Sul prezzo del latte alla stalla rimane alta la tensione e la possibilità di un accordo appare, per ora, piuttosto lontana.
Le organizzazioni sindacali agricole rigettano la proposta formulata da Italatte e da altri gruppi industriali di 40 centesimi al litro.
Il presidente di Cia Lombardia, Mario Lanzi, si spinge oltre e allarga l’orizzonte delle difficoltà sul piano sostanziale. “La trattativa con Assolatte è difficilissima – afferma Lanziperché è la stessa rappresentanza degli industriali a non essere in grado di trattare un prezzo che vada bene alle Dop, al latte alimentare, all’alta qualità. In Assolatte sono rappresentate diverse anime e, se devo fare un’analisi, risulta complesso fare una sintesi delle diverse esigenze”.
Per il numero uno di Cia Lombardia, avvezzo a trattative estenuanti con la controparte industriale, “un altro aspetto che non agevola la sintesi è la molteplicità dei riferimento sul mercato lattiero caseario stesso. Per le Dop il riferimento è il mercato nazionale, il latte alimentare guarda invece l’andamento del mercato tedesco e bavarese, i riferimenti per le quotazioni del burro e della polvere di latte sono la Nuova Zelanda e la Cina”.

Che fare, a questo punto?
“Dobbiamo applicare quanto prevede il Pacchetto Latte a livello europeo, convocare un Tavolo interprofessionale e avviare singole trattative per ciascuna filiera, a seconda che si tratti di latte alimentare, latte alta qualità, latte destinato alle produzioni Dop, ai formaggi freschi, eccetera. Altrimenti diventa più semplice avere un prezzo del latte separato e condurre trattative di natura aziendale, con i grandi gruppi”.

Questo significa che oggi i produttori sono coesi e Assolatte attraversa un problema di rappresentanza? Cade il mito dell’unità sindacale degli industriali?
“Diciamo che il problema è il potere contrattuale. Le singole filiere produttive hanno interessi non così immediatamente conciliabili, ma ognuno di questi filoni è uno, rispetto a 3mila allevatori conferenti. Però, dopo anni di trattative, anche la parte agricola è molto più unita rispetto al passato”.

Ieri il ministro De Girolamo ha incontrato il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, e il consigliere delegato Adriano Hribal. Pensa che le istituzioni debbano entrare nella trattativa con una cabina di regia, come accaduto in passato?
“Innanzitutto penso che i produttori si debbano aggregare per comparto produttivo in Op, delineare un progetto, confrontarsi con i riferimenti industriali e, sì, avere il sostegno del ministero e delle regioni, almeno nella fase di start-up. Bisognerà avviare una riforma della rappresentanza anche nei consorzi di tutela, perché oggi la parte allevatoriale non ha alcun potere decisionale, almeno in alcune realtà consortili dove la parte industriale è di fatto predominante”.

Al recente Dairy Forum di Clal sono stati presentati i futures nel settore lattiero caseario. Negli Stati Uniti vanno forte. Saranno mai adottati in Italia?
“Per il sistema nazionale lo ritengo difficile. Il nostro sistema è fortemente incentrato sulle Dop, piuttosto che sul latte libero. Tuttavia, importanti gruppi che acquistano latte non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania e altri Paesi, così come le grandi cooperative di commercializzazione, potrebbero adottare i futures come paracadute al rischio volatilità. In ogni caso, non ritengo che diventerà da noi una pratica contrattuale rilevante. E poi credo che oggi sia estremamente difficile prevedere la volatilità del prezzo del latte in un contesto superiore ai sei mesi, la realtà italiana è assai diversa rispetto al panorama di grandi aziende produttrici che vivono in Olanda, Germania e nel Nord Europa”.