Ogni famiglia ha i suoi personaggi un filo "originali". In quella di chi scrive vi era zio Alberto, ex portuale genovese in pensione e gestore di un negozio di biciclette nel capoluogo ligure. Da buon pensionato aveva un orticello in Toscana e vi coltivava ogni ben di Dio. Cosa alquanto buffa, prendeva i rottami di pedivelle e manubri, li seppelliva nel suo orto e con questa pratica si era convinto di nutrire con grandi quantità di ferro i suoi ortaggi. Questi, in effetti, gli venivano un vero trionfo e così lo zio buonanima non dava mai retta quando gli si diceva che quei rottami erano del tutto inutili e quegli ortaggi giganteschi provenivano solo dalla distribuzione di quintali di stallatico e dal fatto che li irrigava con puntualità, staccando a mano ogni filo d'erba e parassita vario. In barba però a ogni tipo d’insegnamento agronomico e di buon senso, l’orticoltore-ciclista trapassò nella convinzione che le sue pedivelle funzionassero. Che sciocco che è stato il buon Alberto: si fosse inventato la "Ziodinamica" avrebbe fatto i soldi, asserendo magari che le energie dei ciclisti, trasmesse per anni a quelle parti meccaniche, si potevano trasferire prima al suolo e poi alle piante. E molto probabilmente i suoi ortaggi meravigliosi sarebbero stati perfino visti da qualcuno come prova provata che "qualcosa di vero nella Ziodinamica deve pur esserci". Un business fantastico rimasto purtroppo nel cassetto…
 
Facendo un balzo in avanti di una ventina d’anni ci si ritrova ancora nella medesima Regione dell’orto “ciclistico”, ovvero la Toscana, la quale ha come Presidente Enrico Rossi, intervenuto al recente convengo sulla Biodinamica svoltosi a Firenze.
La Toscana, tanto per intenderci, è anche la Regione ove risiede l’ospedale di Pitigliano, in cui si somministrano, a richiesta, rimedi omeopatici al fianco dei farmaci regolarmente registrati presso il Ministero della Salute. Quindi, non stupisce più di tanto la collocazione a Firenze del convegno biodinamico, come pure non stupiscono alcune affermazioni del Presidente in materia di agricoltura, ambiente e territorio. Questo almeno per come sono state riportate in un articolo di Gonews.it – Firenze.
 

Cemento e filosofi

 
Partendo dalle opinioni condivisibili, Enrico Rossi ha sollevato la questione della cementificazione. Indiscutibilmente, il paesaggio non ne beneficia di certo. Pure non ne beneficiano i bilanci idrologici di certi bacini i quali per colpa del cemento mostrano tempi di corrivazione delle acque piovane sempre più ridotti, aggravando i fenomeni di allagamento in corrispondenza di piogge importanti. Ora la Regione Toscana sta prendendo decisamente posizione su questo tema e con un’apposita Legge si proibirà di costruire nuove cubature nei terreni agricoli. Vista la continua erosione di SAU che caratterizza l’Italia da decenni, non si può altro che plaudere a questa iniziativa, schierandosi con forza al fianco della Giunta regionale.

Magari, qualche perplessità inizia ad affiorare quando Rossi chiama in causa addirittura Aristotele, il quale avrebbe sostenuto che si può agire secondo Natura, ovvero “katà fusin”, oppure contro Natura, cioè “para fusin”. E il Presidente lo chiama a testimone non solo per esortare al rispetto del territorio, da non impermeabilizzare più di quanto sia ora. No, Aristotele serve anche come trampolino per giustificare la posizione anti-Ogm della Regione, nella quale si vive il biotech come qualcosa contro cui “lottare” e “dare battaglia”. Peccato davvero. Perché ora chi glielo spiega agli elettori di Rossi, in fila presso i banchi di salumi e formaggi dei supermercati, che una gran parte delle prelibatezze che acquistano deriva da allevamenti italiani dove i mangimi Ogm abbondano, oppure da carni americane le cui bestie sono state allevate prevalentemente con foraggi di natura transgenica?
Per giunta, a proposito di approcci filosofici farlocchi, gioverebbe ricordare a chi lo porta ad esempio come Aristotele fosse padre anche del cosiddetto “sistema geocentrico”, detto anche aristotelico-tolemaico, il quale prevedeva un modello astronomico ove la Terra rappresentava il centro dell'Universo e tutti gli altri corpi celesti avrebbero ruotato attorno ad essa, Sole incluso. Oggi, dopo secoli di lotte eroiche contro i roghi inquisitori, finalmente si sa che la Terra è tonda anziché piatta, come pure che è lei a girare intorno al Sole e non viceversa.
Chissà, forse prima o poi giungerà una rivoluzione copernicana anche nel biotech, grazie alla quale il Sole della Scienza verrà correttamente riposizionato al centro del sistema culturale e sociale, anziché essere fittiziamente relegato su orbite periferiche come purtroppo accade in questi disgraziati tempi moderni. Tempi segnati per lo più da un soffocante oscurantismo pseudo-ambientalista e filo esoterico che ricorda per certi versi quello religioso della metà del millennio scorso.

 
Alluvioni e memorie corte

 
Aristotele e biotech a parte, Enrico Rossi, sempre in occasione del convegno biodinamico fiorentino, si sarebbe anche detto convinto che se l’intero territorio toscano fosse trattato secondo le logiche biodinamiche si potrebbe stare tutti più sereni quando piove. Questa convinzione sarebbe nata nel Presidente dopo una visita a un’azienda biodinamica della zona, ove gli alti livelli di sostanza organica dei suoli, probabilmente, hanno conquistato l’entusiasmo degli astanti facendo loro pensare che le alluvioni si possano evitare dando semplicemente più letame nei campi.
A trovarlo, peraltro, il letame. Soprattutto pensando agli attacchi continui alla zootecnia intensiva che di letame ne produce la maggior parte, ma che si vorrebbe ridurre sempre più proprio perché accusata di ogni nefandezza di tipo ambientale.
 
Peccato che la memoria sia spesso troppo corta. Perché se così non fosse si ricorderebbero bene l’alluvione del Polesine del 1951, o le esondazioni del Po di Doncamilliana memoria, anch’esse degli Anni 50, quando l’uso di macchine agricole, agrofarmaci e fertilizzanti era solo all’inizio e il territorio era molto meno antropizzato e impermeabilizzato di ora.
Magari, basterebbe restare in Toscana, ricordando l’alluvione proprio di Firenze del 1966, quando di Ogm non se ne parlava ancora e di chimica nei campi se ne usava un quinto rispetto agli Anni 90.
Perché il Mondo, piaccia o meno, vive da milioni di anni conteso fra due spinte, quella della Tettonica a zolle, che sospinge verso l’alto i rilievi, e quella degli atmosferili, i quali erodono invece montagne e crinali causandone la ridiscesa a valle. Talvolta seguendo dinamiche disastrose.
Che l’Uomo ci abbia messo lo zampino, asfaltando e abbandonando ampie fette di territorio è indubbio, ma ascoltando le considerazioni del Presidente Rossi sembra che l’abbia avuta vinta ancora una volta la masochistica illusione secondo la quale la Terra diverrebbe intonsa da alluvioni e cataclismi se i contadini rinunciassero a fertilizzanti e “pesticidi cattivoni”. Il tutto in barba alle ripetute glaciazioni che hanno ciclicamente ricoperto ampie porzioni dell’Europa meridionale in epoche non sospette quanto a effetto serra e buchi nell’ozono.
 
Chiuso il convegno fiorentino resta quindi un dubbio dal vago sapore di auspicio. Non è che forse sarebbe meglio organizzare, sempre a Firenze, un secondo convengo nel quale mostrare quella faccia del Pianeta che certi salotti si ostinano a ignorare o a dipingere per quello che non è?
Si capisce bene che in tal modo si stimolerebbe la voglia di roghi mediatici da parte dei soliti Savonarola dell’anti-tutto, ma se Giordano Bruno si fosse arreso ai suoi persecutori e avesse abiurato le proprie affermazioni oggi tutti sarebbero ancora convinti che la Terra sia piatta e che sia il Sole a girarle intorno.