Quale futuro per la politica agricola europea nella programmazione dal 2028 in poi? La domanda rischia di rimanere ancora per un po' senza risposta, dopo che ieri, 14 ottobre 2024, la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha analizzato e discusso il "Dialogo Strategico sul Futuro dell'Agricoltura dell'Ue" illustrato in teleconferenza dal presidente del gruppo di lavoro, il professor Peter Strohschneider e sulla quale hanno dato risposte alcuni tra i 29 portatori d'interessi partecipanti al gruppo di lavoro, presenti invece a Bruxelles ieri nella sala Spaak.

 

Tutto questo perché le indicazioni contenute nelle 187 pagine della relazione, pur offrendo delle raccomandazioni di massima al legislatore europeo su come porre mano alla Pac, restano ancora troppo vaghe. E ha destato molte polemiche da parte dei parlamentari l'assenza del professor Strohschneider dal dibattito, che forse avrebbe potuto chiarire meglio alcuni passaggi della relazione.

 

Ma non solo, ieri nell'aula della Comagri dell'Europarlamento si è sentita la mancanza del commissario designato all'Agricoltura e allo Sviluppo Rurale, il lussemburghese Christophe Hansen, che pure nel ricevere l'incarico dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha redatto una lettera d'intenti, nella quale scrive di volersi attenere proprio alle indicazioni provenienti dal Dialogo strategico, se pur in aderenza al mandato della presidente, che prescrive tra l'altro di coniugare le esigenze di bilancio con le richieste del mondo agricolo e gli obiettivi di mitigazione dell'impatto ambientale.

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Il professor Strohschneider - una volta introdotto dalla presidente della Commissione Veronika Vrecionová - ha parlato in inglese illustrando brevemente la relazione. Il professor Strohschneider ha ribadito che per la Pac del futuro si raccomanda di assegnare sostegno diretto agli agricoltori che ne hanno più bisogno invece di continuare a legare i sussidi solo alla quantità di terra di loro proprietà e agli standard ambientali obbligatori. Sostenere gli agricoltori più bisognosi di aiuto dovrebbe prevenire l'abbandono delle aziende agricole e contribuire a garantire agli agricoltori un reddito dignitoso, rivolgendosi a quelli più in difficoltà, in particolare e aziende agricole piccole e miste, i giovani agricoltori, i nuovi operatori e le aree soggette a vincoli naturali.

 

Un cambio di paradigma che - data la situazione di crisi diffusa in vaste aree d'Europa - difficilmente sarebbe applicabile a parità di budget e imporrebbe una rivoluzione sui criteri di convergenza. Ma nelle 187 pagine non si parla di budget.

 

Un altro elemento ancora più oggettivo che aveva lasciato pensare chiaramente ad un incremento anche notevole del budget della futura Pac: per accompagnare le sfide della transizione, la relazione finale suggerisce di affiancare alle risorse della Pac un "fondo temporaneo per la transizione giusta" al quale potrebbe affiancarsi un congruo intervento della Banca Europea degli Investimenti in favore delle aziende agricole. Circostanze confermate senza ulteriori delucidazioni dal professor Strohschneider, che ha invece sottolineato come sia giunto il tempo delle scelte.

 

Sulle misure ambientali la relazione scrive chiaramente: "Il sostegno finanziario alle azioni per l'ambiente e il clima dovrà aumentare notevolmente ogni anno nei due periodi successivi della Pac, a partire dall'attuale quota di bilancio per ecoregimi e strumenti agroambientali e climatici" elemento ribadito dal professor Strohschneider.

 

Un aumento che, va da sé, senza un incremento del budget complessivo della Pac verrebbe a sottrarre risorse alle altre azioni di sostegno.

 

Su tutto questo e molto altro dovrà esprimersi la Commissione, formulando la "visione" sulla base della quale tutti gli organi dell'Unione potranno avviare il processo di riforma degli strumenti della Pac. Da questo punto di vista l'assenza del commissario designato all'Agricoltura Hansen non ha consentito di cogliere qualche orientamento in merito. Del resto, è il dazio che si paga alla lunga transizione tra una commissione e l'altra, quella nuova non sarà insediata prima degli inizi di novembre.

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Molti i contributi offerti ai parlamentari da parte dei portatori d'interessi che hanno partecipato al dialogo strategico.

