Ridurre gli scarti in campo del 50%. Questo il risultato delle ricerche irrigue, condotte sulle filiere agroalimentari italiane, che hanno mostrato come l'irrigazione riesce mediamente a ridurre gli scarti e che per effetto della qualità e salubrità delle produzioni raccolte vengono anche ridotti gli sprechi nelle fasi di trasformazione e consumo.

Per le colture considerate - pesca di Romagna Igp, patata di Bologna Dop, pera dell'Emilia-Romagna Igp, pomodoro da industria - il Canale emiliano romagnolo, Cer, ha stimato che nel 2020 in Regione sono state evitate perdite di frutta e verdura nella fase di campo di circa 160mila quintali grazie all'irrigazione.

"Spesso erroneamente considerata una tecnica agronomica a dispersione d'acqua, l'irrigazione è invece risultata la tecnica di riferimento per ridurre le perdite e gli sprechi di alimenti nella fase di campo - ha sottolineato il ricercatore del Cer, Francesco Cavazza che ha raccolto il dato -. Per meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030 e della strategia Farm to fork, l'acqua andrà comunque sempre più distribuita con sistemi e tecniche di irrigazione di precisione come Irriframe, migliorandone ulteriormente l'efficienza per ridurre perdite e sprechi di cibo con il minimo d'acqua".

"Il Cer - ha proseguito invece il presidente dell'ente Nicola Dalmonte - investe con continuità risorse ed energie su personale tecnico qualificato per proseguire ed ottimizzare il suo contributo molto concreto al miglioramento degli strumenti ed informazioni da offrire al comparto agroalimentare e all'universo dei Consorzi di Bonifica del nostro paese".


L'irrigazione sostenibile

L'analisi dei risultati delle recenti ricerche dei laboratori agronomici del Cer ad Acqua Campus evidenziano quindi che l'irrigazione intelligente può ridurre la quantità di acqua impiegata e la conseguente perdita di alimenti già in campo.
Più recentemente, il piano d'azione della Farm to fork proposto dalla Commissione europea ha raccolto le sfide di riduzione degli sprechi, evidenziando il ruolo fondamentale di ogni attore della filiera.
Il massimo spreco è raggiunto a livello del consumatore finale, mentre il minimo è nella fase di produzione agricola. E, sebbene i volumi di risorsa idrica lasciati sul campo possano essere ulteriormente ridotti, è solo grazie all'attenzione e cura degli agricoltori se la produzione agricola europea è così efficiente.

Molteplici sono quindi gli strumenti introdotti dagli agricoltori italiani per ridurre le perdite di cibo, ed il più importante è proprio l'irrigazione sostenibile. È nota, infatti, la capacità dell'irrigazione avanzata di incrementare le rese e migliorare la qualità organolettica, estetica e commerciale, ma si è trascurato l'effetto di riuscire recuperare una grande quantità di alimenti che altrimenti andrebbero persi a fini alimentari. Ogni anno la siccità non contrastata dall'irrigazione provoca, infatti, enormi perdite produttive e notevoli frazioni di ortaggi e frutti che non raggiungono la maturazione, sono depigmentati, deformi e sottomisura. Su altre produzioni come il mais, l'assenza di irrigazione favorisce l'insorgenza di marciumi e micotossine estremamente nocive per l'alimentazione umana e del bestiame.


Il problema degli sprechi

La quantità di sprechi alimentari è rilevante e insensata. Mentre a livello globale circa 700 milioni di persone oggi soffrono la fame e altri tre miliardi non possono permettersi una salubre nutrizione si continua ancora a sprecare ben il 17% del cibo prodotto.
Nell'ultimo periodo, si cerca di intervenire con metodologie di riciclo, ma non è ancora abbastanza. I gas serra che alterano gli equilibri climatici immessi in atmosfera per produrre il cibo che viene sprecato sono superiori alle emissioni complessive di tutta l'India e poco inferiori a quelle di Cina e Usa.

In Europa, dal campo alla tavola si perdono ogni anno 88 milioni di tonnellate di alimenti, con un costo complessivo che raggiunge i 143 miliardi di euro. Questi enormi sprechi di cibo sono quindi un ingente danno per l'ambiente e per l'economia soprattutto e sono eticamente non più sostenibili nell'ottica di salvaguardia e risparmio delle risorse naturali esauribili come l'acqua. Da quando nel 2011 la Fao ha evidenziato l'entità del problema, numerosi studi e iniziative sono state realizzate per arginare il problema. L'impegno contro la lotta allo spreco è stato ufficializzato nel settembre del 2015, quando le Nazioni Unite hanno adottato i 17 nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile compresi in Agenda 2030.
In particolare, l'impegno numero 12 "Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo" evidenzia gli aspetti etici, economici e ambientali dello spreco di cibo e definisce come obiettivo per il 2030 quello di dimezzare lo spreco di cibo pro capite e di ridurre le perdite di prodotti alimentari.