Sullo scacchiere internazionale, alla presenza cinese viene associata in maniera sempre più assidua quella africana. A confermarlo è l'esperto dell'Istituto cinese di comunicazione Yang Mian, secondo il quale "la Cina ha sempre attribuito grande importanza allo sviluppo di relazioni amichevoli con i paesi dell'Africa". Investendo, naturalmente, un fiume di denaro.

Una posizione, questa, ulteriormente ribadita in occasione del summit del Forum on China-Africa Cooperation (Focac), tenutosi a Pechino, da cui è scaturito l'impegno della Cina a lavorare con i paesi africani alla formulazione e all'implementazione di un programma di azione volto a promuovere la cooperazione con l'Africa in materia di modernizzazione agricola.

Solo nel 2017, ha calcolato l'economista Jeremy Stevens della Standard bank group di Pechino, i contratti cinesi in Africa sono valsi 76,5 miliardi di dollari. E questo rientra in una strategia dagli orizzonti molto ampi, che dura ormai da più di venti anni.
Proprio nel corso del terzo Forum on China-Africa Cooperation, il presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping, ha annunciato ai cinquanta capi di stato dei paesi africani, che la Cina spenderà, tra prestiti, linee di credito, fondi speciali, sgravi fiscali e progetti infrastrutturali, altri 60 miliardi di dollari per l'Africa. In particolare, di questi 20 miliardi saranno destinati alle linee di credito, 15 agli aiuti e ai prestiti a interessi zero, 10 miliardi in fondi per lo sviluppo, altri 10 per project financing e 5 per facilitare le importazioni in Africa.

La Cina è il principale partner commerciale dell'Africa dal 2009, e negli ultimi dieci anni ha investito nel continente ben 125 miliardi di dollari.

Come riportato anche dal sito Sputnik News, il Senegal in particolare risulta oltremodo interessante per la Cina come paese agricolo: basti pensare che il 75% della popolazione vive nelle zone rurali. E la Cina qui sviluppa attivamente tecnologia agraria e condivide le proprie conoscenze e competenze pratiche.
I fatti lo confermano: secondo l'esperta dell'Istituto Ran, Tatiana Deitch, la Cina ha costruito due moderne autostrade e un aeroporto internazionale a Dakar, e finanzia costantemente la formazione di costruttori locali e ingegneri.

"Pechino ha deciso di investire 14 miliardi di dollari in Sudafrica", ha dichiarato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa durante l'ultima visita di stato a Pretoria del suo omologo cinese Xi Jinping avvenuta lo scorso mese di luglio: una mano tesa della potenza orientale in direzione del continente nero oppure un tentativo malcelato di "neocolonialismo", come definito da più parti, dal quale l'Africa faticherà a svincolarsi?

Per il momento il dato certo è il rilancio ed il potenziamento dell'economia rurale cinese, attraverso la liberalizzazione degli investimenti in allevamenti di bestiame e pollame, prodotti da acquacoltura, macchinari agricoli e prodotti eco-sostenibili. L'Europa è avvisata: la Cina è sempre più vicina.

È anche per questo che il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha affermato al termine di una missione istituzionale in Niger alla fine di luglio che "l'Europa ha i mezzi per attuare una strategia globale di investimenti verso l'Africa sino a 50 miliardi di euro nel budget 2021-2027. Cinquanta miliardi che devono servire a sviluppare progetti di sviluppo nell'agricoltura, nello sviluppo di un sistema idrico efficiente, nel contrasto al cambiamento climatico, nelle infrastrutture, anche digitali, nella sanità".
Con un'avvertenza molto saggia. "Dobbiamo sostenere l'agricoltura dei partner in via di sviluppo in tutti quei settori che non rischiano però di danneggiare anche le nostre produzioni interne. Serve equilibrio".


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