 

L'olandese Piter Meedendorp, presidente del Consiglio dei Giovani Agricoltori Europei, si è trattenuto sulla struttura per la sostenibilità tratteggiata dalla relazione, una piattaforma per dare univocità alle norme europee e offrire chiarezza interpretativa agli agricoltori, definita "utile perché serve un sistema per poter confrontare i vari tipi di sostenibilità. La piattaforma è fondamentale perché darà chiarezza agli agricoltori". Per il rappresentante dei giovani agricoltori fondamentale è garantire un reddito equo agli agricoltori: "incoraggiando gli accordi di sostenibilità economica, che aiuteranno gli agricoltori ad evitare problemi di mercato". Tradotto: accordi di filiera per evitare le speculazioni. Inoltre per Meedendorp "È necessario aumentare le possibilità di accesso alla terra e ai finanziamenti" specie per i giovani, futuro dell'agricoltura continentale.

 

L'ungherese Lili Balogh, presidente di Agroecology Europe, ha sottolineato la necessità di sostenere maggiormente le misure ambientali e di resilienza, perché "Siamo ad un punto di non ritorno con l'ambiente che pone vincoli all'agricoltura". Ma è necessario anche cambiare gli indirizzi delle politiche alimentari "perché l'alimentazione oggi è sempre meno adeguata a garantire un livello di salute accettabile nella popolazione".  In tal senso viene in aiuto un maggiore investimento nel recupero della biodiversità, anche nelle materie prime per bilanciare il fatto "che due multinazionali controllano oggi la maggior parte delle sementi utilizzate in agricoltura".

 

Anche la Balogh si schiera contro la "concentrazione della proprietà dei terreni" problema molto sentito e che limita l'accesso dei giovani, provocando "la mancanza di ricambio generazionale". Un modo per giustificare tagli della Pac consistenti per le grandi aziende, da redistribuire a quelle più bisognose perché queste hanno oggi "redditi non adeguati". E pur facendo appello al dialogo tra le parti, ha sottolineato: "Oggi l'80% degli aiuti vanno al 20% dei produttori agricoli per lo più localizzati in Europa centrale e settentrionale: di sicuro i pagamenti per ettaro così come sono oggi vanno rivisti nella direzione indicata dalla relazione, quella di assicurare più soldi ai piccoli produttori agricoli".

 

Altro tema della relazione è l'agroecologia, "i cui principi consentono una trasformazione di tutto il sistema agroalimentare potendo offrire soluzioni tarate caso per caso".

 

Leo Alders, presidente dell'Associazione tra le industrie di fertilizzanti europee, ha ricordato come "l'Unione Europea ha bisogno di una agricoltura sostenibile e competitiva, e l'industria dei fertilizzanti è pronta ad intervenire con nuovi prodotti a ridotto impatto ambientale", cosa che comporta "sfide economiche e finanziarie" notevoli, pertanto: "chiediamo aiuti per la produzione di ammoniaca verde utilizzando energie rinnovabili. Ma anche aiuti per stoccare più carbonio nei terreni, perché stiamo allestendo tecnologie in grado di aumentare le capacità di stoccaggio".

 

Alders ha ricordato poi come i "fertilizzanti minerali sono il 50% di quelli impiegati nell'Unione Europea". E che le "aziende europee stanno perdendo competitività, perché sempre più dipendenti dalle materie prime provenienti dall'estero". Per Alders deve essere assicurato "Sostegno agli agricoltori per le pratiche sostenibili, sotto forma di incentivi, promuovendo un uso ottimale dei fertilizzanti. Pertanto, servono dei programmi di supporto informativo, formazione e incentivi economici".

 

Infine Alders ha confermato: "Nella redazione della relazione non abbiamo stabilito il budget della Pac, abbiamo dato solo degli indirizzi. Certo, i fondi per la transizione ecologica dovranno essere adeguati alle sfide che è necessario raccogliere".

 

Nelli Hajdu, segretaria generale del Comitato Europeo di Collegamento per il Commercio Agricolo e Agroalimentare, ha invece sottolineato come "i sistemi alimentari sono interconnessi; ci sono cambiamenti strutturali che sono determinati dal contesto geopolitico e dai cambiamenti climatici; non sempre le filiere corte sono più sostenibili". Sulla relazione ha affermato: "Oggi non possiamo monitorare allo stesso modo import ed export, il problema va risolto. Bisognerà includere l'aspetto commerciale fin dalla concezione delle politiche".

 

Massimiliano Giansanti, neo presidente del Copa, che federa le organizzazioni datoriali tra le imprese agricole, ha affermato: "Rilevo che nella relazione del professore manca un cenno alla questione della reciprocità di norme tra Paesi Ue e Paesi terzi esportatori verso Ue". Giansanti ha poi lanciato un appello, perché la Pac torni alla sua funzione originaria, sancita dall'articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea: "offrire garanzie di reddito agli agricoltori e giusto prezzo ai consumatori". Il presidente di Confagricoltura ha inoltre sottolineato: "Per garantire un futuro agli agricoltori - per me gli agricoltori sono tutti uguali - la Commissione deve trovare i soldi perché la Pac vale solo lo 0,4% del Pil dei 27 stati membri. Dobbiamo proteggere i nostri agricoltori con barriere tariffarie e non tariffarie. E l'ingresso dell'Ucraina deve essere graduale perché vale il 20% della superficie agricola europea".

