Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, sono questi i paesi del Mercosur, il mercato comune del Sudamerica al quale aderiscono in qualità di stati associati anche Bolivia, Cile, Ecuador, Colombia e Perù. Un mercato che conta circa 250 milioni di persone e dove il Made in Italy è cresciuto del 66,6%, stando ai recenti dati Istat sull’andamento delle nostre esportazioni. Risultati che potrebbero ulteriormente migliorare con la riapertura dei negoziati di libero scambio fra Ue e Mercosur. La firma di un accordo commerciale con questi paesi era nell’agenda del semestre di presidenza spagnola della Ue (ora verso la conclusione), un progetto che ha sollevato però più di una preoccupazione. Se ne è parlato a lungo anche durante il Consiglio dei ministri agricoli che si è tenuto a Bruxelles il 17 maggio dove si è sottolineato l’impatto negativo che questi accordi potrebbero avere, in particolare sui settori delle carni. La maggior parte dei paesi membri (14 nazioni, fra le quali anche l’Italia) ha espresso forti preoccupazioni in merito ai possibili accordi commerciali fra Ue e Mercosur, in particolare il ministro francese Bruno La Marie ha paventato un aumento del 70% delle importazioni di carni bovine e del 25% di quelle di pollame, le cui ripercussioni sul mercato europeo, già depresso, sono facilmente immaginabili. La delegazione irlandese ha puntato l’indice sull’impatto negativo che un futuro accordo potrebbe avere nei confronti della carne di alta qualità. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la delegazione italiana, che ha manifestato le sue preoccupazioni in merito alle misure di tutela delle produzioni di qualità. Da più paesi e fra questi anche l’Italia, si è posto l’accento sulle ripercussioni di carattere economico e sociale conseguenti a un accordo di libero scambio. Posizioni più “possibiliste” sono emerse da parte di alcuni paesi del Nord Europa, come Svezia e Danimarca, comunque perplessi per le possibili conseguenze negative sul fonte dell’occupazione. A conclusione del Consiglio dei Ministri, il Commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, ha rassicurato che la Commissione sarà particolarmente vigile su questi negoziati e si adoprerà per tutelare gli interessi degli agricoltori.

 

Tutela della qualità

A proposito di tutela delle produzioni europee lo stesso Consiglio dei Ministri è intervenuto affrontando il tema della competitività del settore agroalimentare europeo. Punto centrale è il riconoscimento e la promozione del modello alimentare europeo, basato sugli elevati standard di qualità che i produttori sono tenuti a rispettare. Condizioni che non sempre sono riscontrabili nei prodotti importati, con evidenti distorsioni della competitività. Di qui la richiesta che negli accordi internazionali sia riconosciuta la valenza del modello produttivo europeo e sia richiesta la reciprocità per i prodotti importati. Sulla necessità di un riconoscimento a livello internazionale degli elevati standard produttivi europei si è detto convinto sostenitore anche il Commissario Dacian Ciolos, che ritiene inoltre necessario che gli stessi standard di qualità e di sicurezza siano richiesti per tutti i prodotti importati. E' anche per questo motivo, ha sostenuto Ciolos, che diviene importante fare maggiori progressi in tema di indicazione delle origini in etichetta.

 

Madrid apre all'America Centrale

Mentre si discute di apertura ai mercati del Mercosur e di maggiori tutele in tema di competitività e salvaguardia degli standard qualitativi delle produzioni comunitarie, ecco arrivare da Madrid la conclusione degli accordi commerciali con gli stati dell’America Centrale (Costa Rica, Honduras, Panama, El Salvador, Guatemala e Nicaragua). Per dieci anni avranno libero accesso al mercato centroamericano gli automezzi prodotti in Europa. La Ue potrà anche “liberarsi” di 1900 tonnellate di latte in polvere e di 3000 tonnellate di formaggi a pasta dura. Sin qui tutto bene. Il rovescio della medaglia è la riduzione dei dazi per le esportazioni di questi paesi verso la Ue, esportazioni che riguardano le banane, ma anche carne bovina (17mila tonnellate), riso (20mila tonnellate) e zucchero, per quantità ancora da definire. Quasi una “prova generale” per gli accordi futuri del Mercosur. Con buona pace delle tante parole spese (inutilmente?) per tutelare la competitività delle produzioni europee.