentre nelle altre zone del corpo necrotizzano.

Frequenti le complicazioni batteriche. Elevata la mortalità nelle forme acute e in particolare negli agnelli.

Le lesioni cutanee, come pure le secrezioni nasali e oculari, presentano una forte concentrazione di particelle virali e sono una delle principali vie di diffusione della malattia.

Il contatto diretto e anche la via aerogena sono le principali fonti di contagio.

 

I sintomi descritti devono indurre il sospetto della malattia, che è soggetta a denuncia, e che va confermata da analisi di laboratorio.

Potrebbe infatti essere confusa con l'ectima contagioso o con la febbre catarrale maligna (blue tongue).

I casi più recenti sono segnalati in Grecia a fine marzo, con l'applicazione delle restrizioni previste in questi casi.

 

Peste dei piccoli ruminanti

Ad essere colpiti dal virus della peste (un Paramixoviridae) sono più frequentemente i caprini e in misura più modesta gli ovini.

I principali sintomi si riassumono in febbre, scolo nasale che può interessare anche l'occhio, difficoltà respiratorie, diarrea e lesioni alla bocca.

Il virus è sensibile ai comuni disinfettanti, ma sopravvive per lungo tempo con il freddo.

Importanti i danni economici che arreca, con mortalità che può arrivare all'80%.

 

La sua pericolosità è legata poi alla facilità con la quale si diffonde, coinvolgendo anche la totalità degli animali presenti.

La trasmissione avviene sia per contatto diretto, sia con la condivisione di mangiatoie e abbeveratoi.

I casi più recenti risalgono al metà marzo in Bulgaria e alla fine dello stesso mese in Romania.

Preoccupante in quest'ultimo Paese il rinnovarsi di nuovi episodi a distanza di qualche mese dall'eradicazione della  malattia.


Precauzioni 

Per entrambe queste patologie, che colpiscono solo gli animali e in nessun caso le persone, è opportuna un'attenta vigilanza, in particolare in occasione di nuovi ingressi in allevamento.

Regola che vale anche per il personale che entra in allevamento, che può essere un inconsapevole veicolo di questi e di altri virus.

 

L'adozione delle basilari norme di biosicurezza, l'evitare eccessive concentrazioni di animali e garantire il loro benessere, come pure ridurre le situazioni di stress, completano il "pacchetto" di regole da osservare per contenere l'insorgenza di ogni patologia e non solo quelle ora descritte.

Va poi ricordato che sia il vaiolo sia la peste comportano l'obbligo di denuncia alle autorità sanitarie.

L'insorgenza di un focolaio, oltre ai danni diretti, è motivo di ulteriori perdite economiche in conseguenza dei vincoli imposti agli allevamenti nelle zone soggette alle misure di restrizione.

Un motivo in più per tenere alta la guardia.