Sono questi alcuni dei temi emersi ieri a Napoli durante il convengo della Cia Campania “Agricoltura è sistema rurale” a conclusione del quale è intervenuto il presidente della Regione Campania e assessore all’Agricoltura, Vincenzo De Luca, preceduto dagli interventi programmati del direttore dello Svimez Luca Bianchi, del presidente regionale di Cia Alessandro Mastrocinque, e del direttore nazionale dell'organizzazione, Rosanna Zambelli.
Verso un ente pagatore della Campania
“Come è noto a ciascun agricoltore, c’è un problema serio con l’inefficienza di Agea, l’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura” denuncia Alessandro Mastrocinque nella sua relazione di apertura del convengo “Agricoltura è sistema rurale”. Gli risponde immediatamente il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che annuncia l’istituzione di un ente pagatore regionale per superare l’ostacolo dell’Agenzia nazionale. “Abbiamo preso la decisione – afferma il presidente della Regione Campania – di creare un ente pagatore campano, si paga a Napoli. Non possiamo più fare i viaggi della speranza a Roma, facciamoci un ente pagatore nostro. Ci vorrà un anno, bene. Tra un anno i pagamenti li faremo a Napoli”.Psr 2021-2027 da scrivere insieme
Un problema del settore agricolo campano è rappresentato dalla macchinosità delle procedure per accedere ai fondi del Psr. La richiesta di Cia Campania è quella di coinvolgere le associazioni agricole direttamente nella programmazione. Richiesta accolta dal presidente della Regione Campania.“Il nuovo Psr – sottolinea De Luca – lo scriviamo insieme e partiamo da subito. La nostra intenzione è ricominciare da febbraio a lavorare sulla nuova programmazione. Lo faremo aprendo una lotta contro il burocratismo. Quando ci sono norme dettate dall’Ue, allora c’è poco da fare. Ma non ci dobbiamo mettere neanche una virgola di più, con uffici provinciali che richiedono cose diverse da territorio a territorio”.
Un marchio unico per le eccellenze della Campania
“La Campania vale da sola poco meno della metà dell’intero export agroalimentare meridionale (il 44%) eppure manca un marchio a tutela della salubrità e della eccellenza dei nostri prodotti nel mondo”.Il presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque lancia la proposta di un marchio unico della Regione Campania per il food e l’agroalimentare. Cia Campania sottolinea che tale iniziativa permetterebbe di avere più reddito alle aziende agricole campane piccole e medie nel contesto della filiera agroalimentare anche ai fini di investimenti aziendali futuri con un rapporto stimato da uno a dieci. Un ruolo centrale in questa operazione potrà essere svolto dall’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno che, grazie al capillare lavoro di analisi già svolto sulle produzioni campane, potrà continuare a fugare ogni dubbio sia nei confronti dei consumatori finali sia verso il mercato nazionale ed internazionale.
“In Sicilia stanno discutendo un marchio realizzato su questo modello – spiega Mastrocinque – e noi chiediamo alla Regione un investimento per la promozione, comunicazione e marketing al fine di poter veicolare il valore insito nei sapori della Campania in Italia e nel mondo”. Su questo punto Vincenzo De Luca ricorda la prossima apertura l’8 febbraio di uno Spazio Campania a Milano. “L’8 febbraio – sottolinea il presidente della Regione Campania – inaugureremo a Milano uno Spazio Campania, una mostra permanente dei prodotti di eccellenza della nostra regione. Abbiamo fittato la sede dell’ex Banca Agricoltura a Piazza Fontana. Dobbiamo puntare sulla qualità e unicità dei nostri prodotti".
Certificazione varietà campane, intervenire subito
Molti agricoltori campani sono oggi costretti a utilizzare varietà certificate come resistenti a nuovi virus, solo che tutte le varietà certificate sono extra-regionali. E tanto accade sia in olivicoltura che in castanicoltura.“L’agricoltura delle aree interne è in difficoltà ed a queste difficoltà si aggiungono le emergenze fitosanitarie – denuncia Mastrocinque – come il Cinipide del castagno, Xylella, la Mosca della frutta. In questo contesto diventa fondamentale la ricerca privata e soprattutto pubblica per avere nuove varietà certificate, per esempio sulle nostre cultivar autoctone resistenti agli agenti patogeni ed ai cambiamenti climatici. Se non andiamo in questa direzione scomparirà il nostro patrimonio di biodiversità”. Il Psr non prevede ancora questo tipologia di spesa; Cia Campania ritiene invece che i fondi per una ricerca in questa direzione vadano inseriti nella prossima programmazione dei Psr.
