Quello di Fieragricola di Verona sulla riforma della Pac 2021-2027, che entrerà in vigore nel 2023 e che vedrà una revisione a medio termine nel 2025, è stato il primo webinar dopo l'accordo raggiunto al super trilogo fra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue della fine di giugno, ratificato il 29 giugno scorso dal Consiglio Agrifish, al quale partecipano i ministri dell'Agricoltura dei 27 Stati membri.
 
Grazie dunque al webinar organizzato da Veronafiere e Food trade foundation come tappa di avvicinamento alla 115esima edizione di Fieragricola (26-29 gennaio 2022, con un primo evento digitale sull'agricoltura 4.0 organizzato in collaborazione con Image Line), è stato così possibile avviare un confronto fra i protagonisti: Paolo De Castro, coordinatore S&D Comagri al Parlamento europeo, Herbert Dorfmann, coordinatore Ppe Comagri al Parlamento europeo, Alessandro Apolito (dirigente dell'Area economica di Coldiretti), Massimiliano Giansanti (presidente di Confagricoltura), Dino Scanavino (presidente di Cia agricoltori italiani), Franco Verrascina (presidente di Copagri), Giorgio Mercuri (presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari).

Le principali novità della riforma sono state presentate dagli europarlamentari Paolo De Castro e Herbert Dorfmann. La previsione degli ecoschemi, che assorbono il 25% dei fondi del Primo pilastro, spinge la Pac verso una maggiore attenzione all'ambiente, ma cercano di rispondere non solo alla sensibilità ambientale, ma alle esigenze sempre più pressanti del clima, tanto che istituiscono una riserva di fondi anticrisi (450 milioni di euro) e sostengono con il 3% dei fondi destinati ai pagamenti diretti nuovi strumenti per la gestione dei rischi e con un altro 30% i giovani agricoltori. Allo stesso tempo, la riforma così licenziata - in attesa di proseguire il proprio iter con la stesura dei regolamenti e l'approvazione il prossimo autunno da parte del Parlamento europeo in plenaria - è attenta ai diritti dei lavoratori, subordinando i premi agli agricoltori al rispetto delle norme sul lavoro.

Riunito al tavolo (digitale) di Fieragricola, il mondo agricolo ha tracciato un quadro per alcuni aspetti negativo della futura Pac, come era prevedibile. Il nodo principale è quello della burocrazia e il rischio che la condizionalità sociale apra la strada a nuova burocrazia e nuovi controlli, che già distolgono sufficiente tempo agli agricoltori.

Ma a sorpresa, la Pac non subisce critiche sul piano dei nuovi obblighi di natura ambientale. Questo taglia ogni polemica possibile da parte di cittadini e ambientalisti, talvolta eccessivamente critici nei confronti dell'attività agricola. Gli agricoltori sono i primi attenti alla gestione di acqua, suolo, ambiente, affermano i rappresentanti agricoli, e c'è addirittura chi, come Dino Scanavino, presidente di Cia agricoltori italiani, che, accanto al taglio della burocrazia e ad una maggiore attenzione ai giovani imprenditori (altrimenti il ricambio generazionale come si porta avanti?), suggerisce al sistema agricolo nazionale di cogliere al volo l'opportunità della tutela della biodiversità, alla luce di un tasso elevato di specie e varietà che solo l'Italia in Europa può esibire. Per non contare della forza del brand "made in Italy".

Altra leva sulla quale il sistema agroalimentare italiano dovrebbe scommettere è quella della programmazione produttiva concessa ai consorzi di rappresentanza delle Indicazioni geografiche, sulla scorta di quanto avviene già con formaggi e salumi e che, da sola, si è vista non essere una risposta sufficiente, ma sempre meglio di niente. La cooperazione, comunque, come ha ricordato il presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri, saprà cogliere da tale opportunità la possibilità di gestire meglio il mercato, anche su scala internazionale. "Certo, il Terzo pilastro, concentrato sulla condizionalità sociale, ci preoccupa per come sarà applicato negli altri Paesi dell'Unione europea, per evitare rischi di competitività in condizioni disarmoniche".
"Sarà necessario un confronto con i principali competitor, come Francia, Germania e Spagna, per vedere come imposteranno i loro Piani strategici nazionali ed evitare squilibri nell'impostazione ad esempio delle politiche sugli aiuti accoppiati", ha sentenziato Scanavino.

A sentire il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, accanto a una burocrazia che rischia di essere ancora più pressante, l'assenza più pesante della riforma della Pac sembra essere proprio la tutela dei redditi delle imprese agricole, uno degli obiettivi fondanti della Politica agricola europea che proprio nel 2022 festeggerà i primi sessanta anni dalla costituzione.
"Non ci sembra affatto essere un modello di sviluppo economico con il quale vincere le sfide del futuro" ha detto tranchant Giansanti. "Non dimentichiamo che storicamente la Politica agricola comune nasce in una fase di sviluppo demografico e con l'obiettivo di garantire il giusto reddito agli agricoltori e armonizzare le politiche degli Stati membri. Ci aspettavamo una Pac più ambiziosa e generosa per gli agricoltori, invece le risorse sono minori e la riforma stessa ha perso la sua anima economica e non risponde alla necessità di produrre più cibo per un mondo che è ancora in crescita demografica”.

Maggiori aperture da Coldiretti, nel webinar rappresentata da Alessandro Apolito, dirigente dell'Area economica, per il quale "la partita si giocherà a livello italiano, con la definizione del Piano strategico nazionale". La riforma della Pac, per Apolito, offre spunti interessanti con "la possibilità di avere sistemi di gestione del rischio e di proteggere il lavoratore agricolo".
Certo non si dovrà cadere nelle trappole ideologiche che ogni tanto colpiscono l'agricoltura come "la demonizzazione della zootecnia, frutto di attacchi indiscriminati a qualsiasi tipo di allevamento". Sotto la lente, in futuro, "le misure contenute nel Green deal e nella strategia Farm to fork, che senza valutazione di impatto rischiano di avere un risvolto negativo".

Una critica, quella al Green deal, sollevata anche dall'eurodeputato Herbert Dorfmann, per il quale però potrebbe esserci la possibilità di una redenzione. "Se la strategia From farm to fork, molto superficiale e troppo ideologica, apre la pista verso una catena alimentare con un più alto valore qualitativo, per un Paese con prodotti di alta qualità come l'Italia, dovrebbe andare nella direzione giusta" ha sostenuto. "Chiaramente dobbiamo evitare le derive ideologiche che ci sono. E chiaramente se aumentiamo le richieste ai nostri agricoltori, obbligandoli ad utilizzare meno prodotti fitosanitari e antiparassitari e meno antibiotici, prima di tutto dobbiamo dare agli agricoltori tecnologie in mano per far questo, nell'ambito della genetica e dell'agricoltura di precisione. Proprio per una fiera come Fieragricola questo è un argomento importantissimo. Anche qui la Pac può dare un contributo importante".

Una Pac più verde ("e con linee decise da Bruxelles, che ha evitato una pericolosa rinazionalizzazione, ha ricordato Paolo De Castro), dunque, ma anche più avvitata sulla burocrazia e con meno risorse (circa il 15% in meno). "La nostra preoccupazione è quella di una burocrazia che colpirà doppiamente i nostri agricoltori, perché oltre ai già pesanti controlli in tema di condizionalità che non potranno che acuirsi, saremo anche chiamati a misurare il raggiungimento degli obiettivi Ue che verranno inseriti all'interno del Piano strategico nazionale" ha commentato Franco Verrascina, presidente di Copagri. "Auspicavamo una semplificazione burocratica a livello europeo, che non è arrivata. L'unica possibilità sembra quella di agire a livello nazionale, con una programmazione efficace e condivisa".