Durante un sopralluogo operativo (il 29 aprile 2020) per la redazione dell'accordo di cooperazione tra Dipartimento Tutela Ambientale, Sovrintendenza Capitolina e Zètema Progetto Cultura, per la riqualificazione di Villa Torlonia, a seguito della chiusura della Villa a causa della pandemia di covid-19, si è potuto constatare la presenza di una erbacea perenne tipica delle campagne italiane e romane che, grazie alla sospensione straordinaria dei tagli dell'erba, ha potuto crescere indisturbata in un'intera aiuola (1).

 

Il Gladiolus sp. è una specie archeofita (2) e appartiene alla famiglia della Iridaceae. Il nome di "Gladiolus" è stato attribuito alla pianta da Plinio il Vecchio e in latino significa piccola spada per la forma delle sue foglie che assomigliano al gladius, antica spada in dotazione ai legionari romani.

 

Questo genere ormai raro, spontaneo in tutta l'Italia centromeridionale, comprende specie protette e incluse in alcune "Liste Rosse" (3) regionali. Un tempo, assieme a fiordalisi e papaveri si accompagnava al grano nelle messi di primavera. Oggi, purtroppo, questa specie è quasi scomparsa dalle campagne a causa dell'utilizzo di diserbanti e tecniche di coltivazione intensiva. Questa erbacea, provvista di cormo(4) sotterraneo di circa 2 centimetri, avvolto in una tunica fibrosa costituita da fibre variamente organizzate secondo le diverse specie, può raggiungere i 100 centimetri di altezza. Le foglie strette, lanceolate, spadiformi, lunghe fino a 50 centimetri di un bel colore verde opaco, hanno evidenti nervature. L'infiorescenza, presente tra aprile e maggio, occupa il tratto superiore dello stelo ed è formata da una spiga eretta per lo più distica, con fiori imbutiformi di 6 tepali di colore rosa-porpora intenso, circondati da brattee verdi. I frutti sono capsule sferiche incise esternamente da tre solchi, che contengono semini angolosi di colore rossastro, con o senza alette a seconda della specie.


Area del rilevamento del Gladiolus 

Area del rilevamento

(Fonte foto: Giorgia Piloni - Associazione Pubblici Giardini)

 

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Ingrandimento dell'area di rilevamento alle spalle dell'edificio della Limonaia

(Fonte foto: Giorgia Piloni - Associazione Pubblici Giardini)

 

Per la determinazione botanica certa occorrerebbe prelevare e analizzare parti della pianta (cormo o semi), non reperibili a causa del taglio della specie, avvenuto subito dopo il rilevamento in corrispondenza della riapertura delle Ville e dei giardini di Roma (5). Dai riscontri effettuati su testi scientifici specialistici (6), si può ridurre la selezione a due specie in particolare: il Gladiolus italicus Mill. e il Gladiolus communis L., entrambi presenti nel Lazio (si escluderebbe il Gladiolus palustris, per l'areale di appartenenza che non comprende la regione laziale). L'unica differenza percepibile tra i due gladioli è data dalla disposizione dei fiori e dalla presenza o meno delle alette sui semi (7).

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Ma in questa sede non è fondamentale la determinazione esatta delle specie (anche se auspicabile), quanto gli spunti che questa osservazione e inaspettata presenza all'interno di una Villa storica, portano con sé in relazione a due aspetti principali:

  • l'importanza delle bulbose, rizomatose e, in generale, delle piante erbacee perenni e annuali
    con funzione di coprisuolo, come elementi non secondari per la qualificazione del verde storico
    cittadino (non costituito esclusivamente da alberi di prima grandezza e arbusti);
  • la preservazione della biodiversità delle specie erbacee native, archeofite e/o esotiche
    naturalizzate.

 

In riferimento al primo punto, è importate evidenziare la considerazione fatta da Federico
Maniero, studioso ed esperto di giardini storici, in riferimento al pensiero di Georgina Masson (8) che nel 1970 sottolinea l'importanza delle erbacee nella storia dei giardini, sottovalutata all'interno delle ricerche di questo tipo.

Maniero, accogliendo l'ipotesi della scrittrice inglese, sottolinea che, dal 1500 al 1750:

  • l'impiego della componente erbacea era inevitabile al fine di sopperire alle carenze cromatiche di quella legnosa;
  • rispetto a quest'ultima, le erbacee garantivano fioriture già in primavera e in ogni caso per un periodo più lungo;
  • nei giardini di quei secoli dominavano le aiuole geometriche, a stretto ridosso di ricchi arredi plastici (statue, fontane, eccetera) meglio valorizzati in presenza di piante minute. Alberi e arbusti, con chioma ampia e in forma libera, avrebbero troppo condizionato, secondo i canoni estetici dell'epoca, l'equilibrio e la percezione delle diverse porzioni del giardino e dei molti manufatti presenti (9).