 

Per Giansanti inoltre "Senza Pac non c'è futuro, dobbiamo guardare a competitività, sostenibilità e redditività. Nella futura Pac va rafforzata la gestione del rischio. Sono felice che la relazioni indichi il sostengo alle politiche di sostenibilità in un fondo a parte. Oggi la rivoluzione tecnologica può gestire la transizione ecologica". Il presidente del Copa è contrario alla demonizzazione degli allevatori: "Oggi una dieta a prevalenza di proteine vegetali significherebbe aumentare l'import di leguminose dall'America Latina". Ma va anche "garantito un incentivo per gli agricoltori più piccoli e per quelli che vivono in aree difficili". Sui cambiamenti climatici infine Giansanti ha sottolineato: "L'attuale struttura della Pac - con il 25% dei fondi puntati sugli Ecoschemi - sta mostrando i suoi limiti in un'agricoltura che sente sempre di più la concorrenza internazionale".

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A questo punto ha preso la parola il direttore generale Agri della Commissione Europea, Wolfgang Burtscher che - rivolto ai parlamentari - ha affermato: "Nella lettera d'intenti il neo commissario Hansen afferma che la nuova Pac si baserà sulle indicazioni del Dialogo strategico e sulle vostre raccomandazioni. Ma un punto è chiaro: tutti gli interventi di oggi sono pertinenti, bisogna capire come sostenere le politiche di sostenibilità in questo quadro".

 

Lennart Nilsson, presidente della Cogeca, la Confederazione Generale delle Cooperative Agricole Europee, silvicoltore, allevatore e coltivatore di cereali in Svezia, ha sottolineato la parte della relazione dove si enfatizza l'importanza della cooperazione: "Per me è chiaro che la cooperazione è fondamentale, ed è fondamentale anche per fronteggiare l'instabilità geopolitica. La cooperazione aggiunge valore ai prodotti agricoli ed è essenziale nel trasferimento di conoscenze". Per il presidente della Cogeca il tema fondamentale da sviluppare è quello dell'innovazione per la quale "serve di più". Perché il maggior ostacolo a innovazione e adozione di tecniche colturali a minor impatto ambientale "è il basso reddito degli agricoltori, indotti a non investire. Servono più incentivi". Per Nilsson resta sul tavolo il capitolo dei biocarburanti: "bloccati dalle normative".  Mentre sulla bioeconomia, "si può fare di più" e sulle vendite sottocosto "va sbloccata la normativa".

 

Michael Gohn, presidente di Euroseeds, ha ricordato come sia fondamentale la selezione del materiale di propagazione vegetale e che occorrono normalmente tra i 7 e i 15 anni per sviluppare e introdurre sul mercato nuove sementi. Gohn ha poi affermato: "Oggi, con l'imprevedibilità del clima e i nuovi agenti nocivi, occorre puntare ad un sistema che sia accelerato. Innovazioni nelle selezioni vegetali sono fondamenti per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e riuscire ad accompagnare realmente gli agricoltori nella transizione ecologica. Esistono politiche divergenti su questo, ma occorre comunque avere un settore competitivo. Serviranno scelte politiche concrete in tal senso. E le aziende sono pronte a svolgere il loro ruolo. Definirete un nuovo quadro di normative per la selezione di nuove sementi e la loro immissione sul mercato". Gohn allude alle Nuove Tecniche Genomiche, non le nomina, ma le caldeggia chiaramente.

 

Per Sjoukje Heimovaara, presidente dell'Executive Board della Wageningen University and Research: "Non si tratta solo di offrire nuove tecnologie, ma anche di tutelare la biodiversità, in una situazione dove il mondo è in cambiamento. Non basta tutelare lo status quo, occorre innovare. Va adottata - ha aggiunto - una visione stabile nel lungo periodo, necessaria per consentire a tutti a lungo termine di compiere investimenti in tecnologie innovative". Perché servono nuove tecnologie per affrontare le "nuove sfide che si presenteranno".

 

Jan Plagge, presidente di Ifoam Organics Europe ha infine detto: "Gli obiettivi del Farm to Fork sono la prospettiva giusta, ebbene l'unico modello che è descritto in tutta Europa per attuarlo è quello dell'agricoltura biologica".

Insomma, c'è ancora molto da inventare, sperando che non sia a parità di budget.