Fumonisine, sorvegliate speciali per il mais. Mentre ci si prepara infatti ad affrontare la stagione 2025, sono a disposizione i dati del monitoraggio sui livelli di micotossine riscontrati durante la stagione 2024 e, soprattutto nell'area Ovest del Paese, le fumonisine sono state protagoniste.
Grazie, infatti, alle analisi sui campioni di granella di mais forniti dai centri di essiccazione e stoccaggio al Crea, Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, anche per l'annata 2024 si conosce l'andamento delle micotossine negli areali vocati al mais. La rete di monitoraggio lo scorso anno ha potuto contare sull'adesione di trentatré centri e su centottanta campioni di granella di mais che, come sempre, sono arrivati dagli areali che vanno dal Nord Est fino al Nord Ovest della penisola, comprendendo ovviamente la Pianura padana.
"Dal punto di vista delle condizioni meteoclimatiche - ci ha detto Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea che cura il monitoraggio - nel 2024 abbiamo avuto una serie di condizioni critiche che hanno portato ad avere problematiche legate ad aflatossine, fumonisine e presenza anche di Don. Si sono avute precipitazioni intense già da febbraio e poi condizioni di estremo caldo e piogge intense. Le semine sono state ritardate nell'areale padano. Per le lavorazioni è stato necessario inserirsi fra un'ondata di maltempo e l'altra. In molti casi sono stati abbandonati gli ibridi classe 600-700 oppure gli agricoltori si sono spostati verso soia, sorgo e foraggere".
Conseguentemente alle condizioni non favorevoli dal punto di vista meteo si sono avute diverse problematiche: forte ristagno idrico con compattamento del terreno e mancata germinazione dei semi, presenza di malattie fungine sui germogli, calo di efficienza dell'azoto, fioritura a bassa altezza, stress idrico a luglio ed agosto, raccolta difficoltosa in autunno a causa delle temperature elevate inframmezzate con precipitazioni anche molto intense. Che il 2024 fosse stato un anno molto difficile per la coltura è noto, il risultato dal punto di vista della sanità della granella era qualcosa che ci si poteva attendere, i dati del monitoraggio confermano.
Come sempre gli areali di raccolta dei campioni sono stati suddivisi in Ovest, Centro, Est, Adriatica, Sud Po. "Per quanto riguarda l'aflatossina B1 (AFB1) il 15% dei campioni analizzato aveva un contenuto superiore ai 20 microgrammi/chilogrammo, valore oltre il quale il mais non è adeguato neanche come materia prima per mangimi. A incidere particolarmente su questo risultato sono state le aree Est e Adriatica. Nel 2024 poi abbiamo riscontrato una importante presenza di fumonisine, il 61% dei campioni ha superato i 4 ppm. Questo possiamo dire che è ormai un male cronico, negli ultimi cinque anni la variabilità è stata molto bassa. Nel 2023 era il 56%, nel 2022 il 65%. In questo caso a incidere particolarmente è l'area Ovest".
Livelli di aflatossina B1 nel mais
(Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea)
Un recente studio intitolato "Multi-mycotoxin Long-Term Monitoring Survey on North-Italian Maize over an 11 Year Period (2011-2021)", firmato proprio da Sabrina Locatelli del Crea, assieme ai colleghi Chiara Lanzanova ed Elio Romano e ad Amedeo Reyneri e Valentina Scarpino del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa) dell'Università di Torino, che ha analizzato appunto i risultati dei monitoraggi sulla granella di mais dal 2011 ha evidenziato come le condizioni ambientali giochino un ruolo fondamentale nella presenza su mais delle quattro micotossine principali (aflatossina B1, fumonisine, Don e Zea).
"Quando si verificano contaminazioni da aflatossina B1 è perché si creano le condizioni perché il fungo Aspergillus si sviluppi. Guardando alle macroaree in cui è suddiviso il Nord Italia, per quanto riguarda i monitoraggi, vediamo infatti che l'area Adriatica e il Sud Po sono maggiormente colpite. L'Aspergillus si sviluppa più facilmente con temperature elevate, quando la pianta è in stress a causa della siccità. Il Fusarium verticillioides, alla base dello sviluppo delle fumonisine, prolifera con temperature comprese tra 25-30°C ed elevata umidità, condizioni diffuse su tutto l'areale padano, in particolare nell'area Ovest. Nel 2024 abbiamo avuto un 2% dei campioni a Ovest con aflatossina B1 al di sopra dei 20 microgrammi/chilogrammo, ma l'83% dei campioni sempre a Ovest con fumonisine sopra i 4 ppm".
Livelli di fumonisine nel mais
(Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea)
Fumonisine, modifiche ai limiti in arrivo dall'Ue?
Il dato sulle fumonisine è particolarmente allarmante alla luce di una proposta che in questi mesi si discute a livello europeo. Il Gruppo di Lavoro Micotossine (GLM), cui aderiscono molti stakeholder della filiera maidicola italiana, ha reso nota una bozza della Dg Sante, Direzione Generale della Salute e della Sicurezza Alimentare della Commissione Europea, che, se confermata, porterebbe a stabilire valori guida più rigorosi, in particolare rispetto alla fumonisine, rispetto all'attuale Raccomandazione in vigore (2006/576/CE) nei mangimi.
Nella prima proposta di variazione, il limite per le fumonisine nel mais come materia prima per mangime avrebbe dovuto passare da 60 a 10 ppm. Il GLM ha partecipato a gennaio scorso al forum organizzato dal presidente del Comitato Contaminanti, Frans Verstraete, che era volto a raccogliere le posizioni degli stakeholder dei diversi Paesi europei sui nuovi limiti proposti.
Sulla base dei dati storici della Rete Qualità Mais, applicare il limite di 10 ppm di presenza di fumonisine nella granella di mais per mangimi equivarrebbe a escludere il 12,4% della produzione italiana, circa 850mila tonnellate di mais, dal mercato dei mangimi stessi. Con le superfici a mais che continuano a scendere (dal 2012 si sono quasi dimezzate) e una produzione di granella che vede un dato provvisorio di 4,9 milioni di tonnellate nel 2024, con un tasso di autoapprovvigionamento intorno al 40%, è evidente che fare mancare altre 850mila tonnellate di mais alla filiera Dop e Igp sarebbe un problema.
La nota diffusa dal GLM evidenzia come "in anni critici, come il 2012, il 2013 e il 2019, fra il 35% e il 50% del mais nella aree più colpite supererebbe il limite proposto". "L'impatto sulla filiera sarebbe enorme - ha confermato Sabrina Locatelli del Crea - c'è già il problema delle aflatossine. A questo si aggiungerebbe un ulteriore problema, quello delle fumonisine. Mancherebbe certamente materia prima. Il GLM ha poi evidenziato che, al di là delle problematiche prettamente economiche, guardando specificamente al tema della salute animale, come sottolineato anche dall'Efsa, mancano dati sperimentali sugli effetti tossici della fumonisine nei ruminanti e sono quindi necessarie ulteriori ricerche per la valutazione completa del rischio".
A seguito del forum è stata divulgata una seconda draft della Raccomandazione nella quale il limite delle fumonisine viene proposto a 20 ppm. È stato avviato un confronto con le autorità italiane competenti, tra cui il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità, con l'obiettivo di definire una proposta adeguata da presentare all'Ue, prima della votazione prevista per maggio 2025. L'intento è quello di adottare un approccio condiviso e conforme alle normative vigenti, tutelando la produzione di mais italiano e garantendo la protezione della salute umana e animale.