Va detto, la bozza in discussione è ancora lacunosa e su molti passaggi sono state chieste delucidazioni alla Commissione. Tuttavia sembra che, a fronte di una riduzione complessiva delle risorse disponibili, tagliate del 5% nella proposta di bilancio pluriennale dell'Ue, agli Stati membri venga data mano libera per modulare attraverso il capping i trasferimenti diretti alle aziende agricole (art.15, pag.49 del testo). L'obiettivo? Favorire le piccole imprese e recuperare risorse da destinare al Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).
"Oggi non c'è sostanzialmente limite ai pagamenti diretti. Alcune aziende molto grandi arrivano a prendere un milione di euro. Ma cifre simili possono essere ancora considerate un sostegno al reddito, obiettivo cioè del primo pilastro? La Commissione ritiene di no e dunque vuole imporre un tetto", spiega ad AgroNotizie Giovanni La Via, eurodeputato di Forza Italia e relatore per il Ppe del progetto di riforma della Pac post 2020 in Commissione Ambiente.
Di quali tetti stiamo parlando?
"Secondo i primi documenti che abbiamo a disposizione fino a 60mila euro l'aiuto viene pagato direttamente. Sopra questa soglia inizia una regressività che sarà modulata dagli Stati membri. Ma sopra i 100mila euro non verranno versati più premi".
Gli Stati come potrebbero applicare la regressività?
"Una delle opzioni è che vengano versate risorse maggiori sui primi ettari, il cui premio verrebbe maggiorato di una certa percentuale. Arrivati ai 60mila interverrebbe il capping con una riduzione delle risorse progressiva. E sopra i 100mila più niente. Questo sistema avvantaggia le piccole aziende e penalizza le grandi".
Ci sono dei rischi in questo approccio?
"Il mio timore è che avremo uno spezzettamento delle imprese agricole molto grandi, che suddivideranno le proprie superfici in più aziende in modo da aggirare il capping. Questa proliferazione dei fascicoli aziendali sarà in gran parte solo formale, sulla carta, ma comunque inciderà sulla capacità competitiva delle imprese".
E per le piccolissime aziende, che non arrivano ai 60mila?
"L'obiettivo della Commissione sembra essere di evitare che ci siano aziende che prendano meno del 70% della media nazionale dei singoli paesi".
Piccola impresa significa spesso meno innovazione e competitività. E questo ha un impatto anche sulla sostenibilità delle produzioni dal punto di vista ambientale, o no?
"Assolutamente sì. Per rendere il settore primario resiliente e meno impattante dal punto di vista ambientale servono investimenti ingenti. La sostenibilità è certamente un tema, ma non è chiaro quanto la Commissione voglia privilegiare le azioni con un impatto agroambientale positivo".
A fronte di una riduzione delle risorse complessive Bruxelles ha previsto uno stanziamento di risorse extra per supportare le aziende agricole nello sfruttare i big data. E' una scelta condivisibile?
"Nell'attuale Psr non più del 20% delle risorse è andato a migliorare le capacità competitive delle imprese. Quindi ogni investimento che supporta l'innovazione è ben accetto. Oggi la competizione sui mercati è forte e se non si investe si viene marginalizzati".
Sul tema della ricerca la Commissione prevede delle risorse ad hoc?
"Sì, anche se non si capisce se queste saranno gestite all'interno dei Programmi di sviluppo rurale oppure se saranno una linea aggiuntiva di Horizon che sarà gestita a livello comunitario. La differenza è sostanziale. Nel primo caso i fondi saranno calati sul territorio mentre nel secondo avremo progetti di largo respiro".
Quali sono i tempi per l'approvazione della nuova Pac?
"L'obiettivo ambizioso della Commissione è chiudere entro questa legislatura, ma mi pare difficile. Quello che miriamo a fare è definire entro maggio dell'anno prossimo le posizioni di Parlamento e Consiglio, demandando poi alla prossima legislatura il compito di trovare una sintesi in modo da arrivare al 2020 con una nuova Pac".