Nemmeno la stagione invernale ha messo al riparo le greggi dagli attacchi della blue tongue, la febbre catarrale degli ovini, una malattia infettiva virale non contagiosa, ma trasmessa da insetti ematologi (si nutrono di sangue), prevalentemente del genere Culicoides.
Da oltre venti anni questo virus minaccia gli allevamenti ovini avvalendosi di numerosi diversi sierotipi.
Raramente mortale, ma responsabile di una pesante sintomatologia con febbre, ulcere ed emorragie. A rischio anche la riproduzione, per l'aumento di aborti e malformazioni.
Gravi di conseguenza le ripercussioni sulla produttività degli animali. Nessun rischio invece per le persone.
Contagi in aumento
Con l'arrivo della stagione primaverile e poi estiva si intensificherà la presenza e l'attività degli insetti che trasmettono questo virus, con il timore di una forte diffusione della malattia.
Importanti le conseguenze anche sui mercati, tenuto conto dei possibili vincoli imposti agli allevamenti e alla movimentazione degli animali tesi a contenere l'avanzata del virus.
Terapie non sono a disposizione e l'unica strada percorribile è quella della prevenzione, con il ricorso alla vaccinazione.
Vaccini, scatta l'obbligo
La scelta della profilassi vaccinale è già stata presa nelle regioni dove la blue tongue ha colpito più duramente nel corso del 2024, come la Sardegna.
In questi giorni altre regioni hanno deciso di rendere obbligatoria la vaccinazione, fra queste la Lombardia (si veda il Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia numero 11/2025).
Alle vaccinazioni dovranno provvedere le Agenzie di Tutela della Salute (Ats) nei loro territori di competenza.
I primi a ricevere il vaccino dovranno essere gli allevamenti che praticano il pascolo vagante.
Il costo delle dosi vaccinali saranno a carico delle singole Ats, ma le operazioni di vaccinazione saranno a carico degli allevatori.
Una decisione, aggiungiamo, che pare in contrasto con l'obbligatorietà della vaccinazione stessa.
Non così in Piemonte, dove è in fase di avvio il piano vaccinale.
In questa Regione le dosi vaccinali saranno acquistate e gestite dalle strutture sanitarie locali e la vaccinazione sarà eseguita dai servizi veterinari, senza costi per gli allevatori.
Entro fine maggio l'intero patrimonio ovino della regione potrebbe essere vaccinato.
Circa 120mila capi, ai quali si potranno aggiungere, su base volontaria, le altre specie di ruminanti (come i bovini) sensibili alla malattia.
Cosa dice Bruxelles
In base all'evolvere della situazione, altre regioni potranno decidere l'adozione di programmi obbligatori di vaccinazione contro la blue tongue.
Lo schema da seguire per la prevenzione e il controllo di questa patologia è precisato dai regolamenti comunitari e in particolare dal Regolamento 2018/1882, entrato n vigore nel 2021.
In base a questa normativa la blue tongue è catalogata in categoria C.
Dunque una "malattia elencata rilevante per alcuni Stati membri e rispetto alla quale sono necessarie misure per evitarne la diffusione in parti dell'Unione che ne sono ufficialmente indenni o che hanno programmi di eradicazione…".
Scambi commerciali
Fra i Paesi europei solo la Spagna ha in corso un programma di eradicazione, condizione per la quale chiede maggiore attenzione negli scambi commerciali.
Su questo tema è intervenuto il Ministero della Salute con una circolare della Direzione della Salute Animale.
Nelle premesse si precisa che per questa patologia non sono previste zone di restrizione.
Inoltre uno Stato può essere considerato indenne indipendentemente dal sierotipo di virus presente.
Ne deriva che anche un solo caso, sebbene in aree limitate, comporta che tutto il territorio della nazione sia considerato infetto.
Le regole da seguire
Per l'Italia si è stabilito che l'importazione di animali di età superiore ai 90 giorni è consentita solo in presenza di vaccinazione o di esito negativo per gli esami volti alla ricerca del virus della blue tongue nel Paese di origine.
Vaccinazione ed esami che non sono necessari qualora il sierotipo sia presente sia nel Paese di origine sia in Italia.
Ma fanno eccezione i territori della provincia di Bolzano e del Friuli Venezia Giulia, gli unici in Italia dove questo virus non è presente.
Per quanto riguarda la movimentazione degli animali sul territorio nazionale si precisa che non esistono vincoli, salvo l'adozione del principio di massima precauzione.
Nel caso venga isolato un sierotipo non presente in precedenza o si verifichi un aumento della virulenza di quelli presenti, le autorità sanitarie del territorio potranno assumere le necessarie misure restrittive, tese a evitare un peggioramento della situazione epidemiologica.
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione il 24 marzo 2025: è stato aggiunto il riferimento al Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia)