L'aumento della frequenza e dell'intensità di rischi legati alle condizioni climatiche, in particolare dei rischi conosciuti come catastrofali (gelo, alluvione, siccità), ha portato il sistema assicurativo a reagire aumentando il costo che un agricoltore deve sostenere per assicurarsi. D'altra parte le stesse compagnie assicurative, data anche la platea di assicurati in agricoltura, che in Italia è ridotta e storicamente concentrata al Nord, devono mettersi al riparo dal rischio di non poter far fronte a richieste d'indennizzo massicce e contemporanee.

 

Questa è solo una delle criticità del sistema di gestione del rischio che sono state analizzate durante il Festival Agri Risk Management 2025, organizzato da Agriduemila Hub Innovation in collaborazione con Co.DiPr.A, Asnacodi e Condifesa Bolzano a Madonna di Campiglio (Tn) il 31 marzo e il primo aprile scorsi. Durante l'evento, che ha visto la partecipazione di duecentocinquanta persone fra agricoltori, esperti, istituzioni, stakeholder, rappresentanti del mondo assicurativo e finanziario, sono stati presi in considerazione tutti i nodi da sciogliere per dare resilienza alle imprese agricole non solo contro i rischi che la crisi climatica pone ma anche contro gli shock di mercato: dal covid-19 in avanti si sono susseguiti con la guerra Russia-Ucraina, quella in Medio Oriente, i prezzi delle materie prime alle stelle e, ultimo, i dazi arrivati con il Governo Donald Trump negli Usa.

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Presenti al Festival trentino non solo esperti di gestione del rischio ma esperti anche di altre discipline con l'intento di analizzare le prospettive da più punti di vista. Durante gli "Expert Talk Agri Risk" Samuele Trestini, professore all'Università degli Studi di Padova e presidente del Comitato Scientifico del Festival Agri Risk Management, ha messo in evidenza come occorra guadagnare flessibilità per affrontare i rischi emergenti. Proprio un'indagine dell'Università degli Studi di Padova, condotta nell'ambito dello Spoke 4 del progetto Agritech (Pnrr) che punta a sviluppare strumenti innovativi per affrontare i rischi climatici, ha messo in evidenza i fattori che limitano l'accesso alla gestione del rischio passivo per gli agricoltori, in particolare per i rischi catastrofali: premi e franchigie elevati, complessità burocratica, indennizzi limitati, coperture non adeguate alle esigenze.

 

"C'è anche un problema di accesso agli strumenti e alla possibilità di avere un sostegno pubblico" ci ha spiegato proprio il professore Trestini. "Alcuni territori, soprattutto quelli più organizzati, hanno la capacità di far fronte all'inefficienza del sistema pubblico nell'erogazione dei contributi e si fanno carico dell'anticipo dei contributi ai propri associati. Ma non tutti i sistemi sono in grado di fare questo e ciò crea grande incertezza e grande sfiducia. C'è un problema poi dal lato dell'offerta di prodotti assicurativi, perché oggi c'è incertezza in ragione del contesto climatico non noto rispetto a quelle che sono frequenza, diffusione e intensità degli eventi avversi. Quindi, chi offre copertura assicurativa per i rischi di fatto si espone esso stesso a rischi rispetto a quello che saranno gli indennizzi che dovrà erogare".

 

Gestione del rischio nel settore agricolo e nodi da sciogliere

 

A rimarcare la problematica della tenuta del sistema Daniele Caceffo, head of Agriculture di Generali Italia. "La partnership pubblico-privata - ha affermato - siamo convinti sia l'unica strada ma bisogna accelerare. Se pensiamo ai danni dell'evento grandinigeno del luglio 2023, quelli sono eventi che non riusciamo a controllare, così come il danno sistemico siccitoso. C'è anche un tema di disaffezione. Spero di sbagliarmi, ma per come sta procedendo la campagna assicurativa prevedo che registremo a fine anno un calo dell'8-10% delle sottoscrizioni".

 

La burocratizzazione è una barriera messa in evidenza da più interlocutori presenti. A guardare avanti per intravedere una via d'uscita è stato Mauro Serra Bellini, dirigente del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. "Occorre semplificare per riuscire ad arrivare a strumenti che consentano la copertura dei rischi e che siano immediati da leggere" ha detto durante gli "Expert Talk Agri Risk". "Bisogna poi mettere a sistema e condividere le informazioni aziendali che si stratificano nel fascicolo aziendale. Avremo informazioni molto puntuali che ci consentono di capire cosa succede su quel territorio e qual è il comportamento della singola azienda rispetto alla gestione del rischio. L'esigenza è di avere soluzioni che siano su misura. Poi bisogna programmare, a seguito dell'acquisizione delle informazioni. Dare informazioni alle aziende agricole, che possano essere in grado di utilizzare gli strumenti per fare la loro programmazione. Dove grandina ogni anno, si mettano le reti antigrandine".

 

Se il futuro pare cupo, considerando anche la tempesta dei dazi imposti dagli Usa governati da Trump, a rincuorare gli animi ci ha pensato Herbert Dorfmann, parlamentare europeo presente agli "Expert Talk Agri Risk". "È chiaro - ha affermato - che la questione competitività è diventata molto più importante di quanto lo era in passato. Senza dimenticare la lotta al cambiamento climatico, la mission del commissario per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Christophe Hansen, è incentrata su produttività e competitività del settore. Ciò che mi rende positivo è la nuova attenzione verso l'agricoltura che non è più vista solo come una spesa da fare".

 

Poi, a proposito del budget per la prossima programmazione Pac, dal 2028, Dorfmann ci ha detto: "Mi aspetto una proposta finanziaria entro quest'anno, inizio dell'anno prossimo. La proposta di riforma della Pac sarà sicuramente una Pac più centrata diciamo sull'agricoltore attivo. C'è il grande problema del cambio generazionale, quindi più incentrata su un'agricoltura che produce più che su un'agricoltura che gestisce il territorio".

 

Occhi sulla Pac con l'europarlamentare Herbert Dorfmann

 

E il problema dei giovani, del ricambio generazionale, è stato messo in evidenza anche da Giovanni Menapace, presidente di Co.Di.Pr.A. "Voglio invocare un patto fra generazioni - ha detto - le nuove generazioni possono essere le vere protagoniste di un approccio rivoluzionario di fare agricoltura per dare competitività. Nostro compito però è gettare le basi perché l'agricoltura sia ancora una professione dove i giovani possono trovare soddisfazione".

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