Il settore vini è sotto assedio. A tenerlo nell'angolo l'incertezza di questi primi mesi del 2022. I due principali indiziati sono l'inflazione e il conflitto in Ucraina che entrano a gamba tesa nella lista delle principali "preoccupazioni". A queste si sommano la disoccupazione e i cambiamenti climatici.
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La fotografia la scatta un sondaggio promosso dall'Osservatorio di Federvini, in occasione dell'Assemblea generale, e messo a punto con Nomisma e Tradelab.
"È un momento di grande incertezza - osserva la presidente di Federvini, Micaela Pallini, aprendo l'Assemblea - da mesi segnalavamo il peggioramento della situazione e oggi cominciamo a trarne le prime conseguenze. È necessario un confronto aperto con il Governo e le filiere produttive; nessun settore si salva da solo, quello che chiediamo sono interventi di struttura e misure di mercato, in termini di semplificazioni, promozione e supporto a lungo termine per il nostro export".
Tre le parole chiave per Federvini: rilancio, internazionalizzazione e reputazione.
Le vendite al dettaglio sono infatti in calo del 9,6% nel primo quadrimestre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; a queste si accompagna anche una riduzione del 5% per gli spiriti e del 4,3% per gli aceti. A soffrire maggiormente per la categoria fermi&frizzanti sono i vini a denominazione Dop, -10,7% in valore e -11,2% in volumi; i vini Igp registrano -8,7% e -9,7%, i generici -8,1% e -9,6%. Per quanto riguarda gli spiriti grappe e whisky sono i top seller, ma gli unici distillati a crescere anche nel 2022 sono gin, tequila e vodka; i liquori dolci più venduti sono sambuca e limoncello. Gli aperitivi alcolici sono la categoria che soffre di più anche perché nel primo quadrimestre 2022 i consumi in Horeca sono esplosi. Alla base della crescita dei consumi fuori casa ragioni legate all'allentamento delle restrizioni della pandemia, anche se il settore è ancora distante dai valori del 2019. Questo finora. E per i prossimi sei mesi il 91% dei consumatori è pronto a cambiare le abitudini di acquisto; in più il 53% ridurrà pranzi e cene fuori casa. Funziona però l'export che da gennaio ad aprile del 2022 nei principali mercati di destinazione registra +12% per i vini, +45% per gli spiriti e +4,1% per gli aceti.
La tutela del made in Italy nelle parole del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli: "È necessario che gli sforzi dei nostri produttori siano difesi dalle operazioni di imitazione, i casi più recenti sono il Prošek e l'aceto balsamico ma è essenziale potenziare il quadro normativo con l'obiettivo di rendere più efficace il Nutrinform sia nel mercato comune che in quello globale".
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Secondo Patuanelli "i prossimi mesi in Europa saranno cruciali per il nostro settore agroalimentare, come sapete sono personalmente impegnato nell'ambito della revisione della normativa in materia di etichettatura degli alimenti e del vino. Massimo sostegno alla filiera vitivinicola con l'obiettivo di promuovere tutte le aree di vini e spiriti e aceti che rappresentano una concreta espressione del nostro territorio e dello stile alimentare e del nostro patrimonio storico culturale".
"Questo è un settore che coinvolge oltre 340 aziende produttive per un giro d'affari di 35 miliardi e 1,2 milioni di persone coinvolte - rileva il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta intervenendo nel corso dell'Assemblea - del vino è cambiata la matrice del consumo, abbiamo avuto uno spostamento verso la qualità più alta e più costosa, questo ha portato a una riflessione, e a investimenti importanti. Una delle riforme fondamentali per questo settore è quella della digitalizzazione, che cambierebbe la vita delle imprese. Ma non si può fare una digitalizzazione senza la semplificazione e il capitale umano che capisca il processo di digitalizzazione".
"La domanda di vino italiano all'estero è molto alta ma il rischio è di non riuscire a fornire i nostri prodotti per mancanza di materiali e anche che i prezzi aumentino troppi perché le nostre aziende stanno ritoccando i listini e tra poco si vedranno gli effetti sui consumi - rileva Pallini - la speranza è che la situazione si normalizzi e poi il conflitto ha aperto scenari che non si chiuderanno facilmente neanche con l'auspicabile fine dei combattimenti. Bisognerà veramente avere il coraggio di ripensare alcune scelte, anche di riportare alcune produzioni in Italia e tutelare alcune filiere".
"Le riforme sono processi di mediazione lunga e complessi - conclude Stefano Patuanelli - ma grazie ad un gioco di squadra tra istituzioni e filiera si sono raggiunti risultati che fino a poco tempo fa sembravano impossibili".
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Fonte: Agronotizie