Per la sua 57esima edizione, in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile 2025, il Vinitaly guarda oltre le barriere commerciali e si presenta con circa 4mila aziende e un quartiere espositivo al completo, confermandosi baricentro e termometro del vino italiano.
Nei diciotto padiglioni della manifestazione (tra fissi e tendostrutture) sono attesi operatori dall'Italia e da centoquaranta Nazioni. In particolare, si punta a confermare il contingente di 30mila buyer della domanda internazionale, Stati Uniti compresi, per quella che è la più grande "agenda business" del made in Italy enologico.
Questa è la fotografia della rassegna internazionale dedicata al vino scattata lo scorso 27 marzo a Roma, nella conferenza stampa di presentazione a Palazzo Montemartini.
"In questi ultimi anni abbiamo lavorato intensamente con le istituzioni per ampliare la promozione a supporto della competitività del settore. Oggi Vinitaly - ha affermato il presidente di Veronafiere Federico Bricolo - rappresenta l'aggregatore naturale del vino italiano sui principali mercati target. Un posizionamento che intendiamo rafforzare ulteriormente mettendo a disposizione della politica e delle imprese tutto il nostro knowhow, per sostenerle nelle sfide derivanti dal complesso scenario attuale, tracciando anche nuove rotte di destinazione".
L'internazionalizzazione, sempre in chiave bidirezionale da Verona al mondo e viceversa, rimane infatti una priorità della manifestazione e del piano di incoming realizzato da Veronafiere in collaborazione con Agenzia Ice per Vinitaly 2025.
"Sono 1.200 i top buyer accreditati e ospitati a Verona" ha annunciato il direttore generale di Veronafiere Adolfo Rebughini. "Una selezione profilata da settantuno Paesi, sei in più rispetto all'anno scorso, che ha centrato l'obiettivo di replicare il record del 2024. Un risultato non scontato visto il perdurare delle tensioni geopolitiche".
Tra le delegazioni più numerose dei super operatori selezionati dall'area extra Ue, in pole position quelle da Usa e Canada, seguite da Cina, Uk, Brasile, ma anche da India, Singapore, Giappone e Corea del Sud. Mentre per il continente europeo primeggiano Germania, Svizzera, Nord Europa e l'area balcanica.
"Il potenziamento del calendario estero sulle principali aree della domanda e l'ottimizzazione degli investimenti per amplificare l'ecosistema del brand fieristico del vino italiano - ha spiegato l'amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese - sono le direttrici che consentiranno a Vinitaly di essere sempre più internazionale e orientato alle esigenze delle aziende".
Intervenuto alla conferenza anche il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, per il quale "Vinitaly rappresenta oggi, ancor più che negli anni passati, un sistema consolidato di promozione del sistema vino, che non è solo il prodotto, è anche tutto quello che vi ruota intorno".
Dai mercati ai trend, Vinitaly rappresenta un incubatore delle tendenze che da sempre intercetta, monitora e analizza al fine di potenziare servizi e contenuti per le aziende espositrici e per il settore.
"Vanno in questa direzione - ha continuato Adolfo Rebughini - il progetto dedicato ai vini NoLo che entrano per la prima volta nel programma della rassegna sia a livello espositivo nell'area Mixology che contenutistico. Sono infatti due i focus in calendario: il primo sulle attese del mercato e il secondo sulle tecnologie 0.0. Spazio anche ai Raw Wine e ai vini di Amphora Revolution. Tra le novità, anche quella specifica sull'enoturismo. Debutta infatti il numero zero di Vinitaly Tourism, con la partecipazione di tour operator nazionali ed esteri specializzati da Stati Uniti, Spagna e Germania".
I numeri del mercato del vino
Matteo Zoppas, presidente Ice, ha invece fatto il punto sul mercato.
"L'export italiano del vino - ha spiegato - ha chiuso un 2024 positivo, registrando 8,1 miliardi di euro e un +5% rispetto al 2023: il risultato arriva dopo la scia del passato effetto fisarmonica sugli acquisti del post covid-19 e lo stesso effetto fisarmonica che hanno i magazzini per l'incertezza generata dei dazi. Per compensare eventuali effetti, va rinforzata l'intensità del lavoro in America. Puntiamo a mercati alternativi come Paesi sudamericani, balcanici e asiatici, Giappone e Cina hanno grande potenziale nei canali non etnici. Anche la Russia e l'Ucraina potrebbero essere un'opportunità al cessare del conflitto. Emirati Arabi e Arabia Saudita, la cui popolazione non indigena apprezza i vini italiani, ha un potenziale inespresso, mentre il segmento dei vini non alcolici cresce del 60%, è sicuramente la moda del momento e va capito se sarà un nuovo mercato stabile".
Un momento della conferenza stampa di presentazione di Vinitaly 2025
(Fonte foto: © Veronafiere EnneviFoto)
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Fonte: Veronafiere - Vinitaly