 

Affascinante studio è proprio quello della fitocronologia che si caratterizza come la scienza che approfondisce i caratteri storico-botanici delle piante, identificando l'anno di introduzione di una specie esotica in un dato ambiente, con il fine di supportare il ripristino e il restauro dei giardini ed evitare "errori storici" di utilizzo di piante che non erano ancora state introdotte alla data di riferimento.

 

L'introduzione e la successiva diffusione di specie esotiche è maggiormente rinvenibile dopo il 1750 in Italia, ed ha influenzato l'arte, la decorazione, il design, la tecnologia, la medicina e infine contribuito alla trasformazione del paesaggio vegetale, che oggi intendiamo "naturale". Prima di questa data la percezione del giardino italico era molto diversa perché l'aspetto ornamentale e quello funzionale erano quasi indistinti. Le specie arboree presenti erano poche e quasi esclusivamente sempreverdi (10), se escludiamo la presenza degli alberi da frutto che solitamente appartenevano ad un'altra area separata destinata ad orti e frutteti.

 

Interessante evidenziare in questa sede, la differenza dei colori tra il giardino e il paesaggio agrosilvopastorale. Il giardino era caratterizzato dai bianchi-rossi delle fioriture degli arbusti autoctoni (11) ed era rara la presenza di fioriture gialle prima dell'ultimo quarto dell'Ottocento; nel paesaggio agrosilvopastorale, al contrario i gialli erano dominanti grazie alla presenza di numerose leguminose, i bianchi mediamente rappresentati, mentre i rossi alquanto limitati. Tra la vegetazione erbacea i colori prevalenti rimanevano sempre il bianco e il rosso, il giallo e il viola erano intermedi mentre gli azzurri e celesti risultavano più rari.

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Di seguito si riporta l'elenco delle specie erbacee presenti nel giardino italico coltivate prima nell'hortus conclusus romano e poi nel giardino medievale:
Acanthus mollis L., A. spinosus L., Aconitum napellus L., Adianthum capillus-veneris L., Adomis aestivalis L., Agrostemma githago L., Alcea rosea L., Allium cepa L., Allium porrum L., A. sativum L., A. ursinum L., Anemone coronaria L., A. nemorosa L., Anethum graveolens L., Anthemis nobilis L., A. tinctoria L., Anthriscus cerefolium (L.) Hoff., Antirrhinum majus l., Apium graveolens l., Aquilegia vulgaris L., Arctium lappa L., Artemisia pontica L., A. vulgaris L., Arum italicum Mill., Arundo donax L., Asparagus officinalis L., Asplenium scolopendrium L.(syn. Phyllitis scolopendrium), Atriplex hortensis L., Bellis perennis L., Borago officinalis L., Brassica napus L., B. Oleraceae L., B. Rapa L., Calendula officinalis L., Calystegia sepium R. Br., Cannabis sativa L., Centaurea cyanus L., Cerinthe major L., Chaerophylum bulbosum L., Cheiranthus cheiri L., Chelidonium majus L., Chenopodium foliosum Asch., Chrysanthemum segetum L., Cicer aretinum L., Cichorium endivia L., C. intybus L., Colchichum autunnale L., Cochlearia armoracia L., Conium maculatum L., Convallaria majalis L., Coriandrum sativum L., Crithum maritimum L., Crocus sativus L., Cucumis melo L., C. sativus L., Cyclamen repandum Sibth. & Sm., C. purpurascens Mill., Cynara cardunculus L. ssp. Scolymus (L.) Hayek, Cynoglossum officinale L., Cyperus papyrus L., Delphinium staphisagria L., Dianthus caryophyllus L., D. plumarius L., Digitalis purpurea L., Dipsacum fullonum L., Dracunculus vulgaris Schott., Eruca sativa Mill., Eryngium maritimum L., Erythrae conferta Pers., Eupatorim cannabinum L., Foenilucum vulgare Mill., Fragaria vesca L., Gentiana lutea L., Geum urbanum L., Gladiolus communis L., Clycyrrhiza glabra L., Helchrysumstoechas (L) Moen, Hesperis matronalis L., Humulus lupulus L., Hyacinthus orientalis L., Hyosciamusniger, hyssopus officinalis L., Hypericum perforatum L., Inula helenium L., Iris germanica L., I. g. var. florentina (L.) Dykes., I pseudacorus L., Isanti's tinctoria L., Knautia a rvensis (L.) Coult., Lactuca sativa L., Lagenaria siceraria Ser., Lathyrus sativus L., Lens culinaris medik., Lepidium sativum L., Levisticum officinalis Koch., Lilium candidum L., L. martagon L., Linum usitatissimum L., Lupinus albus L., Lychnis coronaria (L.) Desr., Malva sylvestris L., Mandragora officinarum L., Marrubium vulgare L., Matricaria recutita L., Matthiola incana (L.) R. Br., Melissa officinalis L., Mentha x piperita L., Narcissus poeticus L., N. pseudonarcissus L., Nasturtium officinale W.T. Aiton, Nigella sativa L., Nuphar lutea (L.) Sm., Nymphea alba L., Ocimim basilicum L., Orchis mascula L., Origanum majoranaL., O. vulgare L., Paeonia officinalis L., Pancratium maritimum L., Papaver rhoesas L., P. sonniferum L., Pastinaca sativa L., Petroselinum crispum (Mill.)A.W.Hill., Phragmites communis Trin., Pimpinella anisum L., Pisum sativum L., Plantago media L., Polypodium vulgare L., Portulaca oleracea L., Pulicaria dysenterica (L.) Bernh., Ranunculus lingua L., Raphanus sativus L., Reseda luteola L., Ricinus communis L., Rubia tinctoria L., Rumex acetosa L., Ruta graveolens L., Salvia sclarea L., Saponaria officinalis L., Satureja hortensis L., Sempervivum tectorum L., Senecio cineraria DC., Sinapis alba L., Sium sisarum L., Smyrnium olusatrum L., Solanum nigrum L., Sorghum vulgare Pers., Spinacia oleracea L., Stachys officinalis (L.) Trev., Stellaria holostea L., Symphytum officinale L., Tanacetum partenium (L.) Schultz-Bip. (syn. Chrysanthemum), Trigonella foenum-graecum L., Urginea maritima (L.) Bak. (syn. Scilla maritima L.), Urospernum dalechampii (L.) Scop., Urtica dioica L., Valeriana celtica L., Verbascum thapsus L., Vicia faba L., V. sativa L., Vigna unguiculata (L.) Walp., vinca minor L., Viola odorata L., V. tricolor L..