Infrastrutture per l’agricoltura
Per dare sfogo alle potenzialità del sistema rurale campano Cia Campania ritiene fondamentale avere infrastrutture efficienti e tempi certi per il completamento di quelle in corso. Lo stesso vale per la banda larga. Solo il 4,4% della popolazione è servita da una rete a 100 megabit rispetto al 24% dell’Europa. Secondo un recente studio Nomisma, inoltre, solo una impresa agricola su dieci realizza almeno l’1% del proprio fatturato mediante vendite online, mentre l'incidenza media in Europa arriva all'1,7%. “Avere in Campania una infrastrutturazione efficiente dal punto di vista materiale e immateriale ci permetterebbe di aumentare fortemente sia le possibilità di lavoro sia l’incremento del valore aggiunto nei vari settori dell’economia. Solo in agricoltura, oggi a 3,15 miliardi di euro di esportazione, nell’arco di pochi anni potremmo avere un dato che si aggira sui 4 miliardi di euro" afferma Mastrocinque.Consorzi di bonifica, la riforma degli enti rallenta
In tema di infrastrutture, tra gli interventi spicca anche quello di Maurizio Capitelli, presidente di Cia Caserta, il quale, nel ricordare lo stato drammatico in cui versa l’esercizio della bonifica e dell’irrigazione, chiede conto al presidente della Regione della proposta di legge della Giunta regionale sulla riforma dei consorzi di bonifica.Su tanto De Luca ammette “I Consorzi di bonifica nella maggioranza dei casi non funzionano bene”. E sulla legge di riforma dice: “Abbiamo rallentato: per i debiti, centinaia di milioni”. E per dare un metro di paragone ricorda: “Quando siamo entrati nell’amministrazione di questa regione abbiamo ereditato 2,3 miliardi di debiti sul bilancio della regione”. E poi “Immaginare ora di prendere dai 300 ai 400 milioni per coprire i debiti dei Consorzi è impossibile, non posso prendervi in giro, siete degli imprenditori e capite bene di cosa parlo”.
A questo punto per De Luca è “Necessaria una formula di ingegneria finanziaria per risolvere il problema, magari creando un ente nel quale mettere i debiti, ma ci stiamo ancora lavorando. Occorre mettere insieme una soluzione per i Consorzi di bonifica che non metta in ginocchio il bilancio della Regione Campania”.
Meno vincoli per i prodotti trasformati nelle piccole aziende agricole
Un'altra proposta avanzata da Cia Campania alla Regione è che si lavori ad una proposta di legge per semplificare le norme sulla produzione, trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli di esclusiva provenienza aziendale per la vendita diretta. “Cia Campania ha già consegnato una proposta in tal senso alla Commissione agricoltura. In pratica chiediamo – precisa Mastrocinque – normative ad hoc per le piccole aziende agricole in modo che alle piccole imprese familiari vengano richiesti meno vincoli burocratici rispetto a quelli richiesti a grandi realtà industriali”.Imprese agricole per la manutenzione del territorio
La Campania rischia di perdere un milione di abitanti nei prossimi anni, a partire dalle aree interne.“Urge un cambiamento di rotta per il benessere di tutti. In questo scenario Cia Campania ritiene che l’imprenditore agricolo sia e debba essere il punto di riferimento sul territorio – avverte Mastrocinque, che ricorda come - nello stesso tempo riteniamo che, su questo fronte, ci possa essere un’integrazione al reddito delle aziende utilizzando il decreto legislativo 228/2001, che prevede che i Comuni possono affidare direttamente alle aziende agricole singole (50.000 euro) ed in forma associata (300.000 euro) tutta una serie di attività di manutenzione e salvaguardia del territorio in deroga alle normali gare di appalto mediante affidamento diretto”.
Sistemi energetici locali: valorizzare le biomasse
Il patrimonio forestale campano inutilizzato negli ultimi 50 anni è aumentato del 43%.“A fronte di questo inutilizzo, noi importiamo legna da ardere. A nostro avviso anche il patrimonio forestale va opportunamente valorizzato, riprendendo quella cultura della gestione sostenibile del sottobosco. Lo sviluppo della filiera legno-energia non riguarda solo il bosco, ma può e deve interessare anche le imprese agricole. Si tratta di organizzare dei sistemi agroenergetici locali, basati su una rete di piccoli impianti di valorizzazione delle biomasse" propone Mastrocinque.