Districarsi sul mercato del latte spot, quello venduto fuori contratto, appare a prima vista un rompicapo.
Per la provenienza italiana si è interrotta la lunga stagione di prezzi al ribasso, iniziata a fine 2023, che ha progressivamente portato il prezzo del latte spot nazionale a precipitare da 57,61 euro del novembre 2023, ai 44,75 euro al quintale.
Poi la svolta dell'ultima settimana con il prezzo risalito a 45 euro al quintale.
Ma rispetto alle quotazioni di un anno fa occorre recuperare ancora un 3%.
Per le provenienze francesi e tedesche la situazione è all'opposto. Le quotazioni si sono impennate e rispetto a un anno fa sono più alte di quasi il 17%.
Il risultato finale è il progressivo allinearsi dei prezzi delle diverse provenienze verso valori simili.
È già accaduto in passato e per il latte italiano è stata una stagione di continui rialzi. Accadrà di nuovo? Presto per dirlo.
Quanto latte c'è
Una risalita dei prezzi trova parziale spiegazione nell'andamento della produzione, ancora in flessione in Italia.
I dati riferiti da Assolatte mostrano il progressivo calo delle consegne che si è protratto per tutto il 2023.
Il dato finale indica una produzione di 12,8 milioni di tonnellate con una perdita di oltre 165mila tonnellate rispetto al 2022 (meno 1,29%).
Non c'è da stupirsi se si tiene conto della continua chiusura di stalle. Come denunciato da AgroNotizie®, dal 2010 al 2023 il numero degli allevamenti di bovini da latte si è fortemente ridotto, passando dalle 39mila aziende del 2010 alle 27mila di oggi.
Nemmeno l'aumento delle dimensioni medie degli allevamenti superstiti è valso a bilanciare i conti, visto che il numero di bovine da latte è calato nello stesso periodo di 85mila capi. Una tendenza che non accenna ancora a un'inversione.
Consegne di latte negli ultimi tre anni
(Fonte Assolatte)
I prezzi in Europa
Un'occhiata all'andamento del mercato del latte nell'Unione Europea conferma questa tendenza all'aumento dei prezzi.
I dati medi, sebbene riferiti a gennaio, mostrano quotazioni in crescita per tutto il settore, dal latte ai prodotti trasformati.
Sensibile l'aumento per il burro e in particolare per il cheddar, prodotto di riferimento per i formaggi, che mostra un incremento del 7,6%.
Il latte nel mondo
La produzione di latte in Europa si mantiene sostanzialmente stabile con un aumento del solo 0,1%.
Per trovare una possibile spiegazione alla tensione sui prezzi occorre spostare l'attenzione ai mercati mondiali.
Osservando le curve della produzione sui principali Paesi produttori, come Australia e Nuova Zelanda, si nota come i primi mesi dell'anno coincidano con un fisiologico calo produttivo.
Come spesso avviene, il mercato sembra aver anticipato questa tendenza, con un aumento dei prezzi conseguente alla minore disponibilità di prodotto.
I prezzi
Interessante poi dare un'occhiata all'andamento dei prezzi dei principali prodotti caseari sul mercato mondiale.
Si osserva così che nei primi giorni di marzo i principali indicatori (burro, latte in polvere e cheddar) sono tutti o quasi con il segno più davanti, sia in Europa sia negli Usa.
Qualche segno opposto solo in Oceania, come evidenzia la tabella che segue, elaborata come le precedenti dalla Commissione Europea.
I formaggi
È infine utile osservare come evolve il mercato italiano dei formaggi, in particolare i due grandi "grana", Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
Entrambi, come mostra la tabella che segue, hanno segnato in marzo spunti al rialzo, in particolare nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno.
Nessun aumento per l'Asiago, formaggio alla cui produzione è destinata una quota rilevante del latte di quattro province italiane, Vicenza e Trento e parte di quelle di Padova e Treviso.
Il prezzo rilevato da Ismea per la seconda settimana di marzo è fermo per l'Asiago D'allevo a 8,55 euro al chilo e a 7,20 euro al chilo per il Pressato-fresco. Quotazioni stabili da molte settimane, ma inferiori a quelle dello scorso anno, con una flessione rispettivamente del 3,4% e del 7,1%.
Flessioni anno su anno si registrano poi per la mozzarella (-6,7%), per l'Italico e per il Gorgonzola.
Export da record
A dispetto di questi segnali altalenanti che lasciano ancora incerta l'evoluzione del prezzo del latte nelle prossime settimane, imprime ottimismo l'andamento dell'export lattiero caseario.
Il dato conclusivo per il 2023 indica un nuovo record di 600mila tonnellate, per un fatturato di 5 miliardi di euro.
A trainare la crescita i formaggi freschi, ma anche Grana Padano e Parmigiano Reggiano.
Bene anche gli altri stagionati duri (+7,8%).
Cresce l'export di mozzarella che da sola rappresenta un quarto del volume complessivo del nostro export. Che si chiude con un saldo positivo della bilancia commerciale per 2,3 miliardi di euro.
Numeri che dovrebbero contribuire a consolidare la tenuta del prezzo del latte, invertendo un ciclo al ribasso che durava da troppo tempo.
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