È difficile stabilire chi abbia vinto e se effettivamente ci siano vincitori al termine della Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto, la conferenza mondiale sul clima dove la libertà di espressione e manifestazione è stata ridotta al minimo e dove si sono consumati i soliti riti dell'urgenza di fronte al cambiamento violento del clima. 
Qualcuno ha parlato di una partita a scacchi, dove si sono affrontate - per non dire scontrate - le diverse posizioni dei 197 Paesi del mondo che hanno preso parte alla Cop27.

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In molti hanno salutato come positiva la scelta di arrivare all'accordo Loss&Damage, una sorta di fondo per i Paesi più vulnerabili ed esposti ai cambiamenti climatici, che dovrebbe essere operativo fra due anni, mentre appunto si dovrà definire chi e come dovrà contribuire.

 

Nessuno è indietreggiato dalla linea rossa dell'aumento delle temperature a 1,5 gradi, mentre i più catastrofisti prevedono che la crescita delle temperature sarà di 2,8 gradi entro la fine del Secolo. E se gli Stati Uniti hanno espresso con Joe Biden la volontà di ritornare a prendere in considerazione gli impegni sul clima, gli analisti evidenziano una maggiore apertura a collaborare anche da parte della Cina, almeno a leggere in controluce alcuni segnali.

 

Come ne esce l'agricoltura? Sostanzialmente poco considerata, come spesso accade in questi grandi summit, dove si parla di massimi sistemi. C'è da sperare che la scienza arrivi finalmente a distinguere le responsabilità non soltanto di ciascun Paese, ma anche di ogni settore produttivo, assegnando così all'agricoltura quel salvacondotto ambientale che naturalmente le appartiene e che la scienza le riconosce con maggiore responsabilità rispetto agli urlatori dei cambiamenti climatici.

 

Di certo, se è opportuno non accanirsi contro l'agricoltura, sarebbe opportuno favorire la vocazione ambientalista attraverso buone pratiche agricole. Ecco alcuni suggerimenti.

 

Incentivare l'agricoltura di precisione

La crescita della digitalizzazione in agricoltura è stata su ritmi sostenuti, tanto che ad oggi dovremmo aver superato i 2 miliardi di euro di valore in Italia. La Superficie Agricola Utilizzata (Sau) servita da queste tecniche innovative resta ancora abbondantemente al di sotto del 10% del totale della Sau, soglia che era stata fissata quale obiettivo da raggiungere entro il 2021. Come incentivare tali tecnologie? Il nodo non è di carattere economico, tenuto conto che la corsa agli investimenti è stata sostenuta grazie alle misure Agricoltura 4.0 e credito di imposta. Semmai, servono corsi di formazione per gli operatori, un'adeguata copertura internet e nuovi modelli di interoperabilità. In questo senso è auspicabile un nuovo asse di comunicazione fra la scuola, l'università, le case costruttrici di mezzi agricoli, i dealer, le imprese agricole e agromeccaniche, le Organizzazioni Professionali (non solo i sindacati agricoli e dei lavoratori, ma anche agronomi, forestali, periti agrari, agrotecnici, eccetera). I fondi Akis messi a disposizione dall'Unione Europea potrebbero essere utilizzati nella loro pienezza.

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Investire in infrastrutture per razionalizzare l'uso delle acque

Se il cambiamento climatico si manifesta sotto forma di eventi meteo estremi, dall'aumento delle temperature alla siccità (a luglio il mais coltivato in Italia per l'80% della propria superficie si è ritrovato in condizioni di estrema siccità e siccità), passando per grandinate, trombe d'aria, gelate, bombe d'acqua, bisogna prevedere più soluzioni. Innanzitutto bacini di stoccaggio per accumulare l'acqua quando è disponibile, nel periodo cioè che va da ottobre ad aprile, facendo in modo di conservarla e gestirla secondo criteri agronomici attuali.

 

Allo stesso tempo, bisogna prevedere investimenti anche per diffondere strumentazioni di irrigazione guidate da misure satellitari, in grado di rilevare in anticipo gli eventi meteorologici (inutile irrigare se il giorno successivo pioverà), di ridurre il quantitativo di acqua necessario alle diverse colture tramite irrigazione a goccia o microirrigazione.

 

Nuove sementi più resilienti

Ricerca e innovazione devono potersi esprimere, attraverso sperimentazioni in campo e grazie a legislazioni "aperte", anche nell'ambito sementiero. In questo modo si ridurrebbe il fabbisogno idrico alla base, ma si potrebbe avere una maggiore certezza di portare a termine una coltura con maggiori rese agronomiche. Più prodotto significa maggiore disponibilità sul mercato, più occasioni di internazionalizzazione, maggiore stabilità e prosperità dei mercati, aspetti peraltro tutti previsti dalla Politica Agricola Comune (Pac).

 

Favorire la forestazione, anche nelle città

Spesso si considera il segmento forestale come residuale rispetto ad altre attività produttive che rientrano nell'ambito agricolo. Non deve essere così, anche alla luce del ruolo ambientale che svolgono le foreste e le alberature. Pensiamo all'assorbimento di anidride carbonica, al sequestro di carbonio, alla tutela dai rischi idrogeologici.

 

Non è un caso che la Cina da anni stia sperimentando delle "turbine verdi" formate da alberi e strutture verdi, con il compito di ripulire l'aria in una vasta area del Pianeta che per decenni ha puntato sulla produzione, disinteressandosi delle questioni ambientali. In questo modo sta mostrando di cambiare. Se limitiamo lo sguardo all'Italia, nel 2021 e nel primo trimestre del 2022 sono stati piantati 2,5 milioni di alberi, con un impatto economico di 22 milioni di euro.

 

Per non parlare del ruolo svolto dalle piante "pilota", che si stanno sperimentando in alcune zone della Penisola, con lo scopo di assorbire sostanze inquinanti senza risentirne. In quest'ottica il dialogo fra agricoltura, zone rurali e aree urbane è da favorire il più possibile, anche per la promozione della biodiversità che i distretti florovivaistici italiani possono assicurare.

 

Energie rinnovabili

Sono una delle grandi sfide della transizione ecologica e della transizione energetica, che il conflitto in Ucraina e la situazione europea hanno rilanciato con estrema urgenza.

 

Se vogliamo ridurre le emissioni, dobbiamo contribuire - e possiamo farlo - alla diffusione delle energie rinnovabili da fonte agricola, dal solare al fotovoltaico, dal biogas al biometano. I fondi per un percorso vivace all'insegna delle rinnovabili ci sono, tanto nella nuova Pac quanto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). È ora di accelerare e di iniziare le giuste sperimentazioni verso aziende agricole multifunzionali anche in chiave energetica, magari mirando anche all'idrogeno.

 

Proteggere la zootecnia

Se si vuole compiere una transizione ecologica completa non si può non considerare la zootecnia come una risorsa. Anche in questo caso gli strumenti per migliorare l'impatto ambientale, sostenere produzioni più sane, combattere l'antibiotico resistenza (cuore peraltro dell'ecoschema 1 della Pac 2023-2027), sono disponibili. Diamo alla zootecnia il ruolo e l'attenzione che merita.

 

Abbiamo cercato di essere sintetici, ma come sempre chiediamo ai lettori un'opinione. Come l'agricoltura potrebbe contribuire a combattere i cambiamenti climatici? Si accettano suggerimenti.