La ridefinizione del nuovo disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop sul tema delle razze ovine che devono essere allevate nell'areale geografico di riferimento (Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto), continua a essere al centro del confronto tra i diversi portatori di interesse coinvolti nel comparto. Ne hanno riparlato ieri - 17 marzo 2025 - a Selargius durante una conferenza stampa Agrinsieme Sardegna e le maggiori cooperative di trasformazione lattiero casearie ovine regionali, che hanno messo in evidenza quanto sia di fondamentale importanza legare alle produzioni del Romano le razze autoctone allevate da secoli nei territori Dop: dalla Sarda alla tipica Nera di Arbus, dalla Comisana alla Massese, dalla Vissana alla Sopravissana, passando per quella dell'Amiata.
Hanno incontrato i giornalisti il coordinatore regionale di Agrinsieme e direttore di Legacoop Sardegna, Daniele Caddeo, il vicecoordinatore e presidente regionale di Copagri, Giuseppe Patteri, il presidente di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras, il presidente delle cooperative Agriexport e La Concordia, Salvatore Palitta, quello della Cao Formaggi, Renato Illotto, e Francesco Erbi, presidente Cia Sardegna, insieme ad altri rappresentanti del coordinamento Agrinsieme composto dalle Organizzazioni agricole Cia, Confagricoltura, Copagri, e dalle imprese delle centrali della Cooperazione Agci, Confcooperative e Legacoop.
Agrinsieme prende così posizione dopo che nel dicembre scorso il Consorzio tutela del Pecorino Romano Dop aveva approvato e inviato al Masaf le proposte di modifica del disciplinare di produzione, dove veniva indicato come elemento caratterizzante del Pecorino Romano Dop la sola provenienza del latte ovino dall'areale di produzione.
Disciplinare, una lettera al Masaf
L'iniziativa di Agrinsieme arriva dopo numerose attività di sensibilizzazione avviate nelle ultime settimane: dall'invio di una lettera al Ministero dell'Agricoltura, affinché intervenga per la difesa e quindi una maggior valorizzazione della Dop, con una caratterizzazione produttiva sulle razze inserita nel disciplinare, a un incontro con l'assessore dell'Agricoltura, Gianfranco Satta, a cui è stato chiesto che la politica regionale prenda una posizione chiara per tutelare tradizione ed eccellenza, allevamenti tipici e difesa di un ambiente e di un paesaggio che sono il frutto del pascolamento dei milioni di pecore di razza sarda che contribuiscono ogni giorno alla cura del territorio in ambito di dissesto idrogeologico e lotta agli incendi.
Il parere della Regione Sardegna non è vincolate ma ha un peso politico particolare, essendo il territorio sardo quello dove è largamente concentrata la produzione di Pecorino Romano Dop.
Tutti i partecipanti, nel non obiettare alle legittime scelte allevatoriali dei singoli imprenditori zootecnici che possono detenere in azienda qualsiasi razza ovina, hanno chiesto che per le produzioni Dop sia destinato il solo latte proveniente dalla pecora sarda o da quelle autoctone.
I sottoscrittori della nota inviata al Masaf
La nota inviata è stata sottoscritta da Agrinsieme Sardegna; Cooperativa Allevatori Ovini (Cao); Cooperativa La Concordia; Cooperativa Agriexport Sardegna; Cooperativa Pozzomaggiore; Cooperativa Sa Costera; Cooperativa Pastori Perfughesi; Cooperativa Dorgali; Op Coop. Unione Pastori Nurri.
Alcuni dati sulla produzione
Circa il 95% del Pecorino Romano Dop arriva da latte munto in Sardegna, il rimanente da Lazio e provincia di Grosseto. Un areale dove nell'ultimo triennio si è registrata una crescita produttiva di alcune decine di milioni di litri. Ben oltre l'80%, invece, dei circa 300milioni di litri di latte ovino prodotti in Sardegna è destinato alle trasformazioni certificate di Pecorino Romano, Pecorino Sardo e Fiore Sardo.