 

Dalla fine del Quattrocento vengono introdotte progressivamente annuali, perenni e bulbose, secondo il seguente schema:

 

Schema delle specie introdotte

 

Alla fine del Settecento si registra un nuovo apprezzamento per le piante native (e una minore noncuranza per il giallo), quali Anagallis arvensis L., Centranthus ruber (L.) DC., Gentiana verna L., Geranium robertianum L., Helianthemum nummularum (L.) Mill., Malva moschata L., Myosotis spp., Ranunculus spp., Solanum dulcamara L..


Ora, occorre sottolineare che Villa Torlonia è stata di proprietà della famiglia Pamphilj dalla fine diciassettesimo secolo alla metà del diciottesimo. In questo periodo si presentava come una tenuta agricola e quindi, come tale, seguiva il modello tipologico rurale tipico delle tenute che si attestavano lungo la via Nomentana. Nel 1760 viene acquisita dalla famiglia Colonna, mantenendo le stesse caratteristiche ambientali e paesaggistiche. Il 1797 sancisce il passaggio dai Colonna a Giovanni Torlonia che trasforma la tenuta agricola in una sontuosa residenza.


La presenza del Gladiolus sp., nella parte Sud della Villa rimasta anche dopo l'acquisizione dei Torlonia, come una parte dedicata a vigna e usi agricoli, ci riporta a questa originaria dimensione rurale e la sua valorizzazione all'interno di quell'unica aiuola potrebbe rendere testimonianza del suo passato agricolo, costituire uno spunto didattico per visite e percorsi di approfondimento botanico da parte delle scuole e appassionati, ed insieme contribuire a preservare una specie inserita nelle Red List, come pianta da monitorare per la salvaguardia della biodiversità vegetale.

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E questo argomento ci introduce al secondo punto di interesse stimolato da questa osservazione: l'importanza della conoscenza della flora esotica, non autoctona ma naturalizzata, al fine di garantire e conservare la biodiversità delle specie vegetali del Belpaese. A tal proposito, è interessante citare lo studio condotto dall'Ispra e confluito nel manuale "Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione di ambienti antropici" (12), che "risponde a diverse priorità di intervento quali la riqualificazione ecologica delle aree urbane, la preservazione e implementazione dei corridoi ecologici in ambito urbano e la piena applicazione degli standard urbanistici relativi al verde pubblico con particolare attenzione alla dimensione della biodiversità, compresa quella dei suoli urbani". All'interno di questo studio, è citato anche il nostro gladiolo dei campi.

 

A pagina 17 del documento si legge: "La conservazione della natura all'interno di ambienti fortemente antropizzati, il recupero di suoni, odori e colori e del loro valore ricreativo e didattico si rivelano, inoltre, indispensabili per una migliore qualità della vita, sia fisica che mentale (Thompson et al., 2005). La presenza di animali selvatici e piante spontanee, di spazi ricreativi e luoghi di incontro rappresenta un'occasione educativa e istruttiva che procura benessere ad ognuno di noi per il bisogno di contatto con la natura".


L'attenzione per la biodiversità vegetale può quindi essere alta anche nelle ville storiche che ben si prestano, in piccole porzioni di territorio e rispettando la storia dei luoghi, ad accogliere, conservare e tutelare specie antiche di erbacee e bulbose.


Bibliografia

Aa.Vv., Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione di ambienti antropici, Ispra Manuali e Linee Guida 86/2013.
Blasi C., BiondiI E., La flora in Italia. Flora, vegetazione, conservazione del paesaggio e tutela della biodiversità, Editrice Sapienza, 2017.
Colasante M.A., Eldredge Maury A. (illustratrice), Iridaceae presenti in Italia, Editrice Sapienza, 2014.
Maniero F., Cronologia della flora esotica italiana, Leo S. Olschki, 2015.

 

Riferimenti bibliografici

(1) Insieme al Muscari comosum, (nella foto, a destra), conosciuto come lampascione, già rilevato da osservazioni precedenti come riportato nel documento "Villa Torlonia. Il patrimonio botanico tra storia e natura", Progetto Pica, 2010.
(2) Specie avventizia introdotta nel territorio da prima della scoperta dell'America (per convenzione da prima del 1500).
(3) Incluso per alcune specie (Gladiolus palustris) nella Iucn Red List con la categoria Lc (Least Concern), stato di conservazione
stabile.
(4) Il cormo, o più esattamente Bulbo-Tubero, è un organo sotterraneo costituito da un breve tubero sul quale si sviluppa un certo numero di fogli e papiracee che proteggono le gemme. Nel bulbo-tubero maturo le foglie basali disseccate persistono sui nodi e lo racchiudono. Questa copertura, conosciuta col nome di tunica, lo protegge dai danni meccanici ed alla perdita di acqua Nella parte inferiore si sviluppano radici e cralen. Esempi sono il croco la fresia e il gladiolo.

(5) Il Dpcm 26 aprile 2020 ha disposto la riapertura di ville storiche, giardini pubblici e aree verdi a seguito del lockdown covid-19.
(6) Si è consultato il testo "Iridaceae presenti in Italia" (cfr. Cenni Bibliografici), pp.56-65 e tavole botaniche nn. XX e XXVI, riportate nelle pagine seguenti.
(7) Il Gladiolus communis L. ha i fiori disposti su un solo lato e i semi con espansione alare, a differenza del Gladiolus italicus Mill.
(8) È lo pseudonimo di Marion Babs Johnson (1912-1980), cittadina inglese, nata in Estremo Oriente e instancabile viaggiatrice, in gioventù, tra Africa, Europa e Asia. Stabilitasi a Roma nei primi anni Quaranta, rimane in Italia fino al 1978, anno del suo ritorno in Inghilterra. Fotografa e studiosa dell'architettura, dalla Roma antica alla Sicilia medievale, pubblicò numerosi libri fotografici e diversi studi e biografie storiche, interessandosi in particolare alle ville e ai giardini d'Italia. A Roma frequentò assiduamente l'American Academy, che è rimasta erede di tutti i negativi realizzati dalla metà degli anni Cinquanta agli anni Settanta: uno straordinario tesoro, per la qualità artistica delle immagini e per il loro valore documentario di realtà e costumi locali.
(9) F.Maniero, Cronologia della flora esotica italiana, Leo S. Olschki, 2015, p.15.

(10) Per es. Buxus sempervirens L., Quercus ilex L., Taxus baccata L.
(11) Arbutus unedo L., Myrtus communis L., Nerium oleander L., Punica granatum L., Viburnum tinus L.

(12) Ispra - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Manuali e Linee Guida 86/2013.

 

A cura di Giorgia Piloni, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Lazio


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