A riparlarne in questi giorni è stato il Gruppo miele di Aiipa, l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari afferente a Confindustria e Federalimentare che rappresenta le aziende italiane che confezionano il miele per il consumatore finale e forniscono il miele all’industria dolciaria e cosmetica.
Secondo i dati contenuti nella nota stilata da Aiipa, che tratta l’80% del prodotto destinato al consumatore ed il 100% del miele utilizzato come ingrediente in prodotti alimentari, la produzione nazionale di miele l’anno scorso si è fermata a 9500 tonnellate, 1500 in meno rispetto al 2016, che già non fu un anno roseo.
Un'annata quindi molto negativa, che ha avuto le sue ripercussioni anche sull’industria alimentare e cosmetica, come ha spiegato Raffaele Terruzzi, presidente del Gruppo miele Aiipa, con un calo dell’offerta che è stato compensato solo in parte dall’aumento delle importazioni.
Nel 2017 infatti sono arrivate dall'estero, principalmente da Romania, Spagna, Cina, Argentina e Ucraina, 23.413 tonnellate nel 2017, rispetto alle 22.568 tonnellate del 2016, con un aumento delle importazioni solo del 3%.
Il calo produttivo invece ha influenzato negativamente le esportazione di miele italiano, con un volume di prodotto pari a 6.398 tonnellate, il 14% in meno rispetto alle 7.284 tonnellate esportate l'anno precedente.
La diminuzione della produzione però non ha portato a un calo dei consumi che - sebbene in Italia non siano elevati come in altri paesi europei - si mantengono stabili o addirittura in aumento nonostante il calo della produzione.
Secondo i dati forniti da Aiipa in Italia il consumo totale di miele ha raggiunto un volume di 26.015 tonnellate, con solo una leggera flessione rispetto al 2016 dove i consumi sono stati di 26.284 tonnellate.
Un andamento analogo è stato registrato per il consumo procapite, che nel 2017 tra miele mangiato tal quale e quello consumato tramite i dolci è stato stimato a 0,43 chili a testa, rispetto agli 0,44 chili del 2016.
La stabilità dei consumi per l'Aiipa ha favorito il consolidamento del fatturato del miele venduto a scaffale, che nel 2017 ha registrato una crescita del 5%, passando dai 140 milioni di euro del 2016 ai 147 milioni di euro.
Un aumento di fatturato che però non rasserena certo le aziende apistiche, dal momento che questo aumento non rispecchia quello dei redditi degli apicoltori, penalizzati dall’aumento dei costi dovuti all’aggravio di lavoro e spese per accudire le api spesso debilitate dalle carenze di nettare e polline.
Il dato positivo è la fidelizzazione dei consumatori verso il prodotto italiano, tutelato da una normativa stringente che impone ai confezionatori di indicare in etichetta tutti i paesi di origine del miele che si possono ritrovare nel vasetto.
Una garanzia che anche l’Aiipa ritiene fondamentale sia per la tutela dei consumatori sia per mostrare la serietà delle aziende.
Ora la speranza è tutta nella prossima stagione, anche se la primavera in molte parti di Italia non è certo partita con il piede giusto.