Agrinsieme, errore il mancato inserimento delle razze nel disciplinare
"Stiamo vivendo anche quest'anno una stagione importante per il comparto lattiero caseario ovicaprino. E l'abbiamo fatto perché sono state portate avanti scelte attente all'interno delle aziende di trasformazione, soprattutto sul Pecorino Romano: dall'abbassamento della presenza di sale alla diversificazione del prodotto, per esempio di montagna, con latte crudo, eccetera. Scelte che hanno sempre utilizzato il valore aggiunto che è la nostra pecora sarda, la nostra tradizione e il modo in cui viene allevata. Allo stato attuale, il Romano andrebbe sempre e solo prodotto dalle razze autoctone, già indicate nelle comunicazioni del 2022 e avvallate dal Ministero, ma purtroppo mai inserite nel disciplinare di produzione". Questa l'apertura della conferenza stampa del coordinatore di Agrinsieme Sardegna, Daniele Caddeo.
Caddeo ha quindi spiegato: "Nei mesi scorsi c'è stato un errore, dato dal non riconoscimento delle razze autoctone all'interno del disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop. Ma sarebbe un ulteriore errore ampliare alla produzione di Romano qualsiasi razza ovina. Siamo per la diversificazione e quindi affinché attraverso le razze non autoctone si possano ovviamente produrre e aiutare a produrre in Sardegna tutte le diverse tipologie di formaggi a esclusione delle Dop. Il Pecorino Romano deve riuscire a mantenere e a conservare l'importanza che ha saputo esercitare in questi anni in termini di trasformato lattiero caseario di eccellenza internazionale. Non la si può svilire. Per questo - ha incalzato Caddeo - serve anche una presa di posizione politica importante e chiara della Regione Sardegna".
Agrinsieme sul rischio dazi Usa
"Gli ultimi due anni sono stati felici poiché c'è stata una buona stabilità dei mercati, che ha permesso un prezzo equo in rapporto alla tipologia e alla qualità del Pecorino Romano Dop avviato alle commercializzazioni nazionali ed estere". Lo ha detto il vicecoordinatore di Agrinsieme, Giuseppe Patteri, che ha osservato: "Non dobbiamo tuttavia abbassare la guardia, soprattutto ora che si rischia fortemente l'entrata in vigore dei dazi da parte degli Usa. Dazi che danneggerebbero tantissimi prodotti agroalimentari italiani, compreso il Pecorino Romano. Agrinsieme vuole oggi spronare la politica regionale, in particolar modo l'assessore dell'Agricoltura, e informare la collettività affinché si intervenga rapidamente con le giuste iniziative a tutela del Pecorino Romano. A nostro avviso, infatti, è necessario apportare delle modifiche al disciplinare di produzione che tengano conto della centralità delle razze autoctone allevate in Sardegna e da cui proviene il latte trasformato in Romano". Questo intervento favorirebbe in particolar modo il rafforzamento del prodotto in un'ottica di singolarità, trasparenza, origine e irripetibilità a livello globale, offrendo maggiore sicurezza al consumatore".
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Confagricoltura, una leadership da tutelare
"Con il 95% della produzione di Pecorino Romano Dop, la Sardegna è territorio leader nel mondo nella trasformazione della più importante eccellenza casearia ovicaprina d'Italia". Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras, che ha così proseguito: "Obiettivo comune di chi ha davvero a cuore il punto di forza dell'agroalimentare regionale dovrebbe essere quello di tutelare tale primato, facendo scelte orientate a garantire una giusta remunerazione verso le migliaia di produttori primari. Questo, invece, non lo si può fare con un 'liberi tutti' e attraverso un disciplinare di produzione aperto a qualsiasi razza ovina e a ogni tipologia di latte di tali allevamenti".
Per Taras, inoltre, "Al contrario, bisogna invece valorizzare al massimo quello che sino a oggi siamo stati in grado di costruire impiegando, eventualmente, le razze esotiche per diversificare l'offerta verso i consumatori e bilanciare così gli andamenti del mercato. Produrre Pecorino Romano Dop da ogni tipo di latte ovino può comportare, nel medio e lungo periodo, una ricaduta negativa sui prezzi del formaggio e quindi verso gli allevatori. Ecco perché noi crediamo che, snaturando una produzione tipica e identitaria, non si faccia l'interesse collettivo verso tante aziende agropastorali e verso l'intera comunità della nostra isola che, grazie al pascolamento delle pecore sarde, godono di un territorio custodito e curato, secondo le normative comunitarie in materia di sostenibilità, che altrimenti sarebbe in balìa di un rischio idrogeologico e di una fragilità rispetto agli incendi sempre più ingovernabile".
Cia, puntare sul patrimonio identitaria dell'allevamento sardo
Francesco Erbì, presidente di Cia Sardegna, ha puntato su tre grandi temi: difesa della tradizione, delle produzioni nelle zone rurali e impegno per contrastare lo spopolamento nelle aree interne dell'isola. "Un legame diretto tra ricchezza prodotta dalla pecora di razza sarda, e quindi dal Pecorino, e redistribuita nelle comunità, che bisogna tutelare e sostenere nell'interesse non solo del comparto agropastorale, ma di tutti i sardi. Dobbiamo perciò puntare proprio sul piano dell'economia agricola, che conserva identità e storia e che la differenzia dalle produzioni di massa realizzabili in tutti gli angoli del pianeta", ha concluso Erbì.
La trasformazione, i rischi di un prodotto standardizzato
"Una parte dei trasformatori privati preferisce non porre limiti alla produzione di latte destinato alla realizzazione di Pecorino Romano. Evitando le restrizioni del latte idoneo per la Dop prevale perciò la logica del profitto: massimizzare la produzione a discapito del prezzo pagato ai pastori e a discapito del legame con il territorio. Questa visione confligge con quella che noi rappresentiamo in difesa della tradizione e dell'autenticità della Dop rispetto ai prodotti generici e ai sounding che negli ultimi decenni hanno invaso i mercati. Difendiamo quindi la valorizzazione economica e culturale delle economie locali e il pastoralismo culturale delle regioni d'origine, con l'obiettivo di rafforzare la fiducia dei consumatori". Così Salvatore Palitta, a capo della Cooperativa Latteria Sociale La Concordia e già presidente del Consorzio di Tutela.
Inoltre, per Palitta "Il nostro ricorso al Ministero nasce dalla paura che l'uso crescente di razze non autoctone possa compromettere il legame con il territorio, rendendo il Pecorino Romano meno distintivo e più standardizzato, con qualità e struttura stravolta e un'alterazione della tipicità del prodotto. Le razze autoctone, infatti, sono adatte ai pascoli naturali e producono un latte con caratteristiche organolettiche specifiche, fondamentali per il sapore unico del Pecorino Romano Dop. Le razze estranee alla nostra tradizione, selezionate per la produzione in stalla, generano un latte con proprietà diverse, che compromette la tipicità del formaggio snaturandone l'identità, strettamente legata ai requisiti fondanti di una Dop: territorio e tradizione".
"Nel pensare e costruire il futuro del Pecorino Romano Dop si possono fare degli errori e penso che molti, all'interno del Consorzio di Tutela, li stiano commettendo riguardo all'ultima assemblea dove c'è stato il mancato inserimento nel disciplinare di produzione delle razze autoctone, come da noi auspicato, in difesa di tradizione e qualità della Dop". Lo ha precisato Renato Illoto, presidente della Cooperativa Cao di Siamanna, che ha ricordato: "Quello che sta avvenendo desta preoccupazione: alcune industrie della trasformazione stanno sostenendo l'idea di inserire grandi greggi di razze estere nell'areale di produzione con il rischio che, da qui a qualche anno, potremmo trovare delle situazioni assolutamente confuse nella produzione del latte".
Illoto ha tenuto a precisare: "Più volte ho detto che l'azienda che amministro è, probabilmente, quella che nel conferimento ha più allevamenti di razze esotiche. Quel latte però, così come noi già facciamo nella nostra diversificazione, va trasformato in prodotti diversi dal Pecorino Romano. Non ci costa niente farlo, anche per andare incontro al consumatore che identifica meglio le produzioni, quindi l'origine e la storia di ciò che mette in tavola. Se non chiariamo questi aspetti - ha concluso - rischiamo di danneggiare seriamente il comparto. Mi auguro perciò che la politica regionale e ministeriale ci ascolti".