Negli allevamenti italiani di capre la razza più presente è la Sarda, che vanta un numero di esemplari doppio rispetto alla Saanen, che si colloca al secondo posto nella graduatoria delle razze più diffuse.

Al terzo posto troviamo la Camosciata delle Alpi, ma a farla da padrone negli allevamenti italiani sono i meticci, di gran lunga i più rappresentati nei nostri allevamenti.

 

A confermarlo sono i numeri dell'Anagrafe Zootecnica che indicano una consistenza di quasi mezzo milione di capre meticce, frutto di incroci fra più razze.

A grande distanza, con meno di 170mila esemplari, troviamo la razza Sarda e poi la Saanen, con meno di 90mila capi.

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Meticci al primo posto

La preponderante presenza di incroci fra diverse razze ha più di una spiegazione, a iniziare dalla diffusa presenza in ogni regione di ceppi autoctoni con un multiforme patrimonio genetico.

Inoltre, alle capre si chiedono doti di resistenza e adattamento e il meticciamento offre come "valore aggiunto" il vigore ibrido che si ottiene dall'incontro fra genetiche di diversa origine.

Motivo che spinge a introdurre negli allevamenti nuova genetica al fine di migliorare talune caratteristiche, dalla rusticità all'aumento della produzione di latte.

 

Le razze

La scelta della razza, da allevare in purezza o come genetica di nuova introduzione, diviene elemento importante in funzione degli obiettivi di miglioramento che l'allevamento si propone.

Per questo è opportuno conoscere più da vicino le caratteristiche delle principali razze caprine, a iniziare dalla Sarda, che come abbiamo visto è la più diffusa.

 

La Sarda

La capra di razza Sarda vanta una buona attitudine alla produzione di latte, cosa che l'ha portata ad essere diffusa ben oltre il suo areale di origine, che come si desume dal suo nome è la Sardegna, dove ancora oggi vanta il primato di razza caprina più rappresentata.

È una delle razze più antiche, nel cui sangue si afferma scorrere quello del muflone, e più recentemente migliorata con l'introduzione di ceppi maltesi, cui si dovrebbe il deciso miglioramento nella produzione di latte.

 

Animale di media corporatura e dal vello bianco, presenta una produzione di latte nelle primipare di circa 160 litri (lattazione di 100 giorni) e nelle pluripare di oltre 220 litri (lattazione di 180 giorni).

Ricca la composizione del latte, che vede una percentuale media del 6% per il grasso e del 5,3% per le proteine.

Qualità che rendono il latte della Sarda particolarmente adatto alla caseificazione.

Buono il tasso di parti gemellari, intorno al 20-25% dei casi.

 

La Saanen

La razza Saanen si distingue per la sua mole, per il vello corto e di colore bianco, e per le ottime performance nella produzione di latte.

Originaria della Svizzera, grazie alle sue caratteristiche produttive si è presto diffusa oltre i confini della sua culla di origine e oggi è fra le razze più diffuse in Europa.

Segno questo di un'altra sua importante caratteristica che è quella dell'adattabilità, non sempre presente in altre razze che mal sopportano ambienti diversi rispetto a quello di origine.

Questa adattabilità fa della Saanen una delle razze che meglio si presta a condizioni di allevamento confinati e protetti.

Per contro la sua forte capacità produttiva esige un'adeguata alimentazione.

 

In condizioni ottimali gli animali più produttivi possono raggiungere e superare produzioni di 10 quintali per lattazione.

Frequenti i parti gemellari e non sono rari quelli trigemellari.

La composizione del latte vede una minore presenza di grasso rispetto ad altre razze (in media poco oltre il 3%) e una buona dote proteica (superiore al 3%).

Il latte di Saanen ben si presta al consumo fresco pastorizzato, la cui richiesta è in aumento.

 

La Camosciata delle Alpi

Come la Saanen, anche la Camosciata delle Alpi ha nella Svizzera la sua culla di origine, e oggi è diffusa in molti Paesi europei e in particolare in Francia.

In Italia la si incontra con maggiore frequenza nelle regioni dell'arco alpino.

Il suo nome deriva direttamente dal fenotipo, dove spicca un mantello che nella colorazione ricorda quello del camoscio.

 

Di taglia medio grande ha spiccate doti di adattabilità, cosa che l'ha portata ad espandersi oltre il suo ambiente di origine, sino alle zone di pianura.

Una attenta selezione di questa razza ha portato ad aumentare fecondità e fertilità, con frequenza di parti gemellari.

 

Razza a spiccata vocazione lattiera, è capace di raggiungere picchi produttivi anche di otto quintali per lattazione.

Buono il tenore in grasso, mediamente del 3,2-3,3% e anche quello di proteine, che si colloca intorno al 3,10-3,20%.

Come tutti gli animali capaci di buone performance produttive, presenta esigenze maggiori in termini di alimentazione. Alimentazione che richiede un'attenta gestione del periodo di transizione fra asciutta e lattazione, graduando il rapporto fibra, energia e proteine.

 

Associazione della pastorizia

Queste tre razze sono una piccola parte del patrimonio genetico caprino che in Italia annovera ben 36 razze autoctone diverse, dalla Alpina alla Vallesana, cui si aggiunge la razza Murciana come unica rappresentante delle razze "estere".

Un vero e proprio "capitale" di geni che richiede un attento lavoro di conservazione, selezione e miglioramento.

 

Compito affidato ad Assonapa, acronimo di Associazione Nazionale della Pastorizia, alla quale è affidata la responsabilità di gestire il Libro Genealogico delle razze ovine e caprine.

Affiancano il "Libro" alcuni "Registri", quello anagrafico, dei tipi genetici autoctoni e delle razze estere.

 

Fra gli obiettivi da perseguire quello di preservare il patrimonio genetico di questi animali e di garantire nelle razze in purezza il rispetto degli standard fissati.

Quello svolto dall'associazione, alla quale possono aderire tutti gli allevatori su base volontaria, è dunque un compito che ha importanti valenze sociali e che pertanto gode di un sostegno pubblico, sia nazionale sia europeo.