In Francia, reduce da un'impennata dei casi di influenza aviaria, in particolare negli allevamenti di anseriformi (anatre e oche), si è deciso di passare alle "maniere forti" introducendo la vaccinazione obbligatoria per questi animali.

Entro la prossima estate saranno circa 60 milioni i capi che riceveranno la protezione vaccinale.

 

Ma il pericolo influenza aviaria resta alto per tutte le specie avicole e l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha diffuso in questi giorni una nota nella quale invita a non abbassare la guardia e a monitorare costantemente l'evoluzione della malattia in tutti gli Stati europei.

"Sensibilizzare i responsabili degli allevamenti e gli operatori del settore può contribuire a garantire che qualsiasi caso sospetto sia prontamente segnalato e affrontato", ha affermato Frank Verdonck, responsabile dell'Unità Rischi Biologici e Salute e Benessere degli Animali di Efsa.

 

Attenti alle mutazioni

Il motivo di tanta preoccupazione è legato alla forte capacità di mutazione e adattamento di questo virus, in particolare nelle forme ad alta patogenicità (Hpai), tanto che nel tempo è aumentato il numero di specie animali che possono essere colpite.

Fra questi anche i mammiferi e dunque l'uomo, ma limitatamente e in conseguenza di uno stretto contatto con gli animali ammalati, selvatici o domestici.

Il consumo di carne e prodotti avicoli non comporta dunque alcun rischio.

 

Nessun caso di trasmissione è segnalato da uomo a uomo, cosa che attualmente mette al riparo da un rischio di pandemia.

Aumentano tuttavia i casi di influenza aviaria segnalati negli animali, come i recenti episodi nei bovini da latte negli Usa, notizia già anticipata da AgroNotizie® nei giorni scorsi.

 

Animali da compagnia

Il virus, come noto, si trasmette soprattutto grazie agli uccelli selvatici, che nelle loro migrazioni lo trasferiscono anche a grandi distanze.

In funzione di questa caratteristica, le maggiori attenzioni vanno riposte nei confronti degli animali che vivono all'aperto, sia quelli in produzione zootecnica, sia gli animali da affezione.

 

Il virus si è dimostrato capace di infettare molti animali, dai visoni alle volpi e anche cani e gatti.

Se questi hanno libero accesso alle zone esterne hanno la possibilità di entrare in contatto con il virus e possono rappresentare un potenziale veicolo di infezione.

 

Parola d'ordine, biosicurezza

Di fronte a questo scenario Efsa invita ad affrontare il tema nell'ottica "One Health", una salute circolare che accomuna uomo e animali, evitando per quanto possibile l'esposizione al virus da parte degli animali (soprattutto mammiferi) e dell'uomo.

 

Per gli allevamenti si raccomanda di rafforzare tutte le misure di biosicurezza per evitare che gli animali entrino in contatto con il virus e lo diffondano.

Entro la fine dell'anno Efsa in collaborazione con Ecdc, Ente Europeo per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, predisporranno un parere scientifico sulle strategie da adottare per scongiurare il rischio di una recrudescenza dell'influenza aviaria a tutti i livelli.