Anche per il nocciolo (Corylus avellana) è arrivata la primavera e con essa due fasi molto importanti: la fioritura e l'impollinazione, che sono strettamente interconnesse fra loro.
Nello specifico, senza l'impollinazione non potrebbe esserci la produzione di frutti, perché non avviene l'incontro fra l'ovario femminile e il granulo pollinico.
Per questo motivo, nella realizzazione di un nuovo impianto è necessario inserire dei noccioli impollinatori, oltre alla varietà produttrice di nocciole. Ma non solo, oltre a scegliere le piante produttrici di polline bisogna anche saperle posizionare correttamente nell'appezzamento.
Per fare una panoramica che va dalla scelta della varietà impollinatrice alla disposizione in campo, fino alla percentuale consigliata e alle tecniche agronomiche che influenzano la riproduzione, AgroNotizie® ha intervistato Matteo Stabile e Tommaso Patacca, della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia.
Scegliere l'impollinatore: compatibilità e tempismo
Il nocciolo è una pianta monoica con fiori diclini (chiamati anche unisessuali): cioè il singolo albero porta sia i fiori femminili che i fiori maschili distinti fra loro.
Poi è geneticamente autoincompatibile, ovvero il polline prodotto da un fiore maschile di un albero non può fecondare il fiore femminile presente sullo stesso albero. In poche parole non si può autoimpollinare.
Questa è una strategia riproduttiva che promuove l'incrocio fra individui diversi, e quindi una variabilità genetica all'interno della specie.
In questo paragrafo, si affrontano i criteri principali per scegliere la varietà impollinatrice più adatta da inserire nell'appezzamento.
Compatibilità genetica
La scelta dell'impollinatrice si basa sul tipo di produttrice che viene inserita in corileto. Se si sbaglia la compatibilità genetica fra queste due la produzione di nocciole è fortemente compromessa.
Un esempio pratico è quello della nocciola Tonda Francescana®, coltivata come pianta produttiva: "La Francescana® è un incrocio fra la Tonda Romana e la Tonda di Giffoni, e a livello genetico gli alleli dei due genitori hanno con la Francesca® una compatibilità genetica del 50%. - dice Matteo Stabile, della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia - Quindi possiamo dire che sia la Tonda Romana sia la Tonda di Giffoni possono essere degli impollinatori, anche se il loro polline non è completamente fertile sui fiori femminili della Francescana®. Invece altre varietà, come ad esempio il Nocchione e la Camponica, hanno una compatibilità genetica del 100%, quindi sono ottimi impollinatori".
Comunque sia un'analisi dell'area prima di impiantare un noccioleto è fondamentale per capire l'orografia, l'esposizione, i venti dominanti e la presenza di altri noccioli (selvatici o coltivati) vicini.
"Se viene piantata la Francescana® dove intorno ci sono molte piante di Nocchione allora nell'appezzamento si possono prediligere altri impollinatori compatibili. Così si migliora la presenza di polline nella zona interessata".
Anche aumentare la diversità genetica del noccioleto è importante. Se ai margini dell'appezzamento si trovano dei noccioli selvatici è consigliato non eliminarli, ma bensì sfruttare la loro fioritura per avere polline di origine differente.
Sovrapposizione delle fioriture
La fioritura dei fiori maschili dell'impollinatrice deve essere sovrapposta il più possibile alla fioritura dei fiori femminili della varietà produttiva. In generale, si deve prediligere una varietà che produca molti amenti e molto granulo pollinico.
La sovrapposizione delle fioriture è influenzata dal clima dell'areale: è bene quindi valutare gli aspetti climatici e meteorologici della zona prima dell'acquisto dei noccioli.
In Umbria, per esempio, il Nocchione e la Camponica sono varietà consigliate perché ottime produttrici di polline. Inoltre, il Nocchione ha una buona sovrapposizione con la fioritura della Tonda Francescana®.
La varietà impollinatrice deve produrre molti amenti maschili e polline
(Fonte: Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia)
Tuttavia, su questo tema vi è la grande incognita della crisi climatica, e su come questa influisca sui periodi di fioritura delle varietà usate fino ad oggi.
"Con il cambiamento climatico alcune varietà possono anticipare o ritardare la propria fioritura, e non è detto che queste fasi rimangano stabili negli anni. La scelta migliore, quindi, è evitare la monocoltura di impollinatori e prediligere una diversità più ampia in termini di epoche di fioritura" spiega Matteo Stabile.
Quanti impollinatori servono? Dipende dal territorio e dal vento
Sul numero ideale di impollinatori non esiste una risposta uguale per tutti i noccioleti, perché dipende sempre molto dal territorio in cui ricade l'impianto.
La percentuale in genere va dal 15% se ci si trova in areali molto vocati (con presenza anche di noccioli selvatici) e/o con condizioni favorevoli, al 30% se ci si trova in areali poco vocati e/o con condizioni poco favorevoli.
Incide molto la presenza o meno del vento, in quanto il nocciolo è una specie anemofila. Questo vuol dire che se l'impianto si trova in una zona ventosa e tendenzialmente asciutta, il trasporto del polline sarà favorito. In questo caso la percentuale ideale è del 15% o poco più alta. Mentre se l'impianto si trova in una zona poco ventosa e tendenzialmente umida, il trasporto del polline sarà più difficoltoso. In questo caso la percentuale ideale sarà più vicina al 30%.
Per intercettare meglio il vento, quali sono i consigli per la disposizione degli impollinatori?
Matteo Stabile risponde: "Sempre disposti in file opposte alla direzione del vento dominante della zona. In modo tale che, con l'incidenza del vento in direzione perpendicolare alla fila delle piante, ci sia una dispersione ottimale del polline. Un'altra accortezza è quella di piantare le impollinatrici nella prima e ultima fila dell'impianto, così si sfrutta la dispersione anche con il vento opposto oltre a quello dominante".
Come disporre i noccioli: schemi e sesto d'impianto
Per ottenere un buon equilibrio produttivo bisogna anche organizzare la disposizione delle piante.
Tommaso Patacca, della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia, dice: "La maniera migliore è quella di creare delle file indipendenti di impollinatrice senza mescolarla con la varietà produttiva. In modo tale da ottimizzazione la raccolta e senza inquinare le diverse varietà".
Una volta decise le file indipendenti si passa alla creazione di blocchi ripetuti per tutto l'appezzamento. Gli schemi più comuni sono il 6 + 2, cioè 6 file di varietà produttiva e 2 file di varietà impollinatrice; oppure il 6 + 1, cioè 6 file di varietà produttiva e 1 fila di varietà impollinatrice.
In corileto le piante vanno disposte in blocchi ripetuti per ottimizzare la distanza fra il polline e il fiore femminile
(Fonte: Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia)
Oltre a questi, comunque, si possono costituire altre tipologie di blocchi in base alle proprie esigenze. Per esempio, la Fondazione usa un 10 + 2, con 10 file di nocciola Tonda Francescana® e 2 file di impollinatrice.
"Questo schema è un buon compromesso fra impollinazione e resa, perché sono presenti molte file della varietà produttiva" spiega Patacca.
E cosa influenza la scelta di un blocco? Le caratteristiche complessive dell'areale (orografia, esposizione, venti e così via) e il sesto d'impianto.
Per il sesto d'impianto Matteo Stabile dice: "Se abbiamo un noccioleto con una distanza tra le file di 4-5 metri, allora può andare bene un 10 + 2. Ma se abbiamo un noccioleto molto più ampio, con una distanza tra le file di 7-8 metri, allora è consigliato un blocco 5+2 o un 5+1".
In sintesi, in un impianto con sesto ampio, è consigliabile alternare file più piccole della varietà produttiva con l'impollinatore, in modo da ridurre la distanza di dispersione del polline e garantirne una distribuzione efficace.
Al contrario, in un impianto con sesto stretto, si possono prevedere file più grandi della varietà produttiva intervallate dagli impollinatori, poiché la vicinanza delle piante favorisce comunque una buona impollinazione.
Gestione agronomica: non solo potatura e concimazione
Il corilicoltore può applicare delle strategie agronomiche per influenzare positivamente l'impollinazione: la potatura e la concimazione.
"La potatura influenza le tempistiche. In genere, è meglio potare prima la varietà produttiva e lasciare per ultima l'impollinatrice. In modo tale da sfruttare al massimo sia la disponibilità che la dispersione in atmosfera del polline." - dice Tommaso Patacca - "La concimazione invece influenza la fioritura, nello specifico il boro e lo zinco favoriscono la formazione del granulo pollinico e la sua attività durante la fecondazione del fiore femminile".
Un'altra strategia che in futuro potrebbe essere interessante su questa specie è l'impollinazione artificiale, che può essere applicata in modalità secca o umida. Patacca e Stabile spiegano che hanno svolto una prova in campo con la distribuzione secca, ottenendo dei buoni risultati.
Tale strategia però necessita di essere validata attraverso studi scientifici più approfonditi.
Elementi minerali, come il boro e lo zinco, favoriscono la formazione del granulo pollinico e la sua attività durante la fecondazione
(Fonte: Